Il 9 e 10 febbraio si sono svolte, rispettivamente a Milano (per Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta) e Reggio Emilia (per Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige), le riunioni che hanno visto coinvolti tutti i Segretari provinciali, i Coordinatori regionali e i Responsabili della Rappresentanza insieme al Segretario generale Uilm, Rocco Palombella. L’occasione è stata importante per andare sempre più in profondità di un tema che è stato più volte affrontato negli anni ed è tuttora uno dei più dibattuti tra Cgil Cisl Uil, Confindustria e Governo: la Rappresentanza, appunto.
IL SISTEMA PRIVATO
Negli ultimi anni, per quanto riguarda il sistema privato, ci sono stati diversi accordi interconfederali a partire dal Testo Unico sulla rappresentanza tra Cgil Cisl Uil e Confindustria del 2011. Sono seguite successive modifiche e nuovi accordi fino ad arrivare a quello del 14 luglio 2021 che ha stabilito alcune tappe conclusive per arrivare alla certificazione degli iscritti e dei voti Rsu.
FASE SPERIMENTALE
La prima fase sperimentale, che vede appunto coinvolti i metalmeccanici e i chimici, è già partita e porterà ad avere una certificazione. Attualmente riguarda tutti i contratti privati aderenti a Confindustria e per quanto riguarda la Uilm è il Ccnl di Federmeccanica-Assistal a fare da apripista per la certificazione.
CONTRATTI PIRATA
Le due riunioni, alle quali seguiranno una terza a Roma il 16 febbraio e una quarta a Napoli il giorno successivo, hanno affrontato con grande determinazione questo tema che offre la possibilità ai lavoratori di avere dei punti di riferimento all’interno dei luoghi di lavoro.
La decisione di accelerare questo processo di verifica sulla reale rappresentanza non è solo una “misurazione” tra le organizzazioni, ma è una necessità proveniente dalla proliferazione di contratti pirata.
Su 935 contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) vigenti e depositati al Cnel entro il 31 dicembre scorso, 351 sono stati firmati da associazioni datoriali e organizzazioni sindacali non riconosciute dallo stesso consiglio nazionale dell’economia e del lavoro: in pratica 4 su 10, precisamente il 37,5%.
INIZIO DI UN PERCORSO
“Noi siamo stati sempre contrari a una legge sulla rappresentanza, ma allo stesso tempo siamo convinti che sia importante avere un quadro chiaro sui singoli lavoratori iscritti in ogni luogo di lavoro. Sicuramente vogliamo trasformare questa occasione in una occasione positiva, di crescita della nostra organizzazione”, sottolinea Palombella. “Siamo consapevoli che si potranno presentare ostacoli vista la non obbligatorietà per legge delle aziende a certificare il numero di iscritti, ma noi non dobbiamo demordere e continuare con determinazione a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati”, conclude.