Incontro istituzionale o sciopero nazionale: questa la sintesi del Coordinamento Uilm di Stellantis riunitosi a Roma il 2 maggio. La Uilm ha infatti espresso la necessità di una convocazione urgente di un incontro istituzionale per ottenere le risposte che i lavoratori attendono da troppo tempo. Bisogna dare – si legge nel documento – un esito positivo a quel tavolo automotive che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha aperto ma che ancora non ha dato nessuna risposta; i vertici aziendali devono fare completa chiarezza sui programmi produttivi per il nostro Paese, indicando investimenti e tempistiche. In mancanza di ciò i metalmeccanici della Uil si dicono pronti ad assumere tutte le iniziative che un sindacato determinato e responsabile deve mettere in campo per far sentire la voce dei lavoratori, proponendo lo sciopero nazionale del settore automotive alle organizzazioni sindacali con cui ci siamo già mobilitati unitariamente.
RICHIESTE A STELLANTIS
A Stellantis la Uilm chiede di completare e migliorare il piano industriale per l’Italia, assegnando vetture non esclusivamente elettriche e di larga diffusione. In tutte le fabbriche devono essere inoltre garantite condizioni di vivibilità e di decoro e devono essere predisposte postazioni idonee per le maestranze con ridotte capacità lavorative. Stellantis deve scegliere se confermare o rinnegare quel principio della partecipazione su cui è stato fondato lo stesso CCSL.
In particolare, a Torino urge un ulteriore modello che si aggiunga a quella della 500 BEV e compensi la cessazione della produzione Maserati, nonché maggiore trasparenza nella realizzazione del nuovo polo di ricerca e di staff denominato green campus; a Cassino deve essere ampliato il novero delle vetture da assemblare sulla piattaforma Large oltre le due già ufficializzate; a Modena va rilanciata la prestigiosa produzione di Maserati e va preservata la presenza di un importante polo di ricerca; a Melfi vanno allocate auto non esclusivamente elettriche ma anche ibride; a Pomigliano vanno garantite missioni di lungo periodo; ad Atessa devono essere industrializzate anche le nuove motorizzazioni; per le fabbriche della meccanica occorre procedere con grande chiarezza nel processo di riconversione o di riorganizzazione, ad incominciare da Termoli per cui deve essere raggiunto un accordo che garantisca la piena salvaguardia occupazionale nel passaggio dei lavoratori nella fabbrica di batterie.
RICHIESTE AL GOVERNO
Al Governo si chiede invece responsabilità nel garantire condizioni di competitività al settore automotive che altrimenti sarà devastato da una transizione all’elettrico mal concepita e mal gestita. A soffrire non solo i lavoratori di Stellantis ma anche quelli dell’indotto della componentistica e dei servizi, verso cui occorre sia responsabilità sociale da parte di Stellantis sia strumenti concreti di tutela da parte di un Governo che più volte ha promesso di intervenire, ma che fino ad ora non ha fatto nulla. Anche l’arrivo di un eventuale secondo produttore potrebbe essere positivo solo qualora si aggiungesse ad un consolidamento e ad un rilancio di Stellantis e non certo se arrivasse in sua sostituzione totale o parziale, come sembra adombrare lo stesso Governo. Va insomma scongiurato il divorzio fra l’Italia e Stellantis che più volte proprio il Governo ha minacciato e che evidentemente sarebbe una sciagura per i 40mila lavoratori diretti e le decine di migliaia dell’indotto. Governo e Stellantis devono assumersi le loro responsabilità nell’interesse dei lavoratori e della economia nazionale.