Nell’incontro tenutosi il 24 settembre con le segreterie nazionali, Marelli ha chiarito alcuni aspetti del piano di razionalizzazione globale, che comporterà nel mondo 1.500 esuberi su un totale di circa 20mila impiegati e dirigenti, concentrati tuttavia negli headquarters che contano 3.500 dipendenti nel mondo e 500 in Italia. Le ragioni del piano, addotte dalla Direzione aziendale, sono da una parte la esigenza di completare l’integrazione fra le realtà ex Magneti Marelli ed ex Kalsonic Kansei, dall’altra di semplificare la struttura degli enti centrali riducendone i costi a un livello paragonabile a quello dei competitors, anche in risposta degli ultimi gravi eventi di mercato causato dalla carenza di microchip e dal conseguente crollo della produzione di auto.
LE DIVISIONI
Contestualmente le divisioni saranno portate da 9 a 6: Lighting & sensing technologies, Vehicle Electrification, Electronic systems, Interior experience, Green technology systems, Classic business. Il piano sarà in ogni caso implementato nel corso del 2022. “Dal punto di vista sindacale – commenta Gianluca Ficco, Segretario nazionale Uilm responsabile del settore – non è accettabile l’atteggiamento unilaterale delle scelte aziendali e abbiamo espresso la nostra totale contrarietà a dichiarazioni di esuberi e alla eventuale adozione di azioni traumatiche. La Direzione aziendale, benché non sappia ancora quantificare quanti potenziali esuberi possano insistere in Italia, ha dichiarato di non voler procedere con licenziamenti collettivi, ma di essere disposta a individuare azioni non traumatiche quali accordi individuali di uscita volontaria e incentivare la riqualificazione professionale in funzioni rese disponibili dal naturale turnover”.
IL CONFRONTO DEVE PROSEGUIRE
Fim Fiom Uilm Fismic Uglm AqcfR hanno insieme ribadito la necessità non solo di proseguire il confronto sui temi della razionalizzazione degli headquarters, ma anche di allargare il ragionamento alle strategie industriali, con il coinvolgimento diretto delle strutture territoriali e dei rappresentanti di fabbrica. Chiedono di conoscere i piani di investimento per l’Italia, di fugare le pericolose voci di dismissione e di incominciare a immaginare le azioni di riconversione che il passaggio alla elettrificazione renderà necessarie negli stabilimenti legati alla propulsione endotermica, tanto più che la Direzione aziendale non ha nascosto che alcuni business stanno attraversando una fase di difficoltà, che richiede o azioni capaci di restituire loro competitività o la ricerca di partnership o per l’appunto possibili cessioni. “Per questi motivi – conclude Ficco – avvieremo una campagna di confronto con i lavoratori e dovremo prestare la massima attenzione alle decisioni di Marelli e costringerla a un confronto trasparente e serrato, in mancanza del quale dovremmo necessariamente assumere le necessarie iniziative di mobilitazione. Riteniamo infine opportuno l’interessamento del Governo, per garantire il futuro del gruppo centrale nella componentistica in Italia”.