Vinta la battaglia contro il licenziamento di una lavoratrice dopo maternità

di Ciro di Dato e Francesco Messano

Una battaglia di civiltà per la dignità del lavoro e il rispetto delle pari opportunità, l’importanza della lotta sindacale contro un atto unilaterale e intollerabile di un’azienda che ha deciso di licenziare una sua dipendente al rientro dalla maternità: è questo e molto altro la vicenda che ha coinvolto Katia Pellegrino, dipendente dell’impresa metalmeccanica Emmecitecnica di Leinì (Torino) e delegata sindacale Uilm, iniziata lo scorso 26 gennaio con la consegna della lettera di licenziamento, giustificato dall’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Katia stava rientrando a lavoro dopo il periodo di maternità ma nel frattempo la sua mansione era stata soppressa.

LA BATTAGLIA SINDACALE
Subito è iniziata una battaglia sindacale, con uno sciopero di otto ore e ulteriori mobilitazioni, che ha visto la Uilm Torino in prima fila per difendere la lavoratrice, vittima di un atto scellerato e inaccettabile.
Inizialmente l’atteggiamento dell’azienda è stato di chiusura su ogni fronte ma nei giorni seguenti, grazie alle iniziative e presidi messi in campo dalle organizzazioni sindacali e a una trattativa serrata, l’azienda ha ritirato il licenziamento, reintegrando la lavoratrice con il mantenimento del proprio salario. Inoltre, Emmecitecnica si è impegnata a non procedere ad alcun licenziamento, individuale o collettivo, senza prima confrontarsi con il sindacato di riferimento.

UNA STORIA EMBLEMATICA
La storia di Katia è emblematica delle condizioni che vivono le donne in molte realtà produttive, spesso accettate in silenzio con il ricatto del posto di lavoro oppure isolate e senza mezzi per difendersi per stabilire il rispetto un proprio diritto inviolabile. Non è accettabile che la maternità in Italia, come in qualsiasi Paese che si dichiara civile, possa essere ritenuta ancora oggi un fattore di debolezza per il futuro professionale delle lavoratrici. In questi anni abbiamo portato avanti campagne di sensibilizzazione e inserito specifici punti nel contratto nazionale per le politiche di genere, con alcune buone pratiche già utilizzate in molte aziende.
Questo non può bastare senza interventi strutturali da parte della politica nazionale, uscendo da luoghi comuni o posizioni ideologiche legate a un passato superato, mettendo in campo ogni strumento, non solo economico, che possa realmente creare le condizioni sociali, occupazionali, infrastrutturali e di servizi per l’attuazione effettiva di diritti fondamentali.

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