L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

mentre scriviamo è stato raggiunto nella notte un accordo a Bruxelles tra i leader dell’Unione europea sul taglio del 90% alle importazioni dalla Russia entro la fine dell’anno. Si tratta del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina contenente l’embargo sul petrolio russo.

Non era scontato che si arrivasse a un’intesa, erano emerse le criticità di Ungheria, Slovacchia, Cechia e Bulgaria, ma alla fine soprattutto Francia e Germania sono apparse molto determinate mentre Draghi pur dichiarandosi d’accordo con il pacchetto di sanzioni ha chiesto che non ci fossero squilibri tra gli Stati Ue.

Prima del vertice, Draghi, Macron e Scholz, si sono incontrati per parlare anche della crisi alimentare e altre questioni relative ai porti ucraini. È difficile da credere per noi abituati a pensare al Belpaese come il luogo dove di certo non manca il cibo che, invece, nel corso degli anni siamo diventati dipendenti da altri Stati anche per quanto riguarda il grano. Draghi ha parlato addirittura di ‘catastrofe alimentare’ se Putin vincerà la guerra.

Ma Putin non dovrà vincere questa guerra ingiusta, abbiamo bisogno di supportare ancora e con tutte le nostre forze il popolo ucraino e dobbiamo fare di tutto per non assuefarci alle immagini di morti che vediamo tutti i giorni in televisione. Continuiamo ancora a chiedere azioni diplomatiche forti ed efficaci a tutti gli Stati del mondo per porre fine al conflitto prima possibile.

Nel frattempo, però, dobbiamo continuare la nostra attività sindacale. Da una parte il dibattito congressuale si arricchisce ogni giorno di più con tutti gli appuntamenti territoriali a cui io e tutti i membri della Segreteria nazionale stiamo partecipando; dall’altra ci sono vertenze che continuano a farci sentire il peso di un Governo assente e irresponsabile.

Non ultimo il caso dell’ex Ilva e l’ok del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, alla proroga di due anni del contratto con il gruppo di Acciaierie d’Italia che fa slittare la maggioranza di Invitalia al 60%. Maggioranza che serviva affinché lo Stato prendesse il controllo di un’azienda che utilizza a sproposito la cassa integrazione e riduce la produzione ai minimi termini senza curarsi dei lavoratori e della comunità.

Naturalmente ci siamo fatti subito sentire, sono anni che aspettiamo di conoscere il piano industriale di cui apprendiamo solo stralci a mezzo stampa. Qualcuno ha paventato addirittura l’ipotesi che si voglia passare a una produzione dell’acciaio totalmente elettrica. Questo vorrebbe dire la fine dello stabilimento di Taranto che non potrebbe sostenersi.

Il Governo deve assumersi una volta per tutte le sue responsabilità e dare soluzioni alternative a migliaia di lavoratori, tra diretti e indiretti, che da anni aspettano di conoscere il loro destino.

In questo numero parliamo anche del settore dell’automotive, i nostri coordinamenti si sono riuniti per fare il punto su Marelli, Cnhi, Iveco prima di chiedere un incontro alla Direzione aziendale e chiedere chiarimenti su alcune questioni; ma anche di Stellantis e dell’accordo con Toyota. Il piano strategico di Stellantis per l’Italia si va progressivamente completando, ma l’azione sindacale di confronto proseguirà finché ci saranno ancora aspetti da chiarire e stabilimenti da salvaguardare.

Oltre alla interlocuzione con i vertici aziendali, stiamo cercando il confronto con il Governo. Le politiche industriali saranno decisive per supportare la transizione ecologica e per affrontare la carenza di microchip e semiconduttori. Come Uilm abbiamo chiesto la creazione di una Agenzia degli approvvigionamenti e la programmazione di questa fase di passaggio al fine di salvaguardare l’occupazione di uno dei settori strategici del nostro Paese.

Il tema della transizione, come sapete, sarà cruciale per il prossimo futuro. Ne stiamo parlando molto anche nei nostri congressi sul territorio, da tempo chiediamo alla politica la massima attenzione su questo tema. Siamo preoccupati perché riscontriamo da parte del Governo solo immobilismo e mancato coinvolgimento.

Il nostro ruolo resta fondamentale, noi che siamo vicini ai lavoratori dobbiamo far sentire la loro voce. Non ci fermeremo, continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto: lottare per il lavoro.

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