di Maria Rosaria Castravelli
“Napoli non molla”, uno slogan qualsiasi per tanti, ma il motto costante per noi lavoratrici e lavoratori dell’ex Whirlpool di Napoli, quello che abbiamo urlato per quattro anni.
Tutto ha inizio il 31 maggio del 2019 quando l’azienda disattende l’accordo ministeriale siglato con le parti sociali il 25 ottobre del 2018 all’allora Ministero dello Sviluppo economico con Luigi Di Maio. Un piano industriale che prevedeva 250 milioni di euro di investimenti nei tre anni successivi e l’impegno a mantenere i livelli occupazionali. In una mappa dei siti Whirlpool presenti in Italia, viene posta una “croce rossa” su quello di Napoli, annunciandone la chiusura. Sono confermati, invece, gli investimenti sugli altri siti con una “spunta verde”.
I SIMBOLI DELLA LOTTA
Da quel giorno “spunta verde” e “Napoli non molla” sono diventati i simboli della nostra lotta. Una lotta intensa, partecipata, inarrestabile sostenuta dai segretari Fim Fiom e Uilm contro l’ingiustizia subita, nonostante il sito di Napoli sia stato l’unico dei 64 siti nel mondo pluripremiato per qualità ed efficienza. Non è stato facile per nessuno digerire una notizia del genere ma non potevamo restare fermi a guardare. Unite le nostre forze e le nostre idee abbiamo iniziato una lotta di rivendicazione di diritti: lavoro, dignità, libertà. Perché il lavoro ti conferisce questo. Abbiamo denunciato politiche tese a trainare il lavoro verso il Nord depauperando il Sud, e, l’assenza di leggi che tutelino il tessuto industriale del nostro Paese. Inoltre, abbiamo dovuto ricordare ai quattro governi che si sono succeduti durante la nostra vertenza che le aziende hanno una responsabilità sociale e che questa non va ignorata, sancita tra l’altro dall’articolo 41 della Costituzione.
UNA VERTENZA EMBLEMATICA
Sit-in, blocchi stradali, corse sui binari morti per occupare la stazione centrale di Napoli solo per citare una piccola parte di quanto fatto negli ultimi anni, oltre ai tanti tavoli ministeriali, hanno reso la vertenza di Napoli emblematica, simbolo della determinazione di noi operai. Nonostante ciò, il 31 ottobre 2020 alle porte che varcavamo per raggiungere i reparti vengono posti sigilli e tramite un sms l’azienda ci comunica la cessazione dell’attività produttiva. Non ci siamo scoraggiati e ci siamo dati un nuovo obiettivo: la riapertura di quei cancelli ingiustamente chiusi. Unitariamente abbiamo messo in campo tante iniziative grazie alle quali abbiamo ricevuto solidarietà da tutta Italia. Anche un po’ inaspettata ma solo perché eravamo presi dalla lotta ed ignoravamo ciò che arrivava all’esterno: i nostri connazionali ci appoggiavano nella voglia di riscatto sociale. Noi non ci siamo mai autocommiserati, né abbiamo voluto commiserazione, solo giustizia per ridare al nostro territorio la dignità che merita, liberarci dai pregiudizi di cui noi gente del Sud per anni siamo stati oggetto; spesso siamo visti come persone che non hanno voglia di lavorare, persone a cui basta l’assistenzialismo, non è così… “Abbiamo un sogno nel cuore: Napoli torna al lavoro”.
UNA FORTE RESPONSABILITA’
Tanti tavoli, tanti pseudo imprenditori ma nessuna soluzione. Insieme all’rsu di cui faccio parte, i segretari regionali e nazionali abbiamo occupato per ben due volte il ministero dello Sviluppo economico e lo ricordo come se fosse ieri, sentivo forte la responsabilità verso i miei colleghi e la rabbia di fronte a un governo inerme.
Nonostante la stanchezza, tutto ciò non ci ha scoraggiato e abbiamo continuato la mobilitazione, ma la vertenza ha subito una sorta di arresto che non dipendeva né da noi lavoratrici e lavoratori, né dal sindacato ma dai continui cambi di governo.
In questo frangente importante è stato l’intervento del prefetto di Napoli Claudio Palomba che ha creato una regia di monitoraggio in costane contatto con il Mimit. Il sito di Napoli appetibile a tanti per la posizione strategica viene preso in custodia dalla ZES (zone economiche speciali) alla cui presidenza c’è Giosi Romano. Nasce così l’idea di un bando a cui tutti gli imprenditori presentando un piano industriale possono partecipare.
L’ARRIVO DI TEATEK
Non abbiamo molto tempo, siamo vicini allo scadere della Naspi, ma finalmente dopo tre mesi di attesa e 37 tavoli, il 16 maggio presso il Ministero dell’impresa e del Made in Italy l’azienda che si è aggiudicata la gara, Tea-Tek, ci presenta il piano industriale. Questo consiste nella produzione di componenti per pannelli fotovoltaici. Una parte di lavoratori, 172 per la precisione, sarebbero impiegati nella produzione di inseguitori solari; una seconda parte, 90 lavoratori, sarebbero impiegati nella produzione di power skid ovvero inverter bassa tensione, cabine di trasformazione per pannelli fotovoltaici, quadri media tensione; una terza parte assorbirebbe i restanti lavoratori per la creazione di un laboratorio di ricerca sulle tecnologie rinnovabili e una linea di produzione per pannelli fotovoltaici stradali con l’obiettivo di sperimentare nuove soluzioni per le Smart City. Un progetto di energia rinnovabile coerente con le linee guida del PNRR sulla transizione ecologica.
UNA NUOVA STORIA
Questo tavolo segna l’inizio di una nuova storia per noi lavoratrici e lavoratori della ex Whirlpool di Napoli. Una storia che richiede il supporto delle Istituzioni affinché questo progetto si concretizzi il più celermente possibile. Abbiamo bisogno di uno sforzo istituzionale a supporto dell’azienda che ha intenzione di investire nel progetto 28 milioni di euro e dei lavoratori attraverso l’utilizzo di ammortizzatori sociali per la formazione utilizzando il fondo nuove competenze e il coinvolgimento di Invitalia. Sappiamo che siamo solo agli inizi e che questo è un momento in cui bisogna essere cauti, ma permettetemi di dire che vince sempre “chi non molla mai”.