Se ti prende lo “straining”

di Luigi Oddo

Zero morti sul lavoro è una priorità irrinunciabile, ma nonostante gli obblighi normativi in essere e le iniziative sindacali rileviamo che i decessi, gli infortuni e le malattie professionali nella provincia di Udine sono in aumento. Un versante poco esplorato sono le cause del malessere di carattere psicologico non secondarie agli infortuni, lo rileviamo da situazioni aziendali ove la sottomissione, il ricatto, le vessazioni, le maldicenze diffuse ad arte, l’isolamento al quale vengono sottoposti parte dei dipendenti e in particolare lavoratrici nell’ambito impiegatizio stanno diventando sempre più frequenti. Una serie di condizioni da “intolleranza Zero” ove l’adozione di tali comportamenti è riconducibile al fenomeno dello “straining”.

DI COSA SI TRATTA
Questa è una prassi che in determinate aziende di medie dimensioni della provincia di Udine viene applicata a tratti con metodo scientifico, talmente sottile che diviene complicato contrastarla formalmente, in quanto la materia non ha una etichetta giuridica che riconduca a un tipo di reato, rimane solo il riferimento all’art. 2.087 del c.c. e delle norme di tutela generale. Situazione di stress forzato ove la vittima subisce azioni ostili e stressanti in via permanente. Lo scopo è quello di generare uno stato di persistente inferiorità rispetto a chi organizza l’atto vessatorio, cosa che avviene sempre in maniera discriminante. Il demansionamento, la privazione degli strumenti di lavoro, l’isolamento professionale e relazionale e i trasferimenti illegittimi sono i primi passi che vengono compiuti in forma diretta. Sono situazioni conflittuali e, anche se non rientranti a pieno nei parametri del Mobbing, restano nella via di mezzo. Le vittime di queste situazioni presentano ugualmente serie ripercussioni non solo sulla salute in senso stretto, con sintomi psicosomatici anche gravi, spesso sconfinanti nella patologia vera e propria, ma anche a livello di autostima e di qualità di vita in senso lato. Uno dei motivi per i quali si registra un aumento delle assenze per malattia è da ricondurre a ciò. 

DOVE SI MANIFESTA
Tale fenomeno, negli ultimi anni, si manifesta prevalentemente nei nuclei lavorativi di aziende a controllo estero, multinazionali e fondi di investimento. Nell’area del Friuli questi rappresentano una consistente presenza e coinvolgono migliaia di occupati che hanno subito il passaggio dalla proprietà locale al colosso globale, il cosiddetto “padrone invisibile” che, scompaginando gli equilibri e le buone prassi di convivenza interna, ha messo gli uni contro gli altri, creando conflitti trasversali utili allo smantellamento della coesione faticosamente costruita nel tempo. Qui la concessione di promozioni economiche a pochi per consentire il dominio su tanti ha creato i mostri della porta accanto, e il tutto avviene eludendo il confronto con il sindacato.

IL NOSTRO SETTORE
La nostra struttura di Udine da tempo opera su questi temi, nonostante la formazione sia sempre sulla bocca di tutti. È evidente che nel nostro settore metalmeccanico questo fenomeno produce effetti non commisurati alle esigenze, lo stress forzato sul lavoro non fa produrre meglio, rimette alla lettura esterna una incapacità organizzativa figlia di un’approssimazione che danneggia le performance produttive a danno di tutti. Lo sosteniamo da tempo: essere prigionieri di strutture che si battono per la rivoluzione liberista accompagnata dalla globalizzazione, che insistono nel voler ridisegnare il mondo del lavoro e il sistema retributivo, è deleterio.  Queste agiscono secondo uno schema molto semplice: soldi a palate per capi e manager, reddito stagnante per i quadri intermedi, salari più bassi e insicurezza per gli altri. Quest’ultima è costantemente figlia del ricatto verso la delocalizzazione in luoghi ove poco sindacato, paghe basse e vantaggi di stato rendono appetibile il trasloco. Ancora oggi questa è una battaglia persa a tavolino, che non fa presagire una inversione di rotta; sembra proprio che la politica privatizzata abbia reso la democrazia al servizio degli interessi privati, per questo i tecnici del diritto e dell’economia sono i conduttori del nuovo autoritarismo in nome del Dio Denaro.

 

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