Possiamo dire senza ombra di dubbio che il 6 dicembre è pienamente riuscita la manifestazione indetta da Uilm e Fiom davanti alla storica sede dell’ex Finmeccanica a piazza Monte Grappa a Roma. Centinaia i lavoratori presenti, provenienti da tutti i siti in rappresentanza delle Divisioni Aerostrutture, Elicotteri, Velivoli, Elettronica e Cyber Security con un unico obiettivo, quello di rivendicare il piano industriale e gli investimenti necessari per preservare ogni linea di business.
SCELTE PRIVE DI LOGICA
“È evidente – ha dichiarato il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella – come Leonardo stia facendo delle scelte prive di ogni logica industriale con l’unico intento di fare cassa, come per l’unità di business Automation e per la vendita di Oto Melara e Wass. Grave è stata la decisione – aggiunge il leader Uilm – di avviare in modo unilaterale, in una fase delicata del confronto, la procedura per la cassa integrazione a partire dal 3 gennaio per oltre 3.500 lavoratori della Divisione Aerostrutture concentrata esclusivamente al Sud. Questa scelta ha provocato una immediata risposta di mobilitazione e di lotta senza precedenti con lo sciopero dell’intero Gruppo”.
INCONTRO CON LA DIREZIONE AZIENDALE
Nonostante non fosse previsto, le delegazioni di Uilm e Fiom sono state ricevute dal direttore delle Risorse umane di Leonardo, Antonio Liotti. I leader dei metalmeccanici di Uil e Cgil hanno potuto quindi esporre le proprie preoccupazioni, sebbene non fosse presente in sede l’ad Alessandro Profumo. Sulla cassa integrazione non c’è stato alcun ripensamento, nonostante la disponibilità dell’azienda ad ascoltare le istanze del sindacato.
“Ci aspettiamo – ha detto Palombella dal palco ai lavoratori – che l’azienda prenda atto dell’unanime protesta e riveda le proprie scelte. Non ci stancheremo mai di chiedere il ritiro della procedura di cassa integrazione e l’avvio di una discussione sul piano industriale e i carichi di lavoro per tutte le Divisioni, a partire da Aerostrutture che in questo momento vive maggiori incertezze circa il futuro industriale. La mobilitazione continua – conclude – fino a quando non ci saranno risposte adeguate”.