di Chiara Romanazzi
Dopo otto mesi di campagna sulla Giusta Transizione organizzata da IndustriAll Europe dal titolo “Nothing about us, without us!” (Niente che riguarda noi, si fa senza di noi), il 17 e 18 maggio a Bruxelles, in modalità ibrida, è stato ufficialmente lanciato il Manifesto sulla Just Transition. Il Manifesto è il risultato di tre anni di intenso lavoro sulla digitalizzazione da parte di IndustriAll Europe e le sue affiliate.
All’importante appuntamento hanno partecipato non solo i sindacalisti industriali di tutta Europa, ma anche rappresentanti della Commissione europea, del Parlamento europeo, delle associazioni datoriali e rappresentanti di piccole e medie aziende europee.
IL TEMA DELLE MATERIE PRIME
L’evento è stato aperto da Luc Triangle, segretario generale del sindacato industriale europeo, che ha illustrato quanto la situazione economica e sociale in Europa stia peggiorando notevolmente con la guerra. I prezzi dell’energia e delle materie prime sono in aumento, si registra una profonda carenza nell’approvvigionamento delle materie prime, le disuguaglianze stanno aumentando e la transizione sta viaggiando ad una velocità diversa in tutta Europa.
Per i sindacati la transizione giusta significa trasformare l’economia in modo equo e inclusivo. Lo slogan scelto per la campagna durata tutti questi mesi è stato “Niente che riguarda noi, si fa senza di noi” e dimostra quanto sia importante che ci sia un dialogo sociale intenso, ora reso ancora più necessario dalla volatilità della situazione attuale. Per arrivare pronti alla transizione, le scelte tecnologiche devono essere fatte oggi e non nel 2030, quando le emissioni di Co2 dovranno essere ridotte del 55% e del tutto nel 2050. Questi obiettivi sono necessari per ridurre di 1,5% °C il riscaldamento globale. Ma i cambiamenti climatici e produttivi non possono esistere senza i cambiamenti sociali.
IL MANIFESTO
Non esiste una formula di Giusta Transizione che vada bene per tutti i Paesi, ma ci sono Stati sociali che funzionano bene, aiutano i lavoratori e sono utili per raggiungere gli obiettivi climatici.
Il Manifesto lanciato da IndustriAll Europe si basa essenzialmente su cinque pilastri:
- Politica industriale adeguata ai cambiamenti
- Governance inclusiva
- Dialogo sociale intenso
- Anticipazione e gestione del cambiamento
- Nuove competenze e formazione attiva dei lavoratori per preparali
Nel suo intervento Triangle ha fatto anche un invito alla pace e posto l’accento su quanto sia importante garantire quanto prima l’autosufficienza energetica. L’Unione Europea deve abbracciare quanto prima la dimensione sociale del Green Deal per arrivare alla decarbonizzazione e i politici devono lavorare insieme ai sindacati e ai lavoratori. Nessuno deve essere lasciato indietro! “Dobbiamo combattere insieme per una politica sociale. È arrivato il momento per garantire la transizione giusta!”, così Luc Triangle alla fine del suo discorso.
PANEL DI DISCUSSIONE
Ai vari panel di discussione che si sono svolti nell’arco di queste due giornate, sono intervenuti oltre che ai sindacalisti europei, anche esponenti della Commissione Europea e dei gruppi di ricerca europei sulla digitalizzazione. Sebbene abbiano rappresentato punti di vista diversi, erano tutti concordi nell’affermare quanto sia importante il dialogo tra aziende, sindacati, associazioni datoriali e governi, che devono lavorare insieme per il bene comune affinché non ci sia una deindustrializzazione in tutta Europa.
Attualmente ci sono 25 milioni di posti di lavoro in Europa. Molti di questi cambieranno, altri andranno persi.
Il Direttore Generale del Dipartimento Crescita della Commissione Europea, si è soffermata su cinque punti chiave:
- Competenze
- Energia
- Materie prime
- Investimenti
- Metodologia
Riguardo le competenze ha posto l’accento sul fatto che i posti di lavoro di alcuni settori andranno del tutto persi, come ad esempio il settore minerario di carbone, ma che ne verranno creati in altri settori, come nella ristrutturazione ad esempio degli edifici, che attualmente rappresentano il 43% delle emissioni di Co2.
Anche il settore della costruzione delle pale eoliche comporterà nuovi posti di lavoro, per le quali però sono necessarie materie prime (per le quali attualmente siamo dipendenti da Russia e Cina), così come anche per gli elettrolizzatori. Nuovi posti di lavoro sono anche previsti per la manutenzione dei pannelli fotovoltaici che verranno installati.
STRUMENTI MESSI IN CAMPO
Tra gli strumenti messi in campo dalla Commissione europea, gli esponenti Ue presenti all’evento hanno anche annoverato la strategia REPowerEU che mira a diversificare le forniture di gas, accelerare la diffusione dei gas rinnovabili e sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia. Tali misure mirano alla riduzione della domanda di gas russo di due terzi entro la fine dell’anno in corso.
Sempre in merito alle materie prime, si è convenuto sulla necessità di dover intraprendere un’iniziativa per le materie prime. Ad esempio, nei Paesi Scandinavi, in particolare in Svezia, vi è del potenziale di litio nel sottosuolo, mentre in Spagna e Portogallo si stanno usando dei fondi per l’estrazione del magnesio e del litio. La Commissione Europea ha inoltre previsto un fondo per le nuove competenze di 12 miliardi di euro.
Un altro settore che verrà molto impattato è quello dell’auto, per il quale si pone il problema non solo della creazione delle batterie, ma anche del loro riciclaggio. Per la creazione delle batterie la Commissione europea prevede la creazione di 800mila posti di lavoro entro il 2030 e ha inoltre creato l’Accademia delle Batterie che cerca di formare circa 150mila persone l’anno.
Sempre riguardo le batterie, la Commissione ha previsto delle regolamentazioni che prevedono l’uso di determinate batterie, per evitare la fuga verso i Paesi extraeuropei.
IL CASO DELLA SPAGNA
Molto interessante è stato il caso della Spagna, dove la transizione è iniziata nel 2018. Nel 2010 è stata prevista la chiusura del settore minerario per il 2018. I sindacati spagnoli hanno firmato insieme al Governo l’accordo per la chiusura delle miniere a carbone, che però ha previsto anche un accordo per la transizione giusta e per il dialogo sociale. Quest’ultimo accordo prevede 1.700 progetti per riattivare le zone impattate dalla transizione e la formazione per nuove competenze, ovviamente a carico delle aziende. I sindacati spagnoli hanno posto l’accento sulla necessità di attivare un osservatorio europeo per sapere come si stanno attivando le diverse nazioni su questo tema, a livello di Governi e Imprese.
AUTOSUFFICIENZA EUROPEA
Al dibattito è intervenuta anche Adriana Sukova, direttore generale del dipartimento Occupazione della Commissione europea. Il suo intervento si è concentrato su come la nuova situazione geopolitica determinata dall’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina ha ulteriormente accelerato la necessità dell’Europa di dover essere autosufficiente dal punto di vista energetico. La Sukova ha inoltre dichiarato che gli Stati Membri dell’Ue devono usare i fondi pubblici e privati per raggiungere la giusta transizione. Tra gli strumenti messi a disposizione dalla Commissione ha ricordato: il Fondo Sociale Europeo plus, il Fondo per la Giusta Transizione e il Nuovo Fondo Sociale per il Clima, che prevede un finanziamento di 72 miliardi di euro, anche se non è stato ancora ufficialmente presentato. Per gestire l’impatto sociale e regionale della transizione verde è necessario riconoscere la disparità tra le diverse regioni europee.
Inoltre, Adriana Sukova ha dichiarato che la Commissione europea sostiene e coinvolge le parti sociali a tutti i livelli, sia trasversale che nei comitati sociali settoriali, oltre a offrire finanziamenti di progetti legati alla transizione giusta e a promuovere iniziative sul dialogo sociale promuovendo la contrattazione collettiva a tutti i livelli. Inoltre, ha ricordato il Patto per le competenze messo a disposizione dall’Unione Europea con cui l’Europa insiste per lo sviluppo di competenze per alcuni settori specifici come il settore automobilistico, energetico, della costruzione, alimentare per creare le competenze per circa sei milioni di persone, che verranno richieste con i nuovi posti di lavoro.
IL RUOLO DEI CAE
Anche i cae devono fare la loro parte in questo grande processo di trasformazione. È necessario che nell’ordine del giorno degli incontri cae si parli di Giusta Transizione per far sì che i comitati aziendali europei possano, anche in questo caso, espletare il loro compito di informazione e consultazione per anticipare e gestire il cambiamento che la transizione porterà nei processi di produzione. Le aziende, in base alla Direttiva sui cae, hanno l’obbligo di informare e consultare i componenti cae e lo devono fare a maggior ragione nel contesto della Giusta Transizione.
CONTRATTI
All’importante dibattito ha preso parte anche Alison Crabb, anche lei del dipartimento Occupazione della Commissione europea, che ha posto l’accento sulla trasformazione dei tipi di contratti di lavoro col passare del tempo. Infatti, mentre nella precedente generazione il contratto a tempo indeterminato era la normalità, ora non è più così e anche lei ha evidenziato l’importanza della formazione. I pilastri che lei ha illustrato, si basano tutti sulla formazione:
- La necessità di rafforzare le azioni collettive per le competenze. Il dialogo sociale è fondamentale e grazie al Patto per la formazione sottoscritto dalla Commissione europea e lanciato lo scorso anno, ci si è impegnati per la formazione di 6 milioni di lavoratori nell’Unione europea.
- Accesso agli strumenti finanziari per la formazione.
- Conto personale delle competenze. Quest’ultimo si riferisce al diritto finanziario e non finanziario al conto individuale alla formazione, e cioè accesso alla valutazione, orientamento e congedi retribuiti per la formazione.
Le microcredenziali per la formazione dovrebbero essere adottate dal Consiglio europeo a metà giugno.
Tra i piani di investimenti orientati alla formazione degli adulti e messi a disposizione da parte della Commissione, la Crabb ha enunciato il Piano di Resilienza e l’Erasmus Plus.
STRATEGIA REPOWEREU
James Watson, direttore generale dell’Eurogas (che è un’associazione datoriale europea), ha illustrato invece le criticità della strategia europea RepowerEU, il cui obiettivo è allontanarci dalla dipendenza dei combustibili fossili della Russia, con lo scopo ambizioso di passare da zero idrogeno a 20 milioni di tonnellate (attualmente l’Europa produce solo 3 metri cubi di idrogeno). Secondo Watson, nella strategia europea si menziona poco la Just Transition per i lavoratori, dimenticando quindi l’aspetto che ci interessa: l’accompagnamento dei lavoratori nella transizione, senza perdere l’occupazione.
Il lancio del progetto REPOWEREU da parte della Commissione europea è avvenuto proprio il 18 maggio, lo stesso giorno del lancio del nostro Manifesto sulla Just Transition.
Nel corso dell’evento che si è svolto in due giornate, non è stato lanciato soltanto il Manifesto della Giusta Transizione, ma anche il nuovo sito di IndustriAll Europe interamente dedicato alla Giusta Transizione: www.justtransition.industriall-europe.eu Questo sito verrà aggiornato di volta in volta con gli esempi di buone prassi di giusta transizione Paese per Paese.