CCSL: l’integrale recupero del potere di acquisto sarà la nostra priorità

di Gianluca Ficco

Il recupero del potere di acquisto rappresenterà la priorità negoziale della Uilm nel negoziato di rinnovo del CCSL in scadenza a fine anno, ai più ancora noto come Contratto Fiat. È quanto ufficializzato dal coordinamento nazionale Uilm di Stellantis, CNHI, Iveco, Marelli e Ferrari, che nei fatti ha avviato il processo per il rinnovo del Contratto collettivo specifico di Lavoro. Più precisamente la Uilm chiederà alle altre organizzazioni sindacali di definire una piattaforma rivendicativa comune sulla base di alcune priorità, su temi quali part time, recuperi, relazioni sindacali, sicurezza, smart working e inquadramento; alla luce di quello che sta avvenendo nelle fabbriche, si dovrà anche ribadire che ergonomia e salubrità delle condizioni di lavoro restano valori imprescindibili; ma il fulcro della richiesta economica sarà appunto la salvaguardia del salario dagli effetti dell’inflazione improvvisamente esplosa innanzitutto a causa dei beni energetici.

CONTESTO DIFFICILE
Siamo consapevoli che purtroppo la trattativa partirà in un contesto estremamente difficile e instabile. Il settore dell’auto sta attraversando la profonda trasformazione del passaggio all’elettrico, che di per sé si stima porterà a una riduzione almeno del 30% degli occupati. Inoltre, Stellantis è impegnata in un delicato processo di integrazione fra FCA e Peugeot, CNHI ed Iveco sono appena uscite dallo spin-off e Marelli è tuttora impelagata nel processo di ristrutturazione del debito. Soprattutto a ostacolare la produzione è la penuria di materiali, in particolare di microchip, che oramai da tempo ha duramente colpito l’automotive. Fino ad ora un contesto così difficile è stato controbilanciato da una domanda molto sostenuta, che ha reso possibile alzare i margini di guadagno. Ma è fortissimo il rischio che le tensioni internazionali possano intaccare anche i consumi, innescando una vera e propria crisi economica.

ROMPERE GLI INDUGI
Eppure, come sindacato non possiamo per prudenza fermarci ad attendere gli eventi, soprattutto in quel mondo ancora conosciuto come Fiat, ma oggi costituito da una pluralità di imprese, che molto spesso ha fatto da punto di riferimento di tutto il mondo del lavoro, nel bene o nel male. A spingerci a rompere gli indugi sono considerazioni di ordine sia particolare sia generale. Innanzitutto, una ragione di equità ci porta a chiedere la piena salvaguardia del potere di acquisto in una fase in cui i prezzi aumentano e nonostante tutto le imprese riescono ancora a fare utili. Inoltre, l’attuale dinamica inflattiva non è dovuta tanto a tensioni sul versante dei consumi quanto all’incremento delle materie prime: anche in virtù di ciò uno scenario di prezzi crescenti e stipendi stagnanti potrebbe essere fatale per l’economia ed avviare una spirale recessiva. In ogni caso, a partire dal CCSL, è nostro dovere mandare un messaggio ben preciso: non accetteremo che il prezzo della crisi sia scaricato tutto sui lavoratori secondo i funesti dettami delle politiche europee di austerità, che tanti disastri hanno causato nel recente passato e che oggi rischiano di tornare in voga al fine di contenere l’aumento dei prezzi.

PRAGMATISMO E DETERMINAZIONE
Di certo dovremo riuscire a portare avanti contestualmente sia il negoziato di rinnovo contrattuale sia la discussione sui piani industriali, e dovremo dimostrare una buona dose di pragmatismo e determinazione. Con Stellantis abbiamo già raggiunto intese importanti sulla produzione in Italia delle future gamme elettriche ed è appena iniziato il confronto sulla riconversione dello stabilimento di Termoli, ma attendiamo risposte sulle prospettive di quegli stabilimenti che ancora non hanno una missione di lungo periodo, come le altre fabbriche di meccanica e la Teksid di Torino. Con Marelli dovremo proseguire sulla via del passaggio dei lavoratori dai settori in crisi a quelli innovativi. Infine, al Governo rinnoveremo la richiesta a sostenere il progetto di Iveco di produrre autobus a basso impatto ambientale in Italia. Più in generale sul versante della transizione energetica, stiamo chiedendo al Governo di sostenere la trasformazione dell’industria senza indugiare nell’attesa della discussione europea, poiché il ritardo accumulato dall’Italia è già molto grave. Chiediamo di rendere gli incentivi all’acquisto di auto elettriche pluriennali, di investire le risorse del PNRR negli investimenti industriali finalizzati alla transizione a beneficio dell’intera filiera produttiva, di rafforzare gli ammortizzatori sociali; infine chiediamo di istituire una Agenzia degli approvvigionamenti, poiché già oggi il principale problema che ostacola la produzione, come accennato, è la penuria di microchip.
I tempi che ci attendono molo probabilmente saranno tempi difficili, su cui aleggia addirittura lo spettro di razionamento di beni essenziali quali il gas e l’acqua. Occorrerà allora un sindacato coraggioso e coerente, che non ceda né lusinghe del populismo né tantomeno alla tentazione della condiscendenza, insomma un sindacato indipendente e riformista come la Uilm.

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