La  giusta transizione nel settore automobilistico europeo

di Chiara Romanazzi

Martedì 11 maggio si è svolta l’ultima delle tre tavole rotonde organizzate quest’anno da IndustriAll Europe e il Just Transition Center sul tema della decarbonizzazione nel settore automobilistico. In questa occasione ha dato il proprio contributo anche il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, unico segretario italiano intervenuto nel corso delle tre tavole rotonde. Oltre a lui erano presenti: il Segretario generale del sindacato mondiale CSI, Sharan Burrow, che ha moderato il primo pannello di discussione, Luc Triangle, segretario generale di IndustriAll Europe, Jytte Guteland, membro social democratico del Parlamento europeo per la Commissione ambiente ed eletta nel 2019, Pascal Canfin, europarlamentare del Gruppo Renew Francia e presidente del comitato ambiente, Joseph Stredula, Segretario confederale ceco di CMKOS, l’austriaco Cristopher Drexler, presidente del Comitato delle Regioni dell’intergruppo automotive, Ludovic Voet, Segretario confederale della Ces, Dirk Bergrath, capoufficio dell’Ig Metall di Bruxelles e Brad Markell, direttore del sindacato industriale americano AFL-CIO.

SETTORE IMPORTANTE
Nel suo intervento Luc Triangle ha ricordato che il settore automobilistico è il cluster industriale più importante in Europa, con 2,6 milioni di lavoratori direttamente occupati nell’assemblaggio. Ha ribadito la posizione di IndustriAll Europe, già comunicata e approvata nei vari documenti ufficiali, che appoggia sicuramente l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, ma puntualizzando che la transizione deve avvenire in modo giusto, senza che i lavoratori perdano il proprio posto di lavoro.
Attualmente non ci sono risposte concrete da parte della Commissione europea su come raggiungere gli obiettivi. C’è la necessità di avere investimenti nelle infrastrutture per ricaricare le batterie, abbiamo bisogno di energia pulita, di una rete elettrica più forte. C’è inoltre bisogno di una strategia industriale: un’alleanza sulle batterie, sull’idrogeno e sulle competenze, visto che il tipo di lavoro sarà totalmente diverso da quello per le macchine a combustione interna.

CO-PROGETTARE IL FUTURO
Riguardo inoltre l’amministrazione Biden, che vuole ridefinire il settore automotive negli Usa, Triangle ha comunicato che  bisogna co-progettare il futuro insieme. Inoltre, secondo Triangle, c’è l’elevato rischio che l’attuazione di questa transizione sarà migliore in alcune regioni rispetto ad altre, creando quindi un aumento di disuguaglianze regionali. Infine, la decarbonizzazione nel settore auto rischia di far diventare più difficile l’accesso  da parte delle persone meno abbienti agli autoveicoli. Secondo Triangle, bisogna garantire la dimensione sociale affinché tutti i cittadini europei possano accedere agli autoveicoli a un prezzo onesto.

ABBATTERE LA CO2
Jytte Guteland, membro svedese social democratico del Parlamento europeo e coordinatrice per la Commissione ambiente, ha dichiarato che la transizione giusta per il suo gruppo parlamentare è una priorità. Il settore dei trasporti è responsabile di ¼ delle emissioni di CO2, che dal 2019 sono cresciute e pertanto è importante insistere sul fatto che il settore dei trasporti debba essere ecosostenibile. A detta sua e della Commissione europea, saranno creati più posti di lavoro rispetto a quanti ne verranno distrutti: verranno creati ventiquattro milioni di posti di lavoro, a fronte di una perdita di sei milioni. Poiché i posti di lavoro non saranno gli stessi, anche le condizioni di lavoro cambieranno e pertanto bisogna chiedere migliori condizioni di lavoro e la politica deve intervenire per garantire che la transizione non peggiori la situazione.
Inoltre, l’europarlamentare ha dichiarato che a suo avviso il sistema dei trasporti non deve essere incorporato nel sistema di quota di emissioni ETS, poiché potrebbe determinare un innalzamento dei costi.

LA DATA GIUSTA PER LA FRANCIA
Presente anche l’europarlamentare per la commissione Ambiente Pascal Canfin, che ha comunicato che stiamo andando verso un cambiamento sistematico, che implica la modifica di oltre 50 normative europee in un periodo relativamente breve. La Francia, all’inizio del mandato di Emmanuel Macron, aveva stabilito che la data entro cui porre fine ai veicoli a combustione interna era il 2040, ma a tuttora si registra un forte ritardo. Per Canfin, la scelta del 2030 come data per ridurre le emissioni del 55% è troppo presto per la Francia; va bene per il Regno Unito, la Svezia o i Paesi Bassi poiché non producono molte autovetture, ma le importano.
A suo avviso, la data giusta per la Francia, così come è stato scelto dalla California e molto probabilmente a breve anche dalla Germania, è il 2035. Si prevede che nel 2030 il 70% dei veicoli prodotti da Volkswagen saranno elettrici. La sfida non è più tecnologica, ma il punto principale è l’aspetto sociale. La legge climatica obbliga la Commissione a prendere in considerazione le tabelle di marcia settoriali per organizzare il più possibile la decarbonizzazione nel settore in modo cooperativo e negoziato e a tal proposito, come esempi di buone pratiche, Canfin ha riportato gli esempi di Svezia e Paesi Bassi.

LA SITUAZIONE ITALIANA
Rocco Palombella, nel suo intervento, ha parlato di quanto sia importante il settore automobilistico in Italia con il suo fatturato di circa 106 miliardi di euro, pari al 6,2% del Pil nazionale, con 274mila occupati tra diretti e indiretti e oltre cinquemila imprese nella filiera. Negli ultimi dieci anni il settore italiano era stato interessato da importanti processi riorganizzativi e fusioni, come quella tra Fiat e Chrysler prima e Fca e Psa dopo, con la creazione del gruppo Stellantis, che nel mondo occupa circa 400mila unità e che in soli tre mesi dalla sua nascita ha conquistato il vertice delle vendite globali europee con una quota di mercato del 23,6% in un contesto di crescita moderata del mercato europeo del 3,8%.
Per quanto riguarda la produzione di auto elettriche, Stellantis è passata dallo 0,1% di produzione di auto elettriche ed ibride nel 2019 al 17,2% nel 2020 e quest’anno sono destinate ad arrivare al 37,5%. Di sicuro è un passo in avanti molto importante, ma poiché sono aumentati gli obiettivi climatici europei con il Green Deal, bisognerà puntare al superamento del doppio regime di produzione tra ibrido e scoppio e mirare direttamente all’elettrico e all’idrogeno.
Palombella ha dichiarato che, per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica, è necessario un piano strategico condiviso da tutti i Paesi membri, onde evitare di avere delle disuguaglianze geografiche.
In Italia si registrano notevoli ritardi su tutta la rete infrastrutturale, nonché sulle fonti di approvvigionamento di energia e sulla produzione di batterie. Poiché la Cina è più avanti nelle produzioni di batterie (tant’è che molte aziende europee stanno investendo in Cina per avere l’accesso alle materie prime), bisogna creare relazioni con la Cina (senza dimenticare la grave violazione dei diritti dei lavoratori), definendo le possibilità del mercato europeo e stabilizzando il rapporto produzione/vendita.
Inoltre Palombella ha dichiarato che dobbiamo far sì che la produzione della nuova componentistica avvenga nel mercato europeo e non al di fuori.
Riguardo le conseguenze in Italia del passaggio di produzione dal motore a scoppio all’elettrico, si stima che verrà perso circa il 30% degli attuali posti di lavoro, pari a 30mila unità. Questi si aggiungerebbero ai licenziamenti legati alla componentistica, che rappresenta il punto debole della filiera. Se non organizzati con adeguata formazione e per tempo, 170mila persone in Italia rischierebbero il proprio posto di lavoro.
Un altro degli elementi fondamentali per far fronte agli esuberi sarà quello di investire nell’innovazione tecnologica. Bisogna incoraggiare le imprese, soprattutto le multinazionali e quelle di grandi dimensioni, ad adottare pratiche sostenibili.

IL COMPITO DEL SINDACATO EUROPEO
Il compito dei sindacati di tutta Europa, quindi, dovrà essere quello di influire sulle politiche dei propri governi e coordinare le attività dei sindacati europei affinché la transizione sarà socialmente giusta per tutti i cittadini europei.
Per Josef Stredula, segretario confederale del sindacato ceco CMKOS, i sindacati non avranno modo di intervenire per definire quello che avverrà in futuro, e ha espresso le sue perplessità sul fatto che l’elettromobilità sia una tecnologia verde.
Ha posto inoltre alcuni dubbi su come verranno smaltite le batterie, sull’enorme consumo di energia elettrica (che in Repubblica Ceca si stima che aumenterà del 38%), con il conseguente aumento del prezzo dell’elettricità.
Cristopher Drexler, presidente del Comitato regionale automobilistico dell’intergruppo Cultura, Europa, Sport e Risorse Umane della Stiria, ha organizzato un vertice per analizzare le sfide del settore. Nella regione austriaca della Stiria 500 lavoratori del settore automobilistico sono stati formati sulle nuove competenze che comporterà l’elettrificazione.
Ludovic Voet, segretario confederale della Ces, ha spiegato come la Ces abbia creato il concetto di “Giusta Transizione”, mostrando alcune campagne e linee guida del sindacato confederale europeo a tal proposito. Il Fondo europeo di Giusta Transizione prevede 17,5 miliardi di euro di investimenti per i quali, affinché vengano concessi, bisogna creare dei piani territoriali. La Ces chiede, inoltre, l’interazione tra il Green Deal e il Pilastro sociale europeo dei diritti.
Per quanto riguarda la Germania, Dirk Bergrath, capo ufficio dell’Ig Metall della sede di Bruxelles, ha comunicato che la Corte Costituzionale tedesca ha chiesto al Governo tedesco un aumento degli obiettivi climatici e che in Germania è previsto un fondo di investimenti di due miliardi di euro per la sola trasformazione del settore automobilistico. Questo fondo dovrebbe sostenere aziende e parti sociali nella trasformazione. Tuttavia, anche in Germania permangono ancora alcuni dubbi, come ad esempio se utilizzare ancora il motore a combustione  e come garantire che i veicoli elettrici vengano venduti a prezzi equi, in modo che tutte le persone possano permettersi il loro acquisto.
Infine, Brad Markell, Direttore del sindacato americano industriale AFL-CIO, ha fatto una breve presentazione della situazione del settore automobilistico negli Usa, dove i veicoli vengono importati, così come vengono importanti i componenti. Questi ultimi vengono importati per più della metà. Attualmente vige un accordo di libero scambio con il Messico, dove i lavoratori vengono ampiamente sfruttati e i cui prodotti arrivano in Usa senza dazi. Negli Usa negli ultimi anni i salari nel settore auto sono calati del 20% e ci sono numerose fabbriche dove lavorano solo interinali. Inoltre, ha ricordato che la produzione di un veicolo elettrico rappresenta almeno il 30% di posti di lavoro in meno rispetto alla produzione delle automobili a combustione interna.

PRESENTARE PROPOSTE
A conclusione delle tre interessanti tavole rotonde è emersa l’intenzione, da parte del Just Transition Center e di IndustriAll Europe, di presentare delle proposte da attuare a livello europeo per affrontare la transizione. A luglio la Commissione Europea pubblicherà un pacchetto legislativo per definire l’attuazione della transizione e nel frattempo il sindacato industriale europeo intraprenderà iniziative con altre organizzazioni europee, sia sindacali che datoriali, per chiedere una transizione giusta. 

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