Cinquemila lavoratori, centinaia di piccole e medie aziende, un’intera filiera spazzata via: è la drammatica fotografia che è emersa dal convegno organizzato dalla Uilm Bari a Modugno lo scorso 11 febbraio sul settore dell’automotive. Un momento di riflessione e discussione, al quale hanno dato il proprio contributo anche esponenti politici, istituzionali e imprenditoriali del territorio barese portando testimonianze, proposte e impegni su una gestione della transizione ecologica che vada nella direzione della salvaguardia occupazionale e del patrimonio industriale. Per evitare effetti da “bomba sociale”, come l’ha definita Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, c’è bisogno di un’accelerazione del Governo e di misure strutturali e durature per rilanciare il settore e accompagnare il cambiamento epocale.
BOSCH
Nel territorio barese ci sono molte vertenze aperte nel settore dell’auto, ma Bosch è quella che desta maggior preoccupazione, anche a causa dell’elevato numero di lavoratori coinvolti. Palombella, che ha concluso il convegno, ha dichiarato “irricevibili” i 700 esuberi annunciati da Bosch: “Chiediamo alla multinazionale di investire in nuove tecnologie e missioni produttive nell’ambito della transizione”, ha aggiunto.
In questo senso nei mesi scorsi Bosch ha dichiarato di voler investire a livello mondiale due miliardi nell’elettrico nei prossimi anni e per questo il leader Uilm sostiene che “una parte di questi importanti investimenti deve essere destinata allo stabilimento di Bari, il più grande del Gruppo in Italia, per garantirgli una solida prospettiva occupazionale e industriale”.
ALTRE REALTÀ
Oltre a Bosch c’è fibrillazione anche per il futuro del sito di Modugno di Marelli dove, per il momento, non si conoscono le ricadute dei 550 esuberi dichiarati dall’azienda a livello nazionale e dove allo stesso tempo oltre il 60% dei lavoratori sono occupati in linee di produzioni legate a motori a benzina.
Poi c’è la Magna PT che occupa mille dipendenti e che, come ha spiegato Palombella “per ora sta mettendo in campo progetti legati alle trasmissioni per motori ibridi, ma è comunque a rischio l’intero stabilimento nel breve periodo con il passaggio all’elettrico se non ci saranno nuove produzioni”. Senza dimenticare, ha concluso il Segretario Uilm, “le decine di piccole e medie imprese della componentistica che rischiano di scomparire e far perdere centinaia di posti di lavoro”.
PIANO NAZIONALE
Dopo il grido d’allarme lanciato il 3 febbraio da Fim Fiom Uilm e Federmeccanica al Governo con la presentazione di un documento condiviso, c’è stata un’accelerazione nel mettere al centro dell’agenda il settore auto e le misure per affrontare gli effetti della transizione ecologica che ridisegnerà completamente questo comparto.
Il 18 febbraio scorso, insieme alle misure per contrastare il caro energia, il ministro Giorgetti ha annunciato un piano pluriennale per il settore auto, un miliardo all’anno per otto anni, dal 2023 al 2030, per accompagnare nel processo di transizione un settore importante come quello dell’automotive, sia per la produzione diretta che per l’indotto. Già quest’anno, secondo quanto si è appreso in attesa del testo definitivo, il fondo per gli incentivi dovrebbe essere finanziato con circa 800 milioni di euro, risorse di cui sarà da definire come verranno ripartite in base alla tipologia di motori dei veicoli a cui destinarle. Inoltre, è stato previsto un fondo ad hoc per fronteggiare la crisi dei semiconduttori e promuovere la ricerca e lo sviluppo sui microprocessori, la riconversione dei siti industriali esistenti e l’insediamento di nuovi stabilimenti in Italia. Per questo dovrebbero essere stanziati circa 150 milioni, che potrebbero salire a 600 milioni l’anno dal 2022 al 2030.
UN BIVIO PERICOLOSO
Palombella ha espresso il proprio parere favorevole all’annuncio del ministro Giorgetti, ma ha aggiunto: “Vogliamo conoscere nel dettaglio come si vogliono investire i fondi dichiarati e ci aspettiamo che si apra un tavolo con tutte le parti coinvolte per condividere la direzione da seguire e tutte le misure da mettere in campo per la definizione di un piano nazionale”.
La situazione del settore auto rimane drammatica, aggravata da una nuova carenza dei microchip che sta rallentando fino a fermare la produzione in molti stabilimenti, a partire da quello di Stellantis di Melfi. “Ci stiamo avvicinando a un bivio pericoloso, occorre senso di responsabilità e disponibilità da tutti, a partire dal Governo che deve indicare al più presto la rotta da seguire” ha concluso il Segretario generale della Uilm.