di Luigi Paone
È ancora incerto il futuro della Lear di Grugliasco (Torino), la multinazionale che produce sedili per auto entrata in crisi nel 2021 e che, due anni dopo, ha dichiarato 240 esuberi su 430 lavoratori totali. Dopo le pressanti richieste delle organizzazioni sindacali, il 22 novembre si è aperto il tavolo di crisi presso il Mimit. Al momento però, non ci sono novità di rilievo: manca un piano industriale in grado di rilanciare la produzione e non ci sono previsioni positive sull’assegnazione di nuove commesse allo stabilimento. Dal 7 novembre, le lavoratrici e i lavoratori sono in sciopero e presidio permanente davanti alla fabbrica.
La crisi della Lear è iniziata nel 2021. Mentre a Mirafiori entrava in produzione la 500 BEV destinata a risollevare le sorti produttive dello storico stabilimento Stellantis di Torino, le commesse per i sedili venivano assegnate ad un’altra azienda, la Martur, che ha sede a poca distanza dallo stabilimento Lear. Con il calo delle commesse, la Lear ha fatto ricorso a tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione: prima i contratti di solidarietà poi, a fronte di una ulteriore riduzione delle ore lavorate, alla cassa integrazione.
La Lear è da sempre fornitore di Stellantis in regime di monocommittenza. Questo ha fatto sì che, con la mancata assegnazione delle produzioni destinate alla 500 elettrica, siano rimaste solo quelle per Maserati Quattroporte e Ghibli, due modelli che usciranno di produzione a fine 2023 e che, nell’ultimo periodo, hanno subìto progressivi rallentamenti legati alle incertezze internazionali e al calo dei mercati asiatici, che sono da sempre quelli di riferimento per i modelli premium del Tridente.
Sul fronte della Lear, gli incontri istituzionali che si sono svolti negli ultimi mesi non hanno prodotto risultati. La posizione che l’azienda ha portato ai tavoli è sempre stata la medesima: calo delle commesse, nessuna prospettiva di incremento nel breve e nemmeno nel medio periodo, infine la dichiarazione di esuberi per oltre la metà dei lavoratori impiegati a Grugliasco.
Come organizzazione sindacale, la richiesta della Uilm condivisa con Fim e Fiom è stata da subito quella di un intervento urgente da parte del Governo. In particolare al ministro Urso, recente firmatario di un accordo con le aziende per tutelare la filiera automotive italiana, è stato rivolto un appello per salvare lo stabilimento torinese e i lavoratori che impiega.
Il 22 novembre, come accennato, si è riunito il primo tavolo di crisi per la Lear al ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’incontro non ha prodotto risultati concreti ed è stato aggiornato all’8 gennaio 2024. La strada da percorrere – come abbiamo avuto modo di sottolineare in più occasioni – è proprio quella di chiedere alle Istituzioni, locali e nazionali, di intervenire. La Lear non può pensare di licenziare le persone e non può pensare di abbandonare lo stabilimento di Torino, a cui nel corso degli ultimi anni sono stati chiesti troppi sacrifici. È arrivato il momento in cui ragionare non solo sui sacrifici dei lavoratori, ma anche su quelli che può e deve fare l’azienda per salvare la fabbrica torinese.