“Abbiamo ritenuto importante incontrare l’azienda, per approfondire nel dettaglio l’ipotesi di piano industriale e occupazionale, delineati nell’ultimo incontro al Ministero, ed esprimere i nostri dubbi e le nostre perplessità sulla prospettiva della più grande acciaieria europea. Noi continueremo a giudicare la gestione aziendale solamente sulla base del merito e sui mancati risultati ottenuti, il non rispetto di condizioni essenziali di accordi firmati, come l’utilizzo spropositato e unilaterale della cassa integrazione. Le linee generali del piano industriale hanno tante incognite, per questo continueremo a rappresentare difficoltà e criticità perché noi non abbandoneremo mai alla deriva questa vertenza fondamentale non solo per Taranto ma per tutto il Paese”. Così Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm il 30 gennaio dopo l’incontro con l’azienda nella sede di Confindustria a Roma.
NO ALLA CASSA PERENNE
“Nel corso degli anni abbiamo sempre sostenuto che senza il rifacimento dell’Afo 5 e la verticalizzazione degli impianti a freddo non ci sarà un futuro per lo stabilimento” sottolinea il leader Uilm. “Non possiamo accettare che ci saranno migliaia di lavoratori condannati a una cassa integrazione almeno fino al 2024, quando si prevede la produzione di 5 milioni di tonnellate – prosegue – inoltre non possiamo attendere dieci anni per il passaggio di modello produttivo perché arriveremo a malapena con un altoforno in funzione”.
“Per questo i 750 milioni di euro devono essere vincolati all’ammodernamento degli impianti, all’avvio della decarbonizzazione e a garantire una concreta prospettiva occupazionale, ambientale e industriale – continua – non possono essere utilizzati solo per pagare le bollette, sarebbe un errore fatale”.
SALVARE PRODUZIONE E OCCUPAZIONE
“Fino a quanto non vedrò l’azzeramento dei lavoratori in Cig, il rientro dei lavoratori di quelli in Amministrazione straordinaria e la garanzia per i lavoratori dell’appalto, una prospettiva industriale concreta, continuerò senza sosta a fare quello che deve fare un sindacalista: stimolare il Governo e l’azienda a salvaguardare l’occupazione e il futuro produttivo” conclude.