Dovevano arrivare dei segnali positivi, invece permangono ancora molte nubi sul futuro dell’ex Ilva. Questa la fotografia che viene fuori dall’incontro dell’8 luglio scorso al Mise tra organizzazioni sindacali, azienda, Invitalia, ministri Orlando, Giorgetti, Carfagna e presidenti di Regione Liguria e Puglia.
Al termine Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, si è dichiarato “molto preoccupato, perché si è parlato solamente della tipologia di cassa integrazione da utilizzare a partire dal primo di luglio”.
Il leader Uilm sottolinea come “dopo mesi di attesa ci aspettavamo rassicurazioni e chiarimenti sul futuro occupazionale e industriale invece non c’è stata alcuna risposta né da parte dei ministri Giorgetti e Orlando né da Morselli”.
PIANO INDUSTRIALE
Nel corso dell’incontro, l’ad di Invitalia Arcuri ha riconfermato il piano industriale presentato nel dicembre 2020 che ha evidenziato Palombella “non è mai stato condiviso con noi e ci è stato descritto sommariamente”.
Nel ribadire il progetto industriale, Invitalia ha posto come condizione fondamentale per il suo avvio la sentenza pendente al Tar sulla fermata della batteria 12, che avrebbe conseguenze su afo 4, acciaieria 1 e treno nastri. “Si naviga a vista senza avere un serio programma industriale, non c’è nessun punto fermo da cui partire” ha sintetizzato il leader Uilm che ha aggiunto come l’Ilva sia “passata dall’essere una vertenza aperta per trovare le migliori soluzioni per salvaguardare ambiente, salute e lavoro a una situazione di scarico di responsabilità e di prese di distanza”.
Una situazione di estrema incertezza che “dura da 9 anni” e nel frattempo “si è solo preso tempo” ha continuato Palombella. Per il Segretario Uilm “quindici giorni fa c’era la sentenza del Consiglio di Stato, oggi il Tar sulla batteria 12 e noi siamo stufi di dipendere dall’esito della sentenza di turno”.
SITUAZIONE DI NON RITORNO
La situazione sembra essere ormai arrivata secondo Palombella “a un punto di non ritorno e il Governo deve decidere concretamente cosa vuole fare del futuro del sito di Taranto, se continuare a gestirlo così oppure mettere le basi per un futuro ecosostenibile che salvaguardi ambiente, lavoro e produzione”.
“I lavoratori sono stanchi – esorta il Segretario delle tute blu della Uil – da oltre due anni ci sono migliaia di lavoratori in cig, oltre al mancato rispetto dei tempi di ambientalizzazione e un atteggiamento autoritario dell’azienda che esaspera il confronto”.
La costituzione formale di Acciaierie d’Italia, per Palombella, “deve rappresentare anche un nuovo inizio per le relazioni industriali, impostate sul dialogo aperto tra azienda e organizzazioni sindacali”.
Rispetto ai fondi previsti dal PNRR, Palombella ritiene insufficienti i due miliardi per la riconversione industriale con l’utilizzo dell’idrogeno perché “questa nuova tecnologia al momento non risolverebbe il problema di Taranto per tanti motivi come l’esiguità delle somme a disposizione, i tempi di realizzo e la mancanza attuale di tecnologie che consentano una produzione di milioni di tonnellate di acciaio”. “Fino a oggi si è perso troppo tempo e la situazione è drammatica”, spiega Palombella che chiede al Governo “impegni concreti e l’avvio di un confronto trasparente con tutte le parti interessate”.