di Luca Maria Colonna
Il 17 dicembre 2021, presso la sede nazionale di Confartigianato, è stata sottoscritta l’ipotesi di rinnovo del CCNL dell’artigianato che si applica a circa 500mila dipendenti che lavorano in poco più di 120mila imprese artigiane del settore metalmeccanico, dell’installazione di impianti, dell’autoriparazione, quelle orafe, argentiere e del gioiello, alle imprese odontotecniche e alle imprese del restauro di beni culturali che fanno parte della cosiddetta “Area Meccanica”. Si tratta del secondo contratto nazionale della categoria dei metalmeccanici per numero degli interessati, dopo quello che firmiamo con Federmeccanica e Assistal che interessa 1,5 milioni di lavoratori e più di dei 360mila che applicano il contratto Unionmeccanica Confapi.
LA SPINTA DEL CCNL FEDERMECCANICA-ASSISTAL
Numeri importanti dunque, di aziende e lavoratori che incontriamo assai più spesso di quanto pensiamo: quando andiamo dal meccanico o dal gommista, quando cambiamo o manuteniamo la caldaia del riscaldamento, quando chiamiamo un fabbro per montare delle inferriate o riparare la serranda del garage. In molti casi, è vero parliamo con il titolare della ditta o con uno dei soci, ma se hanno dei dipendenti o più di frequente degli apprendisti, a quest’ultimi si applica molto probabilmente il contratto nazionale appena rinnovato.
Le piccole dimensioni delle imprese ovviamente non aiutano a fare la contrattazione, ma sottoscrivendo questa ipotesi di rinnovo e quella dell’industria orafa di cui parlerò nel prossimo numero di Fabbrica società firmato il 23 dicembre, abbiamo ottenuto un risultato politicamente importante: nel contesto economico e sociale di oggi, i metalmeccanici hanno rinnovato tutti i CCNL di loro competenza.
In una situazione dove la capacità di mobilitazione è scarsa o addirittura assente, l’aver rinnovato il CCNL con Federmeccanica e Assistal ci ha dato una importante spinta, siamo andati dalle altre Associazioni affermando: “I lavoratori dell’industria hanno avuto il CCNL rinnovato, voi che fate per i vostri dipendenti?”. Per questo da febbraio fino al penultimo giorno lavorativo dell’anno si sono fatte trattative e firmati contratti.
IL RINNOVO NEL MERITO
Vediamo al merito del rinnovo del CCNL dell’artigianato: un incremento salariale sui minimi e sui trattamenti di trasferta e reperibilità del 5% (mediamente 70 euro), in tre tranches, a gennaio, a maggio e a dicembre 2022, 130 euro di una tantum pagate con le retribuzioni di marzo e di luglio 2022, la riscrittura di alcune figure professionali e il rinvio a una commissione per una ulteriore approfondita riforma dell’inquadramento, 8 ore di diritto alla formazione continua, prevalentemente come formazione digitale e di cittadinanza, la revisione dell’apprendistato, dei contratti a termine e della stagionalità che potrete approfondire sia leggendo l’ipotesi di accordo che il “volantone” che abbiamo predisposto unitariamente.
Qui invece voglio segnalare come la bontà di questo accordo dovrà essere anche misurata su quello che faremo come sindacato già a giugno 2022: infatti il contratto appena rinnovato scadrà a dicembre 2022 e – secondo quanto previsto dagli accordi interconfederali – la piattaforma dovrà essere presentata sei mesi prima della scadenza.
PROSSIMI PASSI
Se rispetteremo i tempi, se avvieremo il confronto già dopo agosto, potremmo dare continuità ed evitare i ritardi nei rinnovi che sono la prima e più importante causa delle importanti differenze economiche e normative che ci sono tra i contratti dell’industria e quello dell’artigianato: già rinnovare il CCNL, non dico nel 2022, ma almeno nel 2023 significherebbe chiudere un po’ la forbice di retribuzione e di diritti che oggi ha assunto dimensioni non più sostenibili. Dovremo inoltre occuparci dei grandi cambiamenti che si stanno realizzando nei differenti settori a cui si applica il CCNL che – lo ricordiamo – è frutto dell’accorpamento di tre precedenti contratti: quello dell’artigianato metalmeccanico, dell’installazione di impianti e dell’autoriparazione, quello dell’artigianato orafo, argentiero e del gioiello e quello delle imprese odontotecniche. Quest’ultime, per esempio stanno crescendo da punto di vista dimensionale, ne abbiamo alcune con 30/50 dipendenti che stanno strette nelle regole delle imprese artigiane: si pensi all’elezione della rappresentanza sindacale o per la sicurezza.
Infine, come detto all’inizio, questo contratto si applicherà anche alle imprese del restauro dei beni culturali, tentando di sostituire un CCNL firmato dall’UGL con un’associazione di mestiere: si tratta di un settore complesso e diversificato, con titolari di impresa – circa 3.500 in Italia, per un’occupazione complessiva di 5 mila addetti – che debbono essere iscritti a un apposito albo presso il Ministero della Cultura, le cui attività spaziano dai quadri ai mosaici, dai veicoli d’epoca al restauro di fotografie e di pellicole cinematografiche, dai gioielli ai reperti archeologici in ferro, legno, vetro, ceramica e altri materiali. Attività necessarie allo sviluppo culturale ma anche economico del nostro Paese che meritano di avere un contratto nazionale di lavoro come riferimento.