Delocalizzazione e centinaia di esuberi, l’ennesima con conseguenze sociali, occupazionali e industriali gravissime. Siamo nel comprensorio di Ancona di Elica, azienda leader mondiale nella produzione di cappe aspiranti, che ha annunciato il 31 marzo scorso un piano di ristrutturazione che prevede 409 esuberi su 560 dipendenti, la chiusura dello stabilimento di Cerreto D’Esi e la delocalizzazione del 70% delle produzioni in Polonia. Un territorio, quello della provincia di Ancona, che fino al 2008 era fiorente dal punto di vista industriale e occupazionale, con marchi storici come Merloni e tanti altri. Dopo la grave crisi, è iniziato un inesorabile processo di desertificazione industriale e produttiva, che ha portato alla chiusura o al forte ridimensionamento di stabilimenti, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.
VERTENZA ELICA
Fin dalla sciagurata decisione dello scorso 31 marzo, decine di lavoratori si sono ritrovati davanti ai cancelli dei siti produttivi per manifestare la loro forte contrarietà ad un piano industriale inaccettabile di un’azienda simbolo del territorio da 50 anni. Un presidio permanente per chiedere all’azienda di recedere da una decisione che “rischia di provocare il disastro sociale e la desertificazione industriale del territorio” come hanno dichiarato in un comunicato unitario Fim Fiom e Uilm. Secondo i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil “l’unica soluzione possibile è il mantenimento delle produzioni nei siti di Fabriano, Cerreto D’Esi e Mergo e la tutela di tutta l’occupazione”.
LETTERA A GIORGETTI
Vista la situazione di estrema gravità, il 2 aprile le segreterie nazionali di Fim Fiom e Uilm hanno inviato una lettera al Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per chiedere “un incontro urgentissimo per scongiurare la delocalizzazione e l’aggravarsi delle tensioni sociali nel territorio di Ancona”.
Al momento non è arrivata nessuna risposte dal Mise, ma le tute blu di Cgil Cisl e Uil chiedono che Giorgetti “si interessi alle vicende dell’industria e del lavoro, verso il quale continua ad ostentare la più assoluta indifferenza”. “Il passaggio di consegne fra il precedente e il nuovo Governo”, evidenziano Fim Fiom e Uilm, “ha difatti rappresentato la scusa per il Ministro Giorgetti per tralasciare le vertenze industriali e defilarsi in un modo che probabilmente non ha precedenti nella storia repubblicana”.