Con la cassa integrazione Covid che va avanti dal marzo 2020, oggi i lavoratori di Sirti sono ancora in attesa di trovare un’intesa su un nuovo piano sociale, che scongiuri i licenziamenti. Gli stessi lavoratori che negli ultimi anni, hanno visto sempre di più alleggerirsi la propria busta paga. Questo è il motivo per cui lo scorso 19 novembre Fim, Fiom e Uilm hanno sottoscritto un accordo con l’azienda per accedere al Fondo nuovo competenze.
UN’OPPORTUNITÁ DA COGLIERE
“La possibilità di accedere a questo nuovo fondo, per rimodulare l’orario di lavoro e fare formazione – commentano Fim Fiom Uilm in una nota unitaria – ci ha spinti a credere nel percorso delineato dal governo con Cgil, Cisl e Uil, per due aspetti che noi riteniamo fondamentali: da un lato la formazione per le lavoratrici e i lavoratori, l’acquisizione di nuove competenze in un mercato, quello delle telecomunicazioni, in continua evoluzione e che per la logica del massimo ribasso punta poco sulla formazione in generale e su quella sulla sicurezza; dall’altro, la possibilità, attraverso la rimodulazione dell’orario, di avere giornate di lavoro piene”.
I lavoratori della Sirti che avranno accesso al Fondo nuove competenze sono 1.168, questo vuol dire valorizzare il patrimonio delle competenze già possedute dai dipendenti a monte dell’intervento formativo e sviluppate a valle dello stesso; individuare, validare e certificare nuove competenze, come scelta individuale, dando sostanza anche allo spirito della Raccomandazione europea sui percorsi di miglioramento del livello delle competenze per gli adulti del 19 dicembre 2016.
Per i sindacati questo rappresenta uno dei primi tasselli del nuovo piano sociale da mettere in campo per scongiurare, alla scadenza del blocco, i 764 licenziamenti annunciati.
LA LOGICA DEL RIBASSO
La logica del massimo ribasso e degli affidamenti di alcune attività al subappalto per contenere i costi e avere qualche margine di guadagno hanno determinato per il 2019 un esubero di 833 lavoratori, esubero poi scongiurato attraverso la sottoscrizione di un piano sociale e nel 2020 un esubero pari a 764 lavoratori che l’azienda aveva comunicato alle Organizzazioni sindacali in data 3 marzo 2020 con l’apertura della procedura di mobilità, fino all’arrivo della pandemia e la cassa per Covid.
“É fondamentale invertire la rotta e garantire ai lavoratori un futuro basato su solide fondamenta, in questo senso la valorizzazione delle competenze esistenti e la formazione di nuove competenze può essere determinante”, conclude il responsabile Uilm del settore, Michele Paliani.
Se vogliamo risolvere in modo definitivo, il problema occupazionale nel mondo delle telecomunicazione, serve, sciogliere prima il nodo della “rete unica”.
In questo contesto solo attraverso un intervento economico dello stato, che compartecipa alla costruzione della rete insieme ai partner industriali e riesce ad imporre all’azionariato la sua leadership , possiamo scongiurare la logica del massimo ribasso con scivolamento a contratti sul filo dello strozzinaggio.
Serve il coraggio di iniziare una nuova opera di ricostruzione di una nuova rete al passo con le tecnologie attuali, che smuova l’economia di questo Paese.
Sappiamo che sopravviveranno i paesi che si doteranno di tali infrastrutture, e quindi perché non cogliere l’occasione di guidare noi stessi questa fase.
Lo possiamo fare con la politica, anche se da decenni non abbiamo più rappresentanti dei cittadini autorevoli.
Possiamo sperare che il sindacato attraverso i rappresentanti dei lavoratori riesca in quest’impresa? Noi lavoratori del comparto ci crediamo ancora.
Grazie Stefano per il tuo commento che offre spunti interessanti.