Adesso basta! La mobilitazione di Cgil e Uil contro la Manovra

La lunga mobilitazione di Uil e Cgil ha coinvolto il Nord Italia il 24 novembre scorso, e mentre usciamo con questo numero di Fabbrica società è arrivata al Sud, con lo slogan “Adesso basta!” riferito a una Manovra che per una parte di sindacato va completamente cambiata. Gli scioperi dei giorni scorsi sono pienamente riusciti, a dimostrazione di quanto sia importante cambiare una Finanziaria che di fatto peggiora le condizioni di vita delle persone. “Il Governo non è riuscito a intimidirci – dice il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella dal palco di Novi Ligure – anzi continua a crescere il consenso e la partecipazione alle iniziative di Cgil e Uil”.
Prima di tutto anche questo Governo, sulla scia di quelli precedenti, ha deciso di non coinvolgere le organizzazioni sindacali e il risultato è appunto quello di una Finanziaria che non tiene conto delle proposte che Cgil Cisl e Uil hanno presentato nella piattaforma unitaria. La linea è chiara: tagliare tutto e tagliare anche le parti sociali. La Manovra di 24 miliardi è quasi tutta a debito, in continuità con il passato e ci farà arretrare ancora di più.

IL CONTESTO DIFFICILE
Il contesto è già di per sé complicato con un’inflazione record che erode salari e pensioni, l’aumento smisurato delle bollette e del carrello della spesa, i mutui e gli affitti alle stelle, la povertà che conta ormai in Italia più di 5 milioni di poveri assoluti con il 63% delle famiglie che non arriva a fine mese. Le guerre devastanti con migliaia di morti e una pandemia mai finita peggiorano ancora di più la nostra situazione. Ma in Italia si preferisce discutere su come aumentare il potere del Presidente del Consiglio piuttosto che affrontare i problemi reali delle cittadine e dei cittadini. Basti guardare come hanno ridotto la sanità pubblica: la spesa sanitaria in Italia continua ad essere tra le più basse d’Europa; più di 4 milioni di persone non possono curarsi per questioni economiche e per le lunghe liste d’attesa, ma il Governo pensa di risolvere il problema dando 2 miliardi alla sanità privata. Forse i politici dovrebbero farsi un giro nei pronto soccorso per vedere in quali condizioni lavorano i nostri medici e i nostri infermieri.
La situazione è veramente drammatica, mancano medici e personale specializzato, ma il Governo ha pensato bene di tagliare le pensioni. Invece noi chiediamo più investimenti, più assunzioni, la stabilizzazione dei precari e gli incrementi salariali dovuti.

Rocco Palombella a Reggio Emilia il 17 novembre

NESSUNA RISPOSTA SU TASSE, FISCO E PENSIONI  
Questa Finanziaria non dà risposte né sulla crescita dei salari né sulla riduzione delle tasse. Continuano a ripeterci che non ci sono soldi, peccato però che ci sono ben 100 miliardi di evasione fiscale. Un problema che nessuno ha mai voluto davvero affrontare.
Il Governo ha prima annunciato una tassa sugli extraprofitti delle banche, salvo poi tornare subito indietro perché i poteri forti hanno protestato. Le banche che fino a qualche anno fa piangevano miseria, quest’anno faranno profitti per oltre 43miliardi di euro sulle spalle dei cittadini che pagano mutui assurdi. Basterebbe tassare le transazioni finanziarie dello 0,1% per recuperare 8 miliardi di euro all’anno per le politiche sociali e lo sviluppo del Paese.
Per non parlare del tema delle pensioni, si è riusciti a fare peggio della Fornero confermando Quota 103, ma peggiorandone le condizioni. I tempi di uscita si sono allungati e le pensioni sono state tagliate del 20%: un vero capolavoro! “È vergognoso eliminare un diritto acquisito con anni e anni di lavoro”, tuona Palombella. Ed è proprio il lavoro il vero assente in Italia e nella Manovra che non fa altro che confermare il taglio del cuneo fiscale già deciso da Draghi, senza prevedere interventi strutturali. Noi chiediamo una riduzione strutturale e concreta delle tasse sul lavoro. In questi ultimi anni i salari hanno perso il 20% del potere d’acquisto, mentre i profitti delle aziende e delle multinazionali sono aumentati di oltre il 30%.

Foto di gruppo a Novi Ligure il 24 novembre

ZERO POLITICA INDUSTRIALE
“Sono anni – aggiunge il Leader Uilm – che denunciamo in Italia l’assenza di politica industriale e di investimenti. E per queste ragioni diverse categorie hanno già scioperato. I metalmeccanici, il 7 e il 10 luglio hanno realizzato 4 ore di sciopero generale per rivendicare l’apertura del confronto con il Governo e la centralità del lavoro metalmeccanico. Dal Ministro Urso però solo un silenzio assordante! Stiamo già vedendo gli effetti di una transizione incontrollata con chiusure di aziende e migliaia di posti di lavoro persi. Serve una programmazione e servono progetti innovativi per creare nuovi posti di lavoro; servono nuovi strumenti per affrontare queste rivoluzioni come la riduzione dell’orario di lavoro”.
La vertenza emblematica per noi metalmeccanici è sicuramente quella dell’ex Ilva. “Ha continuato a prevalere – spiega Palombella – l’irresponsabilità dell’assemblea dei soci nel non assumere le decisioni necessarie e definitive per il rilancio di Acciaierie d’Italia. Dopo mesi di rinvii, l’assemblea si è conclusa con un nulla di fatto ed è l’ennesimo schiaffo a 20mila famiglie. Il Governo continua a rimanere in silenzio mentre lascia la vita di migliaia di lavoratori appesa alle decisioni di una multinazionale. Davanti alla chiusura palese del socio privato, il socio pubblico non doveva far altro che prenderne atto e rassegnare in blocco le dimissioni dei suoi rappresentanti. Come può continuare a fidarsi di un Gruppo industriale che in quattro anni ha combinato solo guai? Per tutte queste ragioni – ha concluso – abbiamo chiesto al Governo di fermarsi e di ascoltare le nostre piazze, i nostri lavoratori, chi fatica arrivare a fine mese: il Paese reale. Noi non ci fermeremo”.

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