Sono iniziati gli attivi regionali unitari Fim Fiom Uilm in preparazione dello sciopero nazionale di quattro ore dei metalmeccanici, programmato nelle due giornate del 7 e 10 luglio (prima il Nord e poi il Sud). Il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, è stato impegnato ad Ancona il 27 giugno scorso e prenderà parte anche a quello dell’Emilia-Romagna e di Marche-Abruzzo, rispettivamente il 3 e il 4 luglio.
IL TEMPO È SCADUTO
“Dopo mesi di confronti senza risultati sulle tante vertenze aperte che interessano migliaia di lavoratori in settori strategici, dopo l’assenza di condivisione di scelte e progetti per gestire la transizione ecologica, in particolare nel settore automotive, dopo i nostri numerosi appelli inascoltati sulla mancanza di visione e politiche industriali, abbiamo deciso di proclamare quattro ore di sciopero nazionale” così il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, ad Ancona per la sua prima tappa ai Consigli regionali unitari.
“Il tempo è scaduto – fa sapere il leader Uilm – il Governo e il Ministro Urso devono capire che non si può andare avanti con rinvii continui di problemi che, se non verranno affrontati adeguatamente, potranno provocare conseguenze sociali, occupazionali, industriali ed economiche senza precedenti. L’Italia si trova a un bivio fondamentale per il suo futuro: o si affrontano i cambiamenti epocali con strumenti straordinari, a partire da un corretto utilizzo dei fondi del PNRR in progetti che servono al Paese, oppure ci sarà la fine di intere filiere produttive con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro”.
IL TERRITORIO DELLE MARCHE
La Regione ha subito diversi cambiamenti negli ultimi anni a livello industriale. Dopo la vendita di Indesit a Whirlpool, che provocò la perdita di numerosi posti di lavoro, questo territorio ha visto il fallimento della Merloni, con il passaggio di 750 dipendenti alla J&P; le continue ristrutturazioni della Best, oggi acquisita da Electrolux con il sacrificio di 600 posti di lavoro; la C.B. chiusa, Tecnovind fallita, e numerose aziende dell’indotto chiuse o in difficoltà.
Non possiamo dimenticare la vicenda di Elica che voleva delocalizzare in Polonia, mentre oggi si sta sviluppando il piano concordato al Ministero.
Nello jesino e nell’anconetano c’è stata la vertenza importante della Caterpillar.
Per quanto riguarda CNHI, dopo vari anni positivi sta subendo nel 2023 un calo di trattori dovuti a mercati sofferenti con il ricorso a cassa integrazione per 4/5 giorni al mese. C’è una relativa calma con apprensione per il settore dell’elettrodomestico per gli annunci fatti sia da Whirlpool che da Electrolux. Raicam, azienda che costruisce frizioni, subirà inevitabilmente la fase di transizione all’elettrico annunciata.
LE CRISI AL MINISTERO
“Il 70% delle crisi aperte al Ministero delle Imprese e del Made in Italy riguarda il settore metalmeccanico e interessa oltre 50 mila lavoratori occupati in settori strategici, dalla siderurgia all’automotive passando per l’elettrodomestico, aerospazio e telecomunicazioni”, sottolinea Palombella. “Purtroppo in questi mesi abbiamo dovuto registrare una continuità con i precedenti Governi nell’assenza di politiche industriali – prosegue – nonostante l’iniziale apertura e dichiarazioni di condivisione nelle scelte da prendere, abbiamo visto la totale mancanza di ascolto, di partecipazione e di scelte definitive su importanti crisi aziendali e sulla gestione della transizione ecologica”. “Noi possiamo rimanere fermi, non possiamo accettare un lento e inesorabile declino industriale della seconda manifattura europea. Dal Governo – conclude – ci aspettiamo coraggio e condivisione delle scelte, non c’è più tempo da perdere”.