di Giuseppe Danza
Lo stabilimento della Leonardo in quel di Grottaglie ha una storia assai recente, ma non per questo meno prestigiosa di altre: nato “soltanto” nel 2006, è diventato presto il simbolo di quel Mezzogiorno che vuole emergere nel panorama industriale internazionale, affermandosi nel mondo dell’aerospazio con idee innovative e con una politica industriale smart. In tutto ciò il sindacato ha giocato un ruolo chiave: nel tempo la UILM, da sempre primo sindacato all’interno del sito, ha saputo dimostrare di avere l’occhio più lungo di quanto ne avesse un management a volte troppo macchinoso, ancorato a logiche vetuste e poco lungimiranti. Al centro di questo progetto, tante giovani leve emergenti, conditi da un’innata attitudine alla modernità e una spiccata voglia di fare. Tra questi, negli anni, si è distinto un giovane sindacalista, Davide Sperti, oggi alla guida della UILM di Taranto in qualità di segretario generale: insieme a lui abbiamo ripercorso la grave crisi che negli ultimi anni ha messo in ginocchio questa importante realtà pugliese, ma che, con coraggio e determinazione, oggi si sta lentamente rialzando grazie soprattutto alle iniziative sindacali promosse da menti giovani, con una politica innovativa, progettuale e partecipativa.
Segretario, ci spieghi come è cominciata la crisi dello stabilimento Leonardo di Grottaglie.
“La crisi subita dal nostro sito, per anni in monocommittenza per la produzione esclusiva delle sezioni di fusoliera Boeing 787, è iniziata già nel 2019, dopo il verificarsi di due disastri aerei della società statunitense. Infatti, a causa di un difetto software del sistema antistallo, si verificò lo schianto di due Boeing 737 Max a distanza di pochi mesi e la casa costruttrice, oltre ai risarcimenti ai familiari delle vittime, subì un danno d’immagine notevole che provocò decine di disdette di ordini da parte delle compagnie aeree sull’acquisto di nuovi velivoli. Parallelamente, il governo Trump introduceva nuovi dazi anti-dumping sulla Cina la quale, a sua volta, in contrasto alla manovra americana, decideva di fermare l’importazione di molti prodotti dagli USA, tra cui i velivoli Boeing partendo dai velivoli a lungo raggio (da qui il calo già pianificato del B787 per il 2020). Già prima del Covid, dunque, era noto che la produzione delle fusoliere 787 di Grottaglie sarebbe passata repentinamente da 14 serie/mese a 10 serie/mese, anche se durante la pandemia Boeing, a differenza di altri competitors, decise di non fermare subito la produzione, nonostante lo stop sui voli a lungo raggio mettesse a dura prova le case costruttrici”.
Qual è stato l’andamento produttivo del sito dall’inizio della crisi?
“Nel 2020 lo stabilimento è passato dalle 160 serie annue prodotte nel 2019 alle 117 unità, per poi precipitare a 33 serie annue nel 2021 e 22 serie nel 2022, anno in cui il sito è stato operativo per soli 3 mesi. Per il 2023 è prevista la produzione di 57 serie, con prospettive di crescita nel prossimo anno sino a circa 80 serie”.
Ci sono stati altri fattori che hanno contribuito all’aggravarsi della crisi?
“Senz’ombra di dubbio la violenta crisi e la conseguente discesa repentina della produzione di Boeing 787, oltre alle cause finora citate, è stata determinata anche da altri fattori come gli stop produttivi dovuti a diverse non conformità riscontrate dalla FAA, l’agenzia federale americana per l’aviazione civile. Infatti negli ultimi anni abbiamo anche subìto blocchi di spedizioni dovuti al riscontro di problemi tecnici su alcune parti in accoppiamenti specifici montati dalla Boeing stessa e da altri fornitori statunitensi”.
Quali sono le contromisure messe in atto dalla Leonardo per fronteggiare la crisi?
“Nel 2020 e nel 2021, grazie agli accordi sindacali, siamo riusciti a far fronte alle difficoltà produttive ricorrendo all’utilizzo della formazione con il Fondo Nuove Competenze e con le ferie solidali. Il 2021 è stato l’anno in cui la crisi ha colpito profondamente tutti gli stabilimenti della Divisione Aerostrutture, Grottaglie in primis, ma è stato anche l’anno delle lotte sul sito, delle iniziative sul territorio e soprattutto della storica manifestazione sotto la sede Leonardo a Roma, dove insieme ai colleghi di Foggia, Pomigliano e Nola, supportati dai colleghi provenienti dai siti a rischio cessione delle BU Automation e Sistemi di Difesa (ex Oto Melara e Wass, ndr), abbiamo rivendicato prospettive industriali certe per i siti coinvolti, in particolare quelli del Mezzogiorno affinché non continuassero a sopravvivere di ammortizzatori sociali. Il risultato è stato il raggiungimento di un accordo quadro nel 2022, fortemente voluto dalla UILM, in cui stabilivamo che quell’anno sarebbe stato l’unico in cui avremmo accettato il ricorso alla CIGO, poi dal 2023 saremmo ripartiti con la formazione e le ferie solidali per traguardare la ripresa del mercato e l’arrivo di nuovi carichi di lavoro. E così è stato”.
Dopo gli scioperi, vi sono stati cambiamenti nelle scelte industriali della Leonardo?
“Direi proprio di sì. Abbiamo sempre sostenuto, già molto tempo prima della crisi, che uno stabilimento legato alla monocommessa e alla monocommittenza come quello di Grottaglie non avrebbe avuto futuro, o meglio, i problemi produttivi sarebbero venuti a galla prima o poi: la crisi Boeing prima e il Covid poi ne hanno solo accelerato l’evolversi. Gli scioperi e le manifestazioni sono stati propizi per reclamare la diversificazione produttiva del nostro sito: l’EuroMALE, ad esempio, drone militare di ultima generazione, è una conquista reclamata dalla UILM molto prima della crisi. E, come vedi, si è avverata”.
Quali sono attualmente le prospettive industriali dello stabilimento nei prossimi anni?
“Oltre all’EuroMALE, il nostro obiettivo era quello di portare a casa la produzione di altri velivoli per garantire la solidità di prospettive a lungo termine, ma per fare ciò abbiamo dovuto prima combattere l’inerzia della Boeing , nettamente contraria alla fabbricazione di altri prodotti diversi dal 787, quasi avesse il monopolio sullo stabilimento. Il vero problema sta nel guardare in faccia la realtà: non rientra nei nostri costumi creare allarmismi, ma nonostante i mercati siano in netta ripresa, sarà davvero difficile per il 787 ritornare ai livelli produttivi pre-crisi. È per questo motivo che siamo riusciti a garantirci nei prossimi anni altre produzioni come il Vertical (convertiplano a decollo e atterraggio verticale, ndr), lo Skydweller ad energia solare seppur attualmente solo in fase prototipale e sappiamo che si sta lavorando soprattutto con le ingegnerie su altre opportunità . Insomma, il rilancio della Divisione Aerostrutture passa da Grottaglie”.
Cosa ha perso lo stabilimento in questi anni?
“Di sicuro c’è stato un dimagrimento di competenze all’interno del sito, ma c’è anche da ammettere che siamo stati molto bravi a gestire una delle più gravi crisi mai attraversate. Ciononostante, nemmeno il trasferimento di centinaia di colleghi verso altre Divisioni e i prestiti di risorse ad altri siti Leonardo sono riusciti a saturare appieno lo stabilimento, il quale dovrebbe raggiungere la saturazione completa solo nel secondo semestre 2024”.
Quali sono gli interventi che la UILM ritiene debbano essere attuati per far ripartire lo stabilimento?
“Certamente l’attuale crisi va combattuta con l’inserimento urgente di attività spendibili nel breve termine, ma occorrono misure più articolate per scongiurare eventuali crisi future. Carichi spendibili verso altri costruttori sarebbero una valida soluzione, ma per fare questo occorre un contributo istituzionale. Abbiamo proposto e ottenuto l’avvio del Joint Lab per la ricerca e sviluppo di nuovi materiali compositi avanzati per strutture aerospaziali complesse, ma restiamo dell’idea che il dialogo con la Regione Puglia e i ministeri unito alla collaborazione con le università pugliesi possano fare di Grottaglie un centro di eccellenza per la ricerca in questo settore. Ti ricordo che grazie ad onerosi investimenti qualche anno fa nacque l’Aerotech campus in Campania che è figlio di una collaborazione trilaterale tra azienda, istituzioni e Università. Ritengo che i tempi siano molto più che maturi per replicare queste esperienza negli stabilimenti pugliesi di Grottaglie e Foggia. Oltre a ciò, altre opportunità potrebbero aprirsi nel caso in cui il governo e i ministeri competenti, attraverso accordi di compensazione con i vari Paesi, decidano di promuovere l’importazione di lavorazioni a lunga portata su Grottaglie e perché no, anche dalla stessa Boeing, data la rafforzata collaborazione tra il ministero della difesa italiana e la Boeing.
Per fare ciò, però, occorre che vi sia un interesse nazionale e non ci tireremo certo indietro affinché sollecitazioni di questo tipo possano giungere in futuro a chi di competenza”.
Segretario, in che modo ritiene che UILM debba proseguire nella sua missione nei prossimi anni?
“Per ora l’obbiettivo primario della UILM resta quello di evitare l’isolamento del sito e della Divisione Aerostrutture proseguendo su questo solco per il rilancio dell’industria aeronautica, in particolare nel Mezzogiorno. Continueremo a lottare per un avvenire sereno, ma restiamo fermi nella nostra idea che senza rilancio non ci può essere sviluppo e senza sviluppo non ci può essere futuro per i nostri figli. È per questo che ci battiamo. Lo dobbiamo ai lavoratori perché se lo meritano”.