di Bruno Cantonetti
A distanza di qualche giorno dall’incontro del 29 settembre avuto con la direzione aziendale e dopo qualche commento e giuste preoccupazioni circa il futuro di questo comparto c’è lo spazio per cercare anche altri spunti e qualche altra chiave di lettura di questa vertenza che comunque ha una dimensione numericamente importante, poiché coinvolge circa 4.500 lavoratori direttamente interessati e un indotto che senza questo motore non avrebbe prospettive credibili. Tutte le energie devono essere spese per costruire un futuro industriale di questo settore, questo è il paradigma a cui dovranno seguire tutte le azioni a sostegno.
DUE GRADI DI SEPARAZIONE
Questa vicenda inizia con la scelta fatta dal precedente ad di Finmeccanica di separare, anzi di enucleare le attività civili da quelle militari con una operazione chirurgica che aveva come complemento, forse, una eventuale cessione di queste attività che venivano definite in gergo “carpenteria metallica”. E un principio di cessione di attività fu fatto verso Atitech di circa 180 lavoratori del sito di Capodichino.
Questo l’antefatto da cui occorre ripartire per avere più chiaro il contesto attuale.
La supposizione invece riguarda il destino che ognuno si porta dietro e che magari diventa una costante che riesce a influenzare positivamente o negativamente questi scenari.
La riflessione affiora proprio ripensando ai primi momenti in cui il neo ad Profumo ricevette il testimone dal precedente che invece era stato promotore di quella cessione. E la scelta operata rispetto a quella prima vertenza che riguardava il futuro di 178 lavoratori di Aerostrutture fu inequivocabile, rispetto dell’accordo e ricollocazione all’interno del perimetro Leonardo di tutti i lavoratori. In misura prevalente nella Divisione Aerostrutture. La stessa su cui si iniziò a lavorare per riportare a reddito le attività e restituire dignità ed orgoglio a tutti i lavoratori coinvolti, con investimenti e attraverso la valorizzazione dei legami con le Università per ridare linfa allo sviluppo progettuale dell’ingegneria.
PANDEMIA E RESILIENZA
Il 2020 sarebbe stata la conferma di questo percorso se non fossimo stati investiti dall’uragano Covid che ha rapidamente sterilizzato gli sforzi che si stavano facendo e ha rinviato nel tempo quell’obiettivo di break even che sembrava agguantato. Resilienza del Gruppo Leonardo e crisi epocale per l’aviazione civile con impatti importanti e diversificati a seconda dei siti in tutta la Divisione Aerostrutture, che raggiungono l’apice a Grottaglie, un sito ancora legato ad un unico cliente, Boeing, già sofferente per gli inciampi industriali.
Occasione ghiotta se il disegno fosse stato quello di lasciare alla deriva questo comparto di Leonardo, approfittare delle difficoltà generate dalla pandemia e imboccare il sentiero della cassa integrazione che avrebbe consentito di tamponare economicamente le flessioni produttive e avrebbe aperto un solco che poteva rappresentare il principio di un percorso che a poco a poco avrebbe prosciugato lavoratori e prospettive.
Neppure nei momenti di maggior criticità si è fatto ricorso alla Cig, e grazie alla concertazione fra azienda e organizzazioni sindacali è stata tutelata l’integrità salariale.
RILANCIO DELLA DIVISIONE AEROSTRUTTURE
A complemento di questo percorso di resilienza industriale che ha consentito di limitare i danni nel 2020, è stato l’accordo del 17 dicembre scorso con cui sono state gettate le basi per il rilancio della Divisione Aerostrutture, riconfermati i circa 350 milioni di investimenti pianificati, avviato il percorso di diversificazione per Grottaglie e di potenziamento dei siti di Pomigliano, Nola e Foggia e anche per il 2021 evitate penalizzazioni salariali.
Un altro tassello importante sarà costituito dall’utilizzo di altri strumenti collaterali che consentiranno di accompagnare verso il pensionamento anticipato, circa 500 lavoratori e altri 500 grazie alla formazione e alla mobilità interna potranno trovare collocazione negli altri siti del Gruppo.
Come ben ci rammentiamo, ogni ad che passa viene ricordato per la connotazione del suo mandato, quella di Moretti fu chiara e le cessioni delle due Ansaldo (Breda e STS) hanno depauperato anche il Paese in un settore strategico come quello del ferroviario, proprio quando si erano creati tutti i presupposti e le condizioni per offrire la possibilità di ricostruire un polo ferroviario italiano. Solo per restare concentrati sul tema industriale.
RESPIRO INTERNAZIONALE
Il respiro internazionale riconquistato negli anni successivi è quello impresso da questa gestione che ha riscoperto la centralità di un impulso commerciale e che con tenacia e lungimiranza cerca di sfruttare le opzioni che emergono e la partecipazione al progetto Tempest ne è un esempio tangibile ancorché embrionale.
Qualche tesi preconizza che ci sia invece la volontà di dismettere o meglio di non dare futuro alla Divisione Aerostrutture, questo sarebbe un atto, non certo positivo che segnerebbe a vita il mandato dell’attuale ad.
Non meno negativamente di quello del predecessore. Con l’aggravante che con questa eventuale scelta si opererebbe una cesura industriale dalle proporzioni devastanti poiché in un colpo solo verrebbe cancellato l’indotto che intorno a Leonardo ruota e insiste in un’area geografica già in difficoltà.
PROSSIMI PASSI
Questo lo scenario e queste le circostanze in cui ci si sta muovendo, con la consapevolezza che il tempo a disposizione non è molto e le azioni devono essere conseguenti alle dichiarazioni di intenti, altrimenti verrebbe meno un ingrediente semplice ma indispensabile, la credibilità, senza la quale nulla sarebbe possibile. E tutto ciò passa anche attraverso piccoli ma tangibili segnali, come ad esempio l’attivazione di quelle naturali sinergie fra i due comparti aeronautici. Rafforzare il legame fra militare e civile non costerebbe grande impegno, avrebbe un grande ritorno operativo e permetterebbe maggiori ritorni sugli investimenti, mettendo a fattor comune capacità progettuali e produttive anche in virtù delle attività di ricerca che possono trovare applicazioni in ambiti diversificati per settore e attività.
Gli investimenti che vengono fatti all’interno degli stabilimenti mirano ad avere una fabbrica digitalizzata con maggiori condizioni di versatilità rispetto alle produzioni. Un segnale di indirizzo del settore aeronautico, prima ancora che di comparto servirebbe anche a rappresentare un driver dell’intera filiera dell’industria aeronautica. I distretti industriali in questa fase devono riacquistare centralità e questa è l’opportunità ma definendo le linee guide generali per il settore dell’aeronautica in Italia sulle quali il governo deve prendere posizione.
IL RUOLO DEL GOVERNO
Lo sforzo che tutti dovremo fare, azienda e organizzazioni sindacali servirà anche a coinvolgere adeguatamente il Governo poiché noi della Uilm crediamo che per una situazione emergenziale ci sia bisogno di un piano straordinario, come quello che ad esempio nel 2015 con la legge navale consentì alla Fincantieri di guardare a un futuro in chiave positiva. Per lavorare in questa direzione ci sarebbe bisogno di una forte sinergia e di una convinzione che in questa fase non appare patrimonio di tutti gli attori interessati, non solo nell’azienda che sembra staticamente ancorata all’utilizzo della cassa integrazione.
Grazie al piano di efficientamento portato avanti si è potuto verificare, tangibilmente, che anche nella Divisione Aerostrutture è possibile fare produzione con efficienza e marginalità, serve saturare gli stabilimenti con 4Milioni di ore lavoro. Questa è l’operazione che si deve realizzare, e per garantire una continuità industriale di lungo respiro occorre sancire in modo inequivocabile che nella Divisione Aerostrutture ci sono le condizioni per accogliere programmi militari come peraltro già avviene in minor misura a Foggia e Nola.
E questo è un requisito indispensabile per poter immaginare il futuro, quello più prossimo e quello più lontano.
RAGIONEVOLEZZA E DETERMINAZIONE
L’attuale ad ha ereditato uno situazione industriale del settore aeronautico fortemente squilibrata ed ora c’è la possibilità di completare l’opera di rilancio del comparto civile, liberando dai limiti della monocommittenza il sito di Grottaglie e rilanciando il sito di Pomigliano. Il progetto va ideato e costruito e dovrà essere costantemente monitorato attraverso gli incontri di sito che saranno la garanzia dello stato di avanzamento, non rivendichiamo velleitariamente di spostare lavorazioni da nord a sud come qualcuno cerca di insinuare col chiaro intento di dividere i lavoratori. Vogliamo avere la certezza dall’accordo che si costruirà che i siti della Divisione Aerostrutture possano essere popolati da lavorazioni militari.
Questo rappresenta il paradigma del piano industriale che riteniamo fondamentale per poter affrontare un confronto su come gestire una fase di transizione. E vogliamo ribadire che non si può ragionare a senso unico ripetendo che la soluzione è la cassa integrazione perché l’unica reazione che che si scatena sono le proteste come quelle abbozzate in occasione dell’incontro del 29 settembre. Il percorso è appena iniziato e il prossimo 11 ottobre ci sarà una nuova tappa che poi avremo modo di commentare. Con ragionevolezza e determinazione arriveremo all’obiettivo, insieme ai lavoratori!!