“Apprendiamo da organi di stampa dell’ennesimo piano industriale confezionato ad arte per cercare di rasserenare gli animi ormai esasperati di migliaia di lavoratori e cittadini. Dopo la manifestazione dei lavoratori di ex Ilva e Jsw del 10 novembre scorso, l’unica risposta dal Mise, dal Governo e da Invitalia è stata quella di un piano industriale senza testa né coda annunciato ai giornali”. Parole dure quelle del Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, dello scorso 23 novembre a commento di un articolo a firma di Marco Patucchi su La Repubblica.
LE COORDINATE DEL NUOVO PIANO
Secondo il noto quotidiano, infatti, le coordinate del nuovo piano industriale prevedono decarbonizzazione totale entro dieci anni con l’approdo dell’idrogeno verde, passando attraverso un mix tra ciclo integrale e forni elettrici alimentati a gas e preridotto. Il calendario dei target di produzione annua sarebbe inoltre spostato in avanti rispetto al progetto originario che prevedeva 5 milioni di tonnellate di acciaio quest’anno, 6 nel 2022 e nel 2023, 7 nel 2024 e 8, a regime, nel 2025.
IPOTESI SENZA FONDAMENTA
“Si ipotizza tutto questo in assenza di investimenti adeguati e di un programma serio di interventi impiantistici – ha continuato Palombella – Si parla di una risalita produttiva a 5 milioni di tonnellate annue nel 2021 senza far nessun riferimento al fatto che dal primo dicembre si fermerà di nuovo l’altoforno 4, dopo un mese dal riavvio e dopo aver sprecato 80 milioni di euro per interventi che anziché risolvere il problema hanno peggiorato la condizione degli impianti”. Secondo il leader dei metalmeccanici della Uil “si continuano ad annunciare senza pudore migliaia di esuberi, in mancanza di un piano di transizione ecologica credibile.
Niente di rassicurante, quindi, rispetto alle richieste del 10 novembre scorso quando i metalmeccanici di Fim Fiom Uilm di Acciaierie d’Italia e Jsw di Piombino si sono ritrovati a Roma davanti alla Stazione Termini uniti nel coro “Ambiente Sviluppo Occupazione” e da uno sciopero generale dei due Gruppi. Il corteo di centinaia di lavoratori ha proseguito fino al ministero dello Sviluppo economico per chiedere risposte concrete al Governo e al ministro Giancarlo Giorgetti sul futuro produttivo e occupazionale di queste due importanti realtà. Insieme a loro anche alcuni lavoratori di Acciai Speciali Terni.
NULLA È CAMBIATO
Da oltre quattro mesi, dall’insediamento del nuovo Cda e l’ingresso di Invitalia, nulla è cambiato. “Si sono completamente allineati allo stile di ArcelorMittal – ha concluso Palombella – nel non comunicare oppure nel comunicare solo attraverso i media, come ha fatto il Presidente di Acciaierie d’Italia dopo l’ultima manifestazione, cosa si intende mettere in campo per la salvaguardia della salute, dell’ambiente e dell’occupazione. Il tempo è scaduto!”. Mentre scriviamo è arrivata la convocazione al Mise per il 13 dicembre, alla presenza del Ministro Giorgetti, dove forse si scoprirà qualcosa in più dei passi che questo Paese intende fare per salvaguardare il suo patrimonio industriale.