“In questa grande partita c’è stato e continua a esserci un grande assente: il Governo. Pensare di gestire la grande fase di passaggio come quella della transizione ecologica e l’impatto che avrà sul mondo del lavoro e sui lavoratori mettendo la testa sotto la sabbia e rimandando il fischio di inizio è tipico di noi italiani. Ma è un grande errore, non possiamo stare fermi”. Così, il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, inizia il suo intervento alla tavola rotonda sul futuro dell’automotive nata per iniziativa dell’intergruppo parlamentare Amici dei Motori presso la società Dante Alighieri a Roma e tenutasi il 18 aprile scorso.
IL DIBATTITO
A introdurre e dirigere i lavori Danilo Moriero, Segretario generale Città dei Motori. Tra i relatori anche Maurizio Marchesini, vice presidente di Confindustria, Adolfo De Stefano Cosentino, presidente di Federauto, Stefano Cifani, presidente di Legambiente, Leonardo Artico, responsabile Industria e Formazione di Motus-E, Marco Stella, presidente di Anfia, Luigi Zironi, presidente Città dei Motori e sindaco di Maranello e Stefano Vaccari, deputato e presidente integruppo parlamentare Amici dei Motori.
L’iniziativa ripresa anche in questa legislatura da senatori e deputati di diversi gruppi politici, con il sostegno dell’Associazione Anci Città dei Motori vuole essere, scrivono i promotori, “un luogo di condivisione di proposte e iniziative sul ruolo del comparto motoristico e automotive in tutte le sue declinazioni: turistica, economica e industriale, sportiva e culturale, mantenendo forte il legame con i temi della sicurezza stradale, della transizione ecologica e della trasformazione digitale”.
LA POSIZIONE DELLA UILM
“La tempesta perfetta a cui stiamo assistendo è la concomitanza di più eventi che metteranno a dura prova la nostra economia e il nostro sistema industriale. Tuttavia, la transizione ecologica non è più reversibile, e prima di tutto dobbiamo prenderne atto altrimenti non andremo mai avanti”, dice ancora Palombella alla platea di addetti ai lavori ricordando anche altri passaggi che l’Italia ha superato, come le fusioni prima di Fiat e Crysler e poi di FCA e PSA con la nascita di Stellantis. “Nonostante le difficoltà e qualche sacrificio – spiega – abbiamo comunque mantenuto gli stabilimenti, perché c’era una prospettiva. Ora è diverso, dobbiamo pensare alla miriade di aziende che producono componentistica è che saranno in seria difficoltà”.
Gli artigiani metalmeccanici in Italia sono 185mila per circa 77mila aziende, parliamo del meccanico sotto casa e via dicendo. “Alle prime difficoltà e all’annuncio dello stop al motore endotermico entro il 2035 – ricorda il sindacalista – molte multinazionali hanno lasciato l’Italia. La Stessa Stellantis negli anni ha ridotto i dipendenti. E allora adesso noi non possiamo mettere in discussione qualcosa che non dipende da noi, ma dobbiamo provare a reagire con un piano serio che preveda investimenti e interventi strutturali”.
Investimenti quindi, ma anche rete di ricarica insufficiente, costo dell’auto elettrica esorbitante, il tema delle batterie e quello del costo dell’energia: tanti i nodi al pettine che metteranno a dura prova il nostro sistema industriale da qui a pochi anni.
“Dovremmo evitare di affrontare questi temi a fazioni”, aggiunge Palombella ricordando il documento presentato insieme a Federmeccanica già nel 2022 e in ultimo la ricerca presentata al Cnel il 29 marzo scorso frutto del lavoro dell’Osservatorio messo a punto dai sindacati insieme sempre a Federmeccanica e con il contributo di Anfia. “Dobbiamo quindi fare squadra – conclude – e insieme provare a cambiare le cose. Perché mentre noi ci dividiamo, gli altri Paesi si dividono il mercato”.