Cambiano i governi, ma non cambia purtroppo la situazione dell’ex Ilva. Venerdì scorso, 19 febbraio, i sindacati sono stati convocati al ministero dello Sviluppo economico per capire se e quando ci sarà un futuro per la siderurgia in Italia.
“È stato un incontro interlocutorio, ma comunque importante per portare all’attenzione del nuovo governo le difficoltà che vivono i lavoratori di tutti gli stabilimenti ex Ilva, e in particolare quelli di Taranto”, ha detto il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ai giornalisti all’uscita dal Ministero. Dopo l’accordo del 10 dicembre tra ArcelorMittal e Invitalia e l’attesa dell’ok dell’Antitrust europeo arrivato a fine gennaio, infatti, il 13 febbraio è arrivata l’ennesima doccia fredda dal Tar di Lecce che ha decretato lo spegnimento entro 60 giorni di tutta l’area a caldo. “Abbiamo chiesto ai Ministri di prendere una decisione chiara, netta e definitiva su una vicenda che dura ormai da troppi anni”, ha aggiunto Palombella.
ACCIAIO STRATEGICO
Il leader dei metalmeccanici della Uil ha apprezzato la volontà di Giancarlo Giorgetti di voler considerare strategica la siderurgia in Italia, di cui l’ex Ilva è un pezzo fondamentale, e che può avere una prospettiva anche grazie ai fondi del Recovery Plan. Il Ministro si è impegnato a ricomporre nel più breve tempo possibile il quadro degli attori coinvolti in questa vicenda per garantire i pagamenti arretrati alle ditte dell’indotto e si è impegnato a convocare Invitalia, per perfezionare l’accordo con ArcelorMittal.
“A partire dai prossimi giorni – ha spiegato Palombella – il Ministro chiederà ad AMI di incontrarci per ricercare un accordo sindacale sul nuovo piano industriale, su cui noi da una parte abbiamo apprezzato la spinta verso una transizione ecologica, ma dall’altra abbiamo espresso contrarietà rispetto agli esuberi previsti e ai tempi troppo lunghi per la realizzazione dello stesso piano, che comporterebbero anni insostenibili di cassa integrazione per i lavoratori”.
CASSA INTEGRAZIONE
E se il Ministro Andrea Orlando si è impegnato a garantire l’integrazione salariale alla cigs ai 1.700 lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria, a Taranto ArcelorMittal continua a mettere in cassa Covid diversi dipendenti senza alcun preavviso.
Cassa integrazione usata ininterrottamente da 17 mesi a questa parte da AMI. La cassa ordinaria è stata chiesta per un numero massimo di circa 1.200 unità. La cassa Covid, invece, è stata chiesta per un numero massimo di circa 8.100 addetti, tutta la forza lavoro dello stabilimento.
“Noi – ha concluso Palombella – verificheremo e vigileremo affinché tutti gli impegni presi dai Ministri vengano rispettati. Qualsiasi sarà la soluzione presa dal nuovo Governo, le nostre priorità restano il diritto alla salute per cittadini e lavoratori e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro”.
ArcelorMittal: incontro interlocutorio con i Ministri Giorgetti e Orlando
Cambiano i governi, ma non cambia purtroppo la situazione dell’ex Ilva. Venerdì scorso, 19 febbraio, i sindacati sono stati convocati al ministero dello Sviluppo economico per capire se e quando ci sarà un futuro per la siderurgia in Italia.
“È stato un incontro interlocutorio, ma comunque importante per portare all’attenzione del nuovo governo le difficoltà che vivono i lavoratori di tutti gli stabilimenti ex Ilva, e in particolare quelli di Taranto”, ha detto il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ai giornalisti all’uscita dal Ministero. Dopo l’accordo del 10 dicembre tra ArcelorMittal e Invitalia e l’attesa dell’ok dell’Antitrust europeo arrivato a fine gennaio, infatti, il 13 febbraio è arrivata l’ennesima doccia fredda dal Tar di Lecce che ha decretato lo spegnimento entro 60 giorni di tutta l’area a caldo. “Abbiamo chiesto ai Ministri di prendere una decisione chiara, netta e definitiva su una vicenda che dura ormai da troppi anni”, ha aggiunto Palombella.
ACCIAIO STRATEGICO
Il leader dei metalmeccanici della Uil ha apprezzato la volontà di Giancarlo Giorgetti di voler considerare strategica la siderurgia in Italia, di cui l’ex Ilva è un pezzo fondamentale, e che può avere una prospettiva anche grazie ai fondi del Recovery Plan. Il Ministro si è impegnato a ricomporre nel più breve tempo possibile il quadro degli attori coinvolti in questa vicenda per garantire i pagamenti arretrati alle ditte dell’indotto e si è impegnato a convocare Invitalia, per perfezionare l’accordo con ArcelorMittal.
“A partire dai prossimi giorni – ha spiegato Palombella – il Ministro chiederà ad AMI di incontrarci per ricercare un accordo sindacale sul nuovo piano industriale, su cui noi da una parte abbiamo apprezzato la spinta verso una transizione ecologica, ma dall’altra abbiamo espresso contrarietà rispetto agli esuberi previsti e ai tempi troppo lunghi per la realizzazione dello stesso piano, che comporterebbero anni insostenibili di cassa integrazione per i lavoratori”.
CASSA INTEGRAZIONE
E se il Ministro Andrea Orlando si è impegnato a garantire l’integrazione salariale alla cigs ai 1.700 lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria, a Taranto ArcelorMittal continua a mettere in cassa Covid diversi dipendenti senza alcun preavviso.
Cassa integrazione usata ininterrottamente da 17 mesi a questa parte da AMI. La cassa ordinaria è stata chiesta per un numero massimo di circa 1.200 unità. La cassa Covid, invece, è stata chiesta per un numero massimo di circa 8.100 addetti, tutta la forza lavoro dello stabilimento.
“Noi – ha concluso Palombella – verificheremo e vigileremo affinché tutti gli impegni presi dai Ministri vengano rispettati. Qualsiasi sarà la soluzione presa dal nuovo Governo, le nostre priorità restano il diritto alla salute per cittadini e lavoratori e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro”.
Cambiano i governi, ma non cambia purtroppo la situazione dell’ex Ilva. Venerdì scorso, 19 febbraio, i sindacati sono stati convocati al ministero dello Sviluppo economico per capire se e quando ci sarà un futuro per la siderurgia in Italia.
“È stato un incontro interlocutorio, ma comunque importante per portare all’attenzione del nuovo governo le difficoltà che vivono i lavoratori di tutti gli stabilimenti ex Ilva, e in particolare quelli di Taranto”, ha detto il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ai giornalisti all’uscita dal Ministero. Dopo l’accordo del 10 dicembre tra ArcelorMittal e Invitalia e l’attesa dell’ok dell’Antitrust europeo arrivato a fine gennaio, infatti, il 13 febbraio è arrivata l’ennesima doccia fredda dal Tar di Lecce che ha decretato lo spegnimento entro 60 giorni di tutta l’area a caldo. “Abbiamo chiesto ai Ministri di prendere una decisione chiara, netta e definitiva su una vicenda che dura ormai da troppi anni”, ha aggiunto Palombella.
ACCIAIO STRATEGICO
Il leader dei metalmeccanici della Uil ha apprezzato la volontà di Giancarlo Giorgetti di voler considerare strategica la siderurgia in Italia, di cui l’ex Ilva è un pezzo fondamentale, e che può avere una prospettiva anche grazie ai fondi del Recovery Plan. Il Ministro si è impegnato a ricomporre nel più breve tempo possibile il quadro degli attori coinvolti in questa vicenda per garantire i pagamenti arretrati alle ditte dell’indotto e si è impegnato a convocare Invitalia, per perfezionare l’accordo con ArcelorMittal.
“A partire dai prossimi giorni – ha spiegato Palombella – il Ministro chiederà ad AMI di incontrarci per ricercare un accordo sindacale sul nuovo piano industriale, su cui noi da una parte abbiamo apprezzato la spinta verso una transizione ecologica, ma dall’altra abbiamo espresso contrarietà rispetto agli esuberi previsti e ai tempi troppo lunghi per la realizzazione dello stesso piano, che comporterebbero anni insostenibili di cassa integrazione per i lavoratori”.
CASSA INTEGRAZIONE
E se il Ministro Andrea Orlando si è impegnato a garantire l’integrazione salariale alla cigs ai 1.700 lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria, a Taranto ArcelorMittal continua a mettere in cassa Covid diversi dipendenti senza alcun preavviso.
Cassa integrazione usata ininterrottamente da 17 mesi a questa parte da AMI. La cassa ordinaria è stata chiesta per un numero massimo di circa 1.200 unità. La cassa Covid, invece, è stata chiesta per un numero massimo di circa 8.100 addetti, tutta la forza lavoro dello stabilimento.
“Noi – ha concluso Palombella – verificheremo e vigileremo affinché tutti gli impegni presi dai Ministri vengano rispettati. Qualsiasi sarà la soluzione presa dal nuovo Governo, le nostre priorità restano il diritto alla salute per cittadini e lavoratori e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro”.