di Gianluca Ficco
L’accordo del 26 ottobre per il Polo produttivo torinese segna la ripresa del confronto con il nuovo management di Stellantis sul futuro degli stabilimenti italiani, un confronto che sembrava non solo interrotto dopo la precedente intesa di Melfi ma addirittura a rischio per la drammatica congiuntura attraversata dal settore automotive. L’integrazione fra FCA e PSA in Stellantis non poteva difatti avvenire in un momento più complesso di quello che stiamo attraversando, in cui alle trasformazioni di fondo della elettrificazione si aggiunge una crisi di approvvigionamenti senza precedenti con particolare riferimento ai semiconduttori.
INCONTRO AL MISE
Nonostante le avversità, il confronto con Stellantis è ripreso l’11 ottobre, allorquando il Ministero dello Sviluppo economico ha finalmente accolto la richiesta sindacale di riconvocare il tavolo istituzionale insediato a giugno. In quella sede Stellantis ha confermato il piano di lanci del prossimo anno, in particolare della Maserati Grecale a Cassino e della Alfa Tonale a Pomigliano; è stato fatto anche un importante cenno a Termoli, relativamente alla annunciata costruzione della Gigafactory su cui però attendiamo non senza un pizzico di apprensione la conferma definitiva con i dettagli operativi; infine è stato presentato il progetto di accorpamento delle due fabbriche torinesi di Mirafiori carrozzeria e Agap di Grugliasco. La Uilm ha subito chiarito che la condivisione del piano sarebbe stata subordinata alla formalizzazione di precise garanzie produttive e occupazionali.
ACCORDO SU MIRAFIORI
Il 26 ottobre a Torino si è arrivati quindi alla stipula di un accordo, che, a fronte della decisione aziendale di accorpare Mirafiori e Grugliasco, prevede il mantenimento e la concentrazione del personale dei due siti e di tutte le attuali produzioni, vale a dire della Fiat 500 elettrica, delle Maserati Quattroporte, Ghibli, Levante, Gran Turismo e Gran Cabrio. Con riferimento al piano industriale post 2022 è prevista inoltre l’assegnazione della futura piattaforma della berlina Maserati. È prevista la garanzia formale che non ci saranno esuberi forzosi nell’arco del piano industriale, ma si farà ricorso solo a percorsi di uscite volontarie e incentivate o, in caso di necessità, ad ammortizzatori sociali conservativi. Infine, sono previste la garanzia della maturazione dei ratei mensili degli istituti indiretti e quella dell’adozione dei migliori metodi ergonomici sulle linee di montaggio.
A TORINO COME A MELFI
L’idea che sottende alle intese raggiunte è quella di arrivare a fabbriche più competitive e snelle, ma con missioni produttive definite anche nel lungo periodo. Peraltro, nel caso di Torino, differentemente da quanto avvenuto a Melfi, la Fiom ha deciso di non firmare, per una contrarietà di principio alla chiusura del sito di Grugliasco, nonostante la prossimità di questo a Mirafiori e la definizione delle suddette garanzie per il personale. Ma a ben vedere si tratta di un accordo importante, che anzi deve presagire a ulteriori intese per gli altri stabilimenti italiani, la cui salvaguardia resta il primo obiettivo sindacale della Uilm. Ciò che ancora manca del tutto, e che cercheremo di ottenere, è invece una politica industriale di settore da parte del Governo, senza la quale alla lunga l’Italia non può reggere la concorrenza delle altre potenze industriali.