I lavoratori europei del settore marittimo chiedono un recovery plan

di Chiara Romanazzi

Il settore marittimo tecnologico occupa in Europa oltre 500mila posti di lavoro diretti e 400mila indiretti, 300 cantieri e 28mila aziende di appalto.
La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto terribile anche su questo settore, con chiusure temporanee di cantieri (basti pensare a Fincantieri in Italia, Chantiers de l’Atlantique in Francia, MV Werften e Flensburger Chiffbau-Gesellschaft in Germania e Havyard in Novergia), e numerosi esuberi.

IL LAVORO DEL SINDACATO
I sindacati di tutta Europa hanno lavorato incessantemente per assicurare la piena attuazione delle misure di salute e sicurezza sul posto di lavoro. Le condizioni di lavoro, inclusi i piccoli spazi dentro le navi, rendono questa una vera sfida.
I sindacati hanno quindi richiesto che ci sia un recovery plan europeo che metta al centro i lavoratori, poiché migliaia di posti di lavoro altamente qualificati rischiano di scomparire. Il settore marittimo ha bisogno, infatti, per rimanere competitivo, di un supporto tecnologico per essere in grado di sviluppare e produrre navi con migliori tecnologie per permettere all’Europa di raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione che si è prefissata entro il 2050.  

NUOVA STRATEGIA INDUSTRIALE
IndustriAll Europe, di concerto con i sindacati europei presenti nella cantieristica, ha quindi chiesto all’Ue lo scorso 9 dicembre, una nuova e ambiziosa strategia industriale che copra anche la cantieristica, la manutenzione, la difesa e le industrie offshore.
Ha inoltre richiesto di lavorare con le parti sociali sui fondi europei di coesione e ai vari governi nazionali di indagare sui problemi competitivi, incluse le fusioni e le acquisizioni, prendendo in considerazione il punto di vista dei lavoratori europei e il fatto che il settore cantieristico sia mondiale e non soltanto europeo. A tal proposito, infatti, i lavoratori europei continuano a soffrire della competizione internazionale aggressiva e sleale. Come ben sappiamo, i Paesi non europei, in particolare i Paesi asiatici, continuano a usare scorretti aiuti di Stato per produrre navi a prezzi al di sotto di quelli del mercato e inoltre producono talmente tanto da aver causato una sovracapacità.
Troppi posti di lavoro europei sono andati perduti nell’industria negli ultimi 10 anni e i lavoratori europei hanno chiesto azioni decisive affinché ci sia un commercio internazionale equo.
Ai governi nazionali e all’Ue IndustriAll Europe ha chiesto di aumentare il proprio impegno nell’OCSE per stabilire strumenti legalmente vincolanti per gestire la concorrenza sleale e porre fine alla sovraccapacità globale e agli scorretti aiuti di Stato.

IL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ
Per quanto riguarda la sostenibilità, il settore tecnologico marittimo svolgerà un ruolo importante per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo, con la decarbonizzazione dei trasporti. C’è quindi bisogno di un fondo di ricerca adeguati per sviluppare e produrre energia verde e di conseguenza c’è bisogno che i lavoratori vengano formati per queste nuove tecnologie affinché non perdano il proprio posto di lavoro.
A tal proposito, IndustriAll Europe ha chiesto di incrementare i fondi nazionali ed europei per la decarbonizzazione del settore, come Horizon Europe, con la missione “trasporti a zero emissioni”.
Infine, nel settore marittimo e cantieristico si continua a registrare un aumento del lavoro precario e del social dumping. Per questo motivo, tra le varie rivendicazioni, IndustriAll Europe ha anche inserito elevati standard di sicurezza per tutti i lavoratori, la fine del lavoro precario, la garanzia della stessa retribuzione per la stessa mansione sullo stesso luogo di lavoro e una giusta transizione per i lavoratori coinvolti nelle ristrutturazioni.

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