di Rocco Palombella
A soli quattro giorni dallo sblocco dei licenziamenti, il 4 luglio scorso, ci siamo trovati con un avvio di procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività. Fino a quella data Gianetti Ruote, azienda presente nell’area della Brianza e che occupa 152 lavoratori, era conosciuta in particolare dai suoi lavoratori e dai cittadini di Ceriano Laghetto. Dal 4 luglio invece è diventata l’azienda più conosciuta d’Italia e anche di una parte dell’Europa.
Di proprietà del fondo tedesco Quantum Capital Partners, i lavoratori alla fine di un turno di lavoro hanno ricevuto un messaggio whatsapp dove gli si comunicava il licenziamento per chiusura di attività.
NON SOLO GIANETTI RUOTE
Stessa sorte è toccata dopo pochi giorni, il 9 luglio, ai 422 lavoratori della GKN di Campi Bisenzio, a Firenze, anche questa proprietà di un fondo, questa volta britannico, Melrose.
Il 15 luglio Whirlpool Napoli, favorita dall’iniziativa dei due fondi, ha avviato la procedura di licenziamento nonostante un accordo specifico siglato al Mise il 26 ottobre 2018 alla presenza dei ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico in cui si era approvato il piano industriale che prevedeva investimenti e continuità produttiva in tutti gli stabilimenti d’Italia per oltre 10mila e 500 addetti.
Poi è stata la volta della Timken di Brescia, circa 112 lavoratori, e della San Marco di Atessa, 50 lavoratori su un organico complessivo di 160. A queste realtà si aggiungono aziende che facevano parte del tavolo di crisi ancora in discussione presso il Mise. Per citarne alcune: SiderAlloys, Embraco Acc, Bekaert, JSW, ex Ilva, ex Magona.
L’attenuazione della pandemia e la conseguente ripresa non sono stati sufficienti ad arginare una situazione preesistente. Anzi, a quello stato di cose si sono aggiunte anche quelle appena citate.
SBLOCCO DEI LICENZIAMENTI
Eravamo consapevoli, e lo siamo sempre stati, che occorreva spostare in avanti, per lo meno fino al 31 ottobre, il blocco dei licenziamenti per dare la possibilità di valutare effettivamente le positività di questa ripartenza, invece la caparbietà di Confindustria associata a una parte della politica ha costretto il Governo a trovare una soluzione ibrida che ha tutto il sapore di un compromesso: cioè operare per lo sblocco dei licenziamenti e la possibilità di utilizzare ulteriori 13 settimane a totale carico dello Stato prima di ricorrere ai licenziamenti. Ciò dimostra quanto siano distante o inconciliabile le ragioni sindacali con le posizioni di Confindustria.
Abbiamo avuto immediatamente la percezione che la situazione potesse scappare di mano, anzi abbiamo ancora forti timori che, nonostante l’appello e la presa di posizione di Cgil Cisl Uil e l’appello del Presidente del Consiglio, tutto possa ancora degenerare.
SCIOPERO DEI METALMECCANICI
Abbiamo deciso, per farci ascoltare e far arrestare questa deriva, di fare due ore di sciopero, per lanciare un messaggio molto forte nei confronti delle controparti e sensibilizzare tutti i lavoratori sui rischi reali che corre il settore manifatturiero con la chiusura di centinaia di aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Nonostante la evidente delusione dei nostri lavoratori abbiamo registrato una grande consapevolezza dei nostri rsu e dei lavoratori che hanno risposto al nostro appello, sia nelle assemblee che durante le ore di sciopero realizzate.
Dobbiamo prepararci a eventuali e ulteriori azioni di dismissioni o delocalizzazioni o chiusure e per questo abbiamo chiesto una grande prova di consapevolezza e solidarietà da parte dei lavoratori che in questo momento hanno il lavoro per difendere quelli che invece in questo momento si trovano in difficoltà.
Mai come ora abbiamo chiesto l’unità di tutti i lavoratori per difendere un complesso di manifattura importante per la nostra economia a tutela di migliaia e migliaia di posti di lavoro. Speriamo veramente che settembre non sia l’inizio di un autunno caldo, non solo in senso meteorologico ma soprattutto dell’iniziativa sindacale.