Prima l’invio delle lettere di licenziamento e poi il rigetto del ricorso per attività antisindacale: in poche ore un’accelerata improvvisa della vertenza che riguarda i 320 lavoratori di Napoli di Whirlpool.
LETTERE E SENTENZA
“Facciamo riferimento all’esperita procedura di licenziamento collettivo per cessazione definitiva delle attività svolte presso l’unità produttiva sita in Napoli” così recita l’inizio della lettera arrivata a tanti lavoratori di Napoli il 3 novembre. Una decisione che rappresenta “un atto estremamente doloroso per i lavoratori e il sindacato e comporta una rottura rispetto a quelle che negli anni passati erano le relazioni industriali” ha dichiarato Gianluca Ficco, Segretario nazionale Uilm e responsabile del settore elettrodomestico.
Un’azione che arriva all’indomani dell’incontro svoltosi presso il Mise tra la viceministra Todde e le organizzazioni sindacali e che secondo Ficco, “ha contribuito a questo esito nefasto, perlomeno nella misura in cui l’esecutivo non ha fatto nulla per scongiurarlo”.
MANTENERE LE PROMESSE
Il Responsabile della Uilm ha richiesto al Governo italiano di “mantenere le sue promesse e di adottare finalmente atti concreti per tutelare i lavoratori di Napoli, prima che sia troppo tardi”. Ficco fa riferimento all’impegno esplicito preso in prima persona dal Ministro Orlando nell’incontro al Mise dello scorso 19 ottobre in cui si impegnò esplicitamente per “garantire la continuità occupazionale dei lavoratori di Napoli” come riportato dal verbale redatto dal Mise e dal Ministro del Lavoro.
Il 4 novembre, a poche ore dall’assemblea indetta dai lavoratori e dalle prime lettere recapitate ai lavoratori, è arrivata la doccia gelata dal Tribunale di Napoli: rigetto del ricorso per attività antisindacale perché, tra le altre motivazioni, “la modifica del piano industriale può ritenersi lecita, in quanto esplicazione della libertà di iniziativa economica”. La sentenza indica anche che “la società ha reso partecipi le organizzazioni sindacali, mediante i continui confronti sulle ragioni che avevano determinato lo scostamento dal piano industriale assunto, per cui alcuna violazione degli obblighi di buona fede e correttezza poteva esserle imputata; tali ragioni comunque non si sostanziavano in una giustificazione per un inadempimento inesistente; invero, la scelta operata costituiva manifestazione del diritto costituzionale di libertà di iniziativa economica”.
LA LOTTA CONTINUA
Ventotto mesi di lotta non possono essere cancellati. Per questo motivo le organizzazioni sindacali continueranno la lotta per garantire concrete e durature soluzioni industriali che garantiscano una continuità occupazionale dei lavoratori di Napoli, con la creazione di un consorzio che veda la presenza di Invitalia. Fim Fiom Uilm hanno richiesto, inoltre, l’immediata convocazione del tavolo per “dare evidenza degli strumenti e delle iniziative per dare continuità agli impegni assunti con i 320 lavoratori”. Nei prossimi giorni ci saranno “ulteriori iniziative di lotta, ordinarie e straordinarie, a sostegno della vertenza”. Una vertenza simbolica che deve avere immediate e chiare risposte dalle istituzioni locali e nazionali. Napoli non molla!