Lo smart working e il diritto alla disconnessione

di Andrea Farinazzo

Con la risoluzione del 21 gennaio 2021 recante raccomandazioni alla Commissione sul diritto alla disconnessione, il Parlamento europeo chiede l’adozione di una nuova direttiva Ue, destinata a divenire centrale nell’attuale processo di transizione digitale, enunciando che la transizione digitale dovrebbe essere guidata dal rispetto dei diritti umani, nonché dei diritti e dei valori fondamentali dell’Unione e avere un impatto positivo sui lavoratori e sulle condizioni di lavoro.

Richiamando dunque nei principi la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue (in particolare l’art.31: ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro che ne rispettino la salute, sicurezza e dignità, così come a una limitazione dell’orario massimo di lavoro, a periodi di riposo giornalieri e settimanali e a un congedo retribuito) e il pilastro europeo dei diritti sociali, l’obiettivo della direttiva è stabilire prescrizioni minime che permettano ai lavoratori di utilizzare strumenti digitali, comprese le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), a scopi lavorativi e di esercitare il diritto alla disconnessione.

AMBITO DI APPLICAZIONE
L’ambito di applicazione include tutti i settori, sia pubblici che privati, e tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro status contrattuale.

Nelle premesse il Parlamento valuta che la digitalizzazione e l’utilizzo adeguato degli strumenti digitali hanno portato numerosi vantaggi e benefici economici e sociali ai datori di lavoro e ai lavoratori, quali una flessibilità e un’autonomia maggiori, la possibilità di migliorare l’equilibrio tra vita professionale e vita privata e la riduzione dei tempi di spostamento, ma che hanno causato anche degli svantaggi comportanti sfide etiche, legali e connesse all’occupazione, quali l’intensificazione del lavoro e l’estensione dell’orario di lavoro, rendendo così meno netti i confini tra attività lavorativa e vita privata. Hanno inciso così negativamente sulla loro salute e sicurezza, sulla loro libertà e qualità di vita: l’utilizzo di strumenti digitali per periodi prolungati potrebbe determinare una riduzione della concentrazione e un sovraccarico cognitivo ed emotivo; operazioni monotone e ripetitive e una postura statica per lunghi periodi di tempo possono causare tensioni muscolari e disturbi muscolo-scheletrici; l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato la radiazione a radio frequenza come una possibile causa di effetti cancerogeni; le donne incinte posso essere particolarmente a rischio in caso di esposizione a radiazioni a radio frequenza.

POTENZIALITA’ DELL’ECONOMIA DIGITALE
La crisi Covid, i lockdown totali e parziali, hanno dimostrato le notevoli capacità e potenzialità di espansione dell’economia digitale, accelerando la sperimentazione sul campo di quelle che saranno per buona parte della nostra forza lavoro le modalità future di lavoro, anche nella ripresa dalla crisi pandemica.
Il Parlamento europeo sancisce dunque che il diritto alla disconnessione è un diritto fondamentale che costituisce una parte inseparabile dei nuovi modelli di lavoro della nuova era digitale, e l’esercizio equilibrato di questo diritto, oltre a essere positivo per la salute fisica e mentale dei lavoratori, può determinare un miglioramento della qualità e della produttività al lavoro grazie alla diminuzione di stanchezza e stress, livelli più elevati di soddisfazione e motivazione sul lavoro e tassi più bassi di assenteismo, contribuendo nel contempo a prevenire costi sociali ed esternalità negative per la salute dei cittadini.

PROPOSTA DI DIRETTIVA
La proposta di direttiva è presentata con l’invito alla Commissione ad avviare una consultazione con Stati membri e parti sociali, prendendo al contempo anche in considerazione l’accordo quadro delle parti sociali europee sulla digitalizzazione, già inclusivo di disposizioni sulla connessione e sulla disconnessione.
Nelle raccomandazioni sono inclusi principi di garanzia per la tutela dei lavoratori al fine di non subire discriminazioni sul lavoro difendendo il proprio diritto di disconnessione. Incombendo al datore di lavoro dimostrare che il licenziamento o il trattamento sfavorevole è stato basato su motivi diversi. Inclusivi della tutela sono i dati personali e la privacy dei lavoratori.
Indica agli Stati membri di prevedere la possibilità dell’esercizio efficace del diritto alla disconnessione, anche per mezzo di un accordo collettivo, e di garantire che i datori di lavoro istituiscano un sistema oggettivo, affidabile e accessibile che consenta la misurazione della durata dell’orario di lavoro giornaliero svolto da ciascun lavoratore, nonché la valutazione dei rischi per la salute e sicurezza, compreso il rischio psicosociale.
La presente direttiva precisa e integra le direttive 89/391/CEE, 2003/88/CE, (UE) 2019/1152 e (UE) 2019/1158 ai fini di cui al paragrafo 1, lasciando impregiudicate le prescrizioni stabilite in tali direttive, stabilisce prescrizioni minime che permettano ai lavoratori di utilizzare strumenti digitali, comprese le TIC, a scopi lavorativi e di esercitare il diritto alla disconnessione e che garantiscano il rispetto del diritto dei lavoratori alla disconnessione da parte dei datori di lavoro. Essa si applica a tutti i settori, sia pubblici che privati, e a tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro status e dalle loro modalità di lavoro.
La Direttiva viene richiamata in 33 punti di linee guida a chi fare riferimento e in 14 articoli di applicazione per gli stati membri.

Tra questi punti di linee guida vi sono: 

  1. Il diritto alla disconnessione consiste nel diritto dei lavoratori di non svolgere mansioni o comunicazioni lavorative al di fuori dell’orario di lavoro per mezzo di strumenti digitali, come telefonate, email o altri messaggi. Il diritto alla disconnessione dovrebbe consentire ai lavoratori di scollegarsi dagli strumenti lavorativi e di non rispondere alle richieste del datore di lavoro al di fuori dell’orario di lavoro, senza correre il rischio di subire conseguenze negative, come il licenziamento e altre misure di ritorsione. Dall’altro lato i datori di lavoro non dovrebbero imporre ai lavoratori di lavorare al di fuori dell’orario di lavoro. I datori di lavoro non dovrebbero promuovere una cultura del lavoro del “sempre connessi” nella quale i lavoratori che rinunciano al diritto alla disconnessione sono chiaramente favoriti rispetto a quelli che esercitano tale diritto. I lavoratori che segnalano casi di mancato rispetto del diritto alla disconnessione sul luogo di lavoro non dovrebbero essere penalizzati.
  2. Le modalità pratiche per l’esercizio del diritto alla disconnessione da parte del lavoratore e per l’attuazione di tale diritto da parte del datore del lavoro dovrebbero essere concordate dalle parti sociali per mezzo di un accordo collettivo o a livello dell’impresa datrice di lavoro. È opportuno che gli Stati membri garantiscano, ad esempio mediante gli ispettorati nazionali del lavoro, che i datori di lavoro forniscano ai lavoratori una dichiarazione in cui sono stabilite tali modalità pratiche.
  3. Gli Stati membri, in conformità del diritto e delle prassi nazionali, dovrebbero garantire l’effettiva partecipazione delle parti sociali nonché promuovere e rafforzare il dialogo sociale in vista dell’attuazione della presente direttiva. A tal fine è opportuno che gli Stati membri garantiscano l’istituzione di un insieme minimo di condizioni di lavoro, previa consultazione delle parti sociali al livello adeguato, al fine di consentire ai lavoratori di esercitare il diritto alla disconnessione. Gli Stati membri dovrebbero potere affidare alle parti sociali l’attuazione della presente direttiva, in conformità del diritto e delle prassi nazionali, affinché esse forniscano o integrino tale insieme minimo di condizioni di lavoro.
  4. Le deroghe alla prescrizione relativa all’attuazione del diritto alla disconnessione dovrebbero essere previste soltanto in circostanze eccezionali, quali la forza maggiore o altre emergenze, a condizione che il datore di lavoro fornisca per iscritto a ogni lavoratore interessato le ragioni che motivano la necessità di una deroga. L’insieme minimo di condizioni di lavoro che attuano il diritto alla disconnessione dovrebbe stabilire i criteri per tali deroghe e per determinare la compensazione per qualsiasi mansione lavorativa svolta al di fuori dell’orario di lavoro. Tale compensazione dovrebbe garantire il rispetto dell’obiettivo generale di assicurare la salute e la sicurezza dei lavoratori.
  5. I lavoratori che esercitano i loro diritti di cui alla presente direttiva dovrebbero essere tutelati da qualsiasi conseguenza sfavorevole, tra cui il licenziamento e altre misure di ritorsione. Tali lavoratori dovrebbero essere inoltre protetti da qualsiasi misura discriminatoria, come la perdita di reddito o di opportunità di promozione.

UNA LEGGE COMUNITARIA
Il Parlamento europeo chiede una legge comunitaria che garantisca ai lavoratori il diritto alla disconnessione digitale senza incorrere in ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro. Più nello specifico, nell’iniziativa legislativa approvata con 472 voti favorevoli, 126 contrari e 83 astensioni, i deputati hanno esortato la Commissione a elaborare una normativa che consenta ai lavoratori che praticano lo smart working di disconnettersi al di fuori dell’orario di lavoro. La normativa dovrebbe inoltre stabilire requisiti minimi per il telelavoro e fare chiarezza su condizioni e orari di lavoro e sui periodi di riposo. Dallo scoppio della pandemia di Covid-19, il lavoro da casa è aumentato di quasi il 30%, valore destinato a restare alto o perfino aumentare. Secondo una ricerca condotta da Eurofound, le persone che lavorano abitualmente da casa hanno più del doppio delle probabilità di lavorare oltre le 48 ore settimanali massime previste rispetto alle persone che lavorano nella sede del datore di lavoro. Quasi il 30% dei telelavoratori dichiara inoltre di lavorare nel proprio tempo libero tutti i giorni o più volte alla settimana, a fronte del 5% di coloro che lavorano in ufficio. L’utilizzo sempre maggiore degli strumenti digitali a scopi lavorativi ha comportato la nascita di una cultura del ‘sempre online’ che influisce negativamente sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata dei lavoratori. Nonostante il telelavoro sia stato determinante per tutelare posti di lavoro e attività durante la crisi di Covid-19, la combinazione di orari di lavoro prolungati e di maggiori sollecitazioni sui lavoratori ha visto crescere i casi di ansia, depressione, esaurimento e altri disturbi fisici e mentali. E importante ritenere che il diritto alla disconnessione dovrebbe essere riconosciuto quale diritto fondamentale, per consentire ai lavoratori di astenersi dallo svolgere mansioni lavorative, come telefonate, email e altre comunicazioni digitali, al di fuori del loro orario di lavoro, comprese le ferie e altre forme di congedo.
I Paesi dell’Unione sono quindi incoraggiati ad adottare le misure necessarie per consentire ai lavoratori di esercitare questo diritto, anche attraverso accordi collettivi tra le parti sociali. In tal modo dovrebbero essere scongiurate discriminazioni, critiche, licenziamenti o altre ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro. Non si possono abbandonare milioni di lavoratori europei che sono stremati dalla pressione di essere sempre connessi e da orari di lavoro troppo lunghi. Ora è il momento di stare al loro fianco e dare loro ciò che meritano: il diritto di staccare la spina. Questo è vitale per la nostra salute mentale e fisica. È tempo di aggiornare i diritti dei lavoratori in modo che corrispondano alle nuove realtà dell’era digitale.

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