Arriva la certificazione della parità di genere: un passo importante per contrastare le discriminazioni

di Loretta Tani

Il 17 gennaio si è svolta la riunione del Coordinamento Nazionale UILM delle pari opportunità, convocato on line. Il gruppo è formato dalle responsabili regionali e da alcune responsabili territoriali delle pari opportunità, ma comunque aperto a tutte coloro che desiderano farne parte. Più siamo e più faremo sentire le nostre voci!
La riunione è stata l’occasione di conoscerci meglio dato che nelle precedenti, mi riferisco al Congresso e al Consiglio nazionali, benché tutte presenti, abbiamo avuto veramente difficoltà a trovare un momento sia per confrontarci che per approfondire il tema complesso della Certificazione della parità di genere (legge del 5 novembre 2021 n. 162) entrata in vigore lo scorso dicembre.

LE RICHIESTE DELL’UE
L’istituzione della Certificazione della parità di genere nasce dagli impegni richiesti dall’Unione Europea ai Paesi che ne fanno parte al fine di contrastare la discriminazione di genere e sostenere la crescita occupazionale femminile.
Il legislatore, per adempiere agli impegni, ha introdotto nuove misure e strumenti di premialità per le imprese che si dimostreranno maggiormente virtuose, quindi un sistema nazionale di certificazione della parità di genere (previsto nel codice delle Pari Opportunità dall’art. 46 bis in vigore dal 1° gennaio 2022) atto a valutare le misure che il datore di lavoro ha adottato per ridurre il divario di genere in rapporto alle opportunità di crescita, alla parità di salario a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità/paternità.
La certificazione ha validità triennale ed è soggetta a monitoraggio annuale. Ciò significa che ogni tre anni bisognerà richiedere una nuova valutazione e che, nel corso dell’anno, si potrebbe addirittura revocare quella ottenuta per perdita dei requisiti.

COME OTTENERLA

Ma nello specifico, quali sono i parametri minimi che l’azienda deve conseguire per ottenerla, e quali sono le norme da seguire? Ci spiegano tutto le linee guida della norma UNI/PDR 125/22, elaborata dall’Ente Italiano di Normazione (UNI) e contenuta nel Decreto 29 aprile 2022 della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le pari opportunità pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 152 del 1 luglio 2022.

UNI/PDR 125/22 redatta a seguito di una consultazione pubblica, rispecchia gli esiti del confronto svolto nel Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere nelle imprese, previsto dal PNRR – Missione 5 coordinato dall’allora Ministero delle Pari Opportunità dipartimento per le politiche della famiglia (oggi Ministero della Famiglia, della natalità e delle pari opportunità), dal Ministero dell’economica e delle Finanze, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalla Consigliera Nazionale di Parità.
Nel testo delle linee guida sono state individuate 6 aree di riferimento, ogni area ha il suo peso percentuale specifico, fino ad arrivare ad un totale del 100%, cioè al raggiungimento dell’uguaglianza.
In ciascuna area sono stati specificati degli indicatori chiave di prestazione (KPI), in totale 31, che serviranno a misurare il grado di maturità dell’organizzazione aziendale. Le aziende sono state suddivise in base alle loro dimensioni in 4 fasce e gli indicatori sono applicabili proporzionalmente in base alla loro grandezza. Per il raggiungimento della certificazione, bisogna ottenere un punteggio minimo complessivo del 60%, fino a una posizione ottimale del 100%.

MONITORARE PER MIGLIORARE
Le aziende che accedono alla certificazione di parità dovranno istituire un sistema di gestione e di monitoraggio interno in modo da garantire nel tempo non solo il mantenimento dei requisiti ma anche il progressivo miglioramento degli indicatori-chiave; inoltre all’azienda spetta, come previsto dal Decreto Ministeriale del 29 aprile 2022, l’onere di presentare un’informativa annuale sulla parità di genere, alle rappresentanze sindacali aziendali ed alla consigliera/e territoriale o regionale di parità, ciò al fine di far valutare il rispetto dei requisiti necessari al mantenimento dei parametri minimi per il conseguimento della certificazione di genere.  A loro il compito di rilevare le anomalie che, qualora ci fossero, dovranno pervenire all’Ente Certificatore, che a sua volta informerà l’azienda concedendole, un termine massimo di 120 giorni per rimuoverle.
Ricordiamo che la Certificazione è su base volontaria, ma le aziende che hanno oltre i 50 dipendenti per ottenerla debbono ottemperare all’obbligo biennale della redazione del rapporto sulla situazione del personale femminile e maschile (art. 46 del dlgs 198/2006).

Quali sono i vantaggi per una azienda che ottiene la certificazione?

  • Può accedere allo sgravio fiscale pari all’1% dei contributi dovuti dal datore di lavoro, fino ad un massimo di 50 mila annui. Parliamo del cosiddetto “esonero contributivo” i cui soggetti beneficiari sono i datori di lavoro privati, anche non imprenditori. Per ottenerlo, oltre alla certificazione, l’azienda deve essere in regola con il DURC, non deve aver commesso violazioni delle norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro, inoltre deve osservare il rispetto di ogni obbligo di legge e il rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali, territoriali, aziendali. La durata dell’esonero si riferisce a tutto il periodo della certificazione;
  • Può ottenere la riduzione del 30% della garanzia provvisoria per la partecipazione alle gare pubbliche per i contratti relativi a servizi e forniture;
  • Può ricevere un punteggio maggiore da parte degli enti pubblici in caso di offerte relative a beni, lavori e servizi;
  • Può ottenere l’attribuzione di un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali, da parte delle autorità titolari di Fondi europei nazionali e regionali, ai fini della concessione di aiuti di Stato o cofinanziamento degli investimenti sostenuti.

Il compito delle rappresentanze sindacali aziendali, in quelle imprese che hanno ottenuta la certificazione, non è di poca importanza: sta anche a loro, oltre che alla consigliera, valutare le misure adottate; se sono tutte rispettate, se nel corso degli anni ci sia stato un progressivo miglioramento degli indicatori o se ci siano delle anomalie.
La tematica è tutta nuova, nuove regole, nuove modalità, e noi come UILM dobbiamo seguire il passo.

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