Nel 2021 la produzione metalmeccanica in Italia è tornata ai livelli pre-pandemia, facendo registrare un miglioramento superiore a quella francese e tedesca, ancora lontane dai valori presenti prima del Covid-19. Allo stesso tempo si è osservato un rallentamento produttivo nel terzo trimestre e un risultato negativo nella parte finale dell’anno. Questa è la fotografia che è stata scattata dalla 161° indagine congiunturale di Federmeccanica, presentata lo scorso 3 marzo.
LIVELLI PRE PANDEMIA
Una crescita media del 15,9% rispetto al 2020, con il recupero totale di quanto perso a causa della più grave emergenza sanitaria, economica e sociale dal secondo Dopoguerra. Rispetto al 2019, la produzione metalmeccanica del 2021 sono risultati superiori dello 0,3% rispetto a un -0,6% segnato dall’intero comparto industriale italiano.
Tra i fattori che hanno consentito la ripresa produttiva ci sono sia il miglioramento della domanda interna, con la risalita dei consumi, che la forte crescita dell’export che ha registrato un +18,4% rispetto al 2020, e le importazioni che hanno segnato un netto aumento, arrivando a +24,9%.
Grazie a questi importanti risultati nel 2021 il ricorso alla cassa integrazione è stata dimezzata mentre l’occupazione nelle grandi imprese metalmeccaniche è rimasta sostanzialmente invariata.
RINCARI ENERGIA E GUERRA
Nel trimestre ottobre-dicembre 2021 i volumi di produzione sono diminuiti dell’1,8% rispetto trimestre precedente e sono principalmente legati al forte calo dell’automotive, che ha segnato un -13% rispetto allo stesso trimestre del 2020.
Dopo il calo produttivo osservato nella parte finale del 2021, si prevede un nuovo miglioramento già a partire dai primi mesi del 2022, fermo restando le forti ripercussioni causate dal conflitto in Ucraina che hanno fatto schizzare a prezzi record i prodotti energetici e le materie prime, con conseguenti rallentamenti o fermate produttive e scarsità di approvvigionamenti.
I rincari hanno colpito duramente il settore metalmeccanico, facendo registrare nel 2021 un aumento medio pari a +7,8%. Nei primi mesi del 2022 si rischia un peggioramento della situazione, con incrementi ulteriori e difficoltà produttive.
In definitiva una situazione di netto miglioramento rispetto ai momenti bui della fase acuta della pandemia ma ora fortemente condizionata dalle conseguenze della guerra in Ucraina.