Acciaierie d’Italia: situazione insostenibile, rischi di gravi conseguenze industriali

“La situazione all’interno degli stabilimenti della ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, ha oramai raggiunto il livello d’insostenibilità. Questa situazione, sia chiaro al Governo, rischia di causare gravi conseguenze industriali, anche per l’intero sistema manufatturiero italiano e sul piano sociale, con 3mila addetti diretti in cassa integrazione e oltre 1.700 ancora Cigs in Ilva A.S. a cui si aggiunge il sistema dell’indotto, a pezzi, con altrettante ripercussioni occupazionali”. Così si legge nel comunicato unitario di Fim Fiom Uilm datato 13 aprile 2022. L’ennesimo tentativo di smuovere le coscienze della politica per mettere a fuoco un problema reale, di cui nessuno sembra volersi accorgere.

SCARSA MANUTENZIONE
L’incidente di Genova, con la presenza della Asl nel sito in queste ore, è solo l’ultimo episodio di una lunga serie in tutti i siti del gruppo siderurgico, a partire da quelli gravissimi di Taranto e quello recente a Novi Ligure. Questo dimostra in particolare lo scarso livello di manutenzioni ordinarie e straordinarie, l’insufficienza dei ricambi e l’inadeguatezza degli strumenti utili per il funzionamento di un’acciaieria (ricambi, braghe, rigette, DPI) continuamente denunciati da Fim, Fiom, Uilm in tutte le sedi aziendali e istituzionali. Gli enti esterni restano l’unica via per fornire tutele ai lavoratori e questo squalifica il livello delle relazioni. “Non si può pensare di gestire la più grande fabbrica di acciaio d’Europa senza assumere la sicurezza degli impianti e la sicurezza dei lavoratori come preliminare a qualsiasi ipotesi di prospettiva industriale” tuonano i sindacati.

MANCATO ACCORDO SULLA CIGS
Dopo il mancato accordo presso il ministero del Lavoro sulla procedura di Cigs per 3mila addetti e le decine di segnalazioni da parte di Rsu ed Rls all’interno dei siti, le relazioni industriali continuano a essere latitanti nel fornire risposte adeguate. “Fin dove ci si vorrà spingere nel nascondersi dall’assumersi le responsabilità in questa azienda di cui è socio Invitalia in rappresentanza dello Stato?”, domandano Fim Fiom Uilm. Acciaierie d’Italia necessita di un piano urgente di manutenzione degli impianti, di un piano industriale dettagliato (sulla base dell’accordo del 6 settembre 2018, sottoscritto in sede istituzionale), di un piano di investimenti e, soprattutto, di una gestione ordinaria non subordinata agli esiti dei futuri assetti societari.

ASSET STRATEGICO
L’ex-Ilva è un asset strategico per l’intero sistema industriale del nostro Paese che deve essere messo in condizione di produrre nelle migliori condizioni possibili, ambientalmente e produttivamente, in piena sicurezza per tutti i lavoratori, scevra dalle questioni giudiziarie, legali e politiche. Soprattutto nella fase attuale, in cui la domanda di acciaio da parte del sistema manufatturiero italiano è altissima a seguito della riduzione degli approvvigionamenti esteri in conseguenza del conflitto Russia-Ucraina.
“L’inadeguata governance di Acciaierie d’Italia non giustifica il perché le cose ‘non si facciano’, continuano i sindacati, soprattutto per le questioni inerenti sicurezza e mantenimento in efficienza degli impianti per raggiungere i massimi livelli produttivi; come Fim, Fiom, Uilm Nazionali riteniamo non più accettabile questo atteggiamento”.
A maggior ragione per quanto riguarda la gestione delle aziende di appalto, particolarmente in un territorio come quello di Taranto, su cui Acciaierie d’Italia continua a scaricare le proprie difficoltà finanziarie non pagando i fornitori determinandone il fallimento e il licenziamento dei lavoratori. Fim, Fiom, Uilm chiedono, ancora, una netta presa di posizione del Governo e la predisposizione di adeguati strumenti e interventi.

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