Venerdì scorso, 12 aprile, 12mila metalmeccanici hanno sfilato per le strade di Torino in un corteo unitario per il settore auto e il rilancio di Mirafiori. Il corteo, partito da piazza Statuto, si è diretto verso piazza Castello. A 15 anni dall’ultima iniziativa unitaria, i metalmeccanici torinesi di Stellantis e dell’indotto, hanno incrociato le braccia per 8 ore e sono scesi in piazza. “Né il tentativo di Urso, con le tre convocazioni della scorsa settimana al Mimit, né quello di Tavares, con l’incontro di mercoledì, sono serviti a farci sospendere lo sciopero di oggi a Torino”, ha detto il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, sul palco di Piazza Castello per il suo intervento di apertura.
UN BILANCIO NEGATIVO
“Stellantis – ha ribadito – ci aveva assicurato che non avrebbe chiuso stabilimenti in Italia, che non avrebbe ridotto il numero degli occupati e che ogni stabilimento avrebbe avuto una missione produttiva eliminando la cassa integrazione. A oggi però purtroppo registriamo esattamente il contrario”. Palombella ha quindi fatto un bilancio negativo: “In tre anni ha cancellato 10mila posti di lavoro diretti e migliaia nell’indotto e nella componentistica, ha chiuso e venduto uffici e sedi storiche, ha ridotto la produzione in ogni stabilimento con migliaia di ore di cassa integrazione. Il Governo continua a chiedere a Stellantis di produrre 1 milione di vetture all’anno, a fronte delle 500mila prodotte l’anno scorso. Come è possibile fissare un obiettivo così ambizioso con gli stabilimenti a marcia ridotta e con migliaia di lavoratori in cassa integrazione? E sull’elettrico cosa vogliono fare, marcia indietro? Il ministro Urso ha annunciato a febbraio gli incentivi e forse li vedremo tra un mese. Ma gli incentivi non saranno la manna dal cielo per risolvere i problemi, servono progetti, investimenti concreti e serve la responsabilità di tutti, non solo a parole”.
CITTA’ SIMBOLO DELL’AUTO
“Siamo nella città simbolo dell’auto in Italia – ha continuato il leader dei metalmeccanici della Uil – che ha contribuito a rendere grande il nostro Paese nel mondo. Una città, però, che sta pagando un conto insopportabile. Stiamo ancora aspettando gli investimenti sulla produzione di un nuovo modello Maserati, promessi dopo la chiusura e la messa sul mercato dello stabilimento di Grugliasco. Tavares anziché minacciare di chiudere stabilimenti se arrivano i cinesi, favoriti dal Governo, faccia una scelta chiara e netta: riapra Grugliasco e riporti lì la produzione di auto”.
La produzione a Mirafiori nei primi 3 mesi di quest’anno si è dimezzata: 12mila auto rispetto alle 26mila dell’anno scorso. I lavoratori di Marelli, Lear, Del Grosso, TNE e di tante altre aziende stanno scontando duramente le scelte di Stellantis. “L’incontro di due giorni fa con Tavares – ha ribadito – guarda caso arrivato alla vigilia di questo sciopero, non ci ha dato le risposte che ci aspettavamo. Continuiamo a registrare annunci e tempi lunghi per poter vedere i risultati concreti sull’occupazione e sulle produzioni”.
Palombella ha quindi esortato “un impegno comune, che coinvolga tutti, per rilanciare l’auto a Torino e in Italia. Senza risposte concrete, lo sciopero di oggi a Torino sarà solo il primo passo verso altre mobilitazioni in tutti gli stabilimenti del Gruppo”.
IL DOPO TORINO
E dopo la grande mobilitazione di Torino, infatti, Palombella giovedì scorso è tornato a chiedere all’amministratore delegato di Stellantis di fissare un incontro urgente per ricevere risposte concrete alle richieste che sono alla base della protesta. Nei siti produttivi nulla è cambiato, anzi la situazione peggiora di giorno in giorno. Aumentano le ore di cassa integrazione per le fermate produttive e continuano i tagli nelle aziende dell’appalto e della logistica. Dopo Melfi, la situazione è drammatica anche a Cassino, dove i 225 lavoratori di cinque aziende rischiano di perdere il posto di lavoro. Dopo i tagli al personale in queste aziende, la situazione igienico-sanitaria nei siti è preoccupante. “Condanniamo questa scelta di Stellantis – dice Palombella – e chiediamo di ripristinare un clima di normalità, richiamando al lavoro tutti per garantire la salute e sicurezza. Siamo al fianco dei lavoratori di Atlas, Iscot, De Vizia, TeknoService e Logitech che hanno aderito in massa allo sciopero. Da un Gruppo che ha ottenuto quest’anno record di utili per oltre 18,6 miliardi, in aumento dell’11% rispetto al 2023, ci aspettiamo una maggiore considerazione del valore di tutti i lavoratori, a partire da quelli dell’indotto che sono i più esposti”.