“Con la firma dell’accordo di coinvestimento tra Invitalia e ArcelorMittal, speriamo si sia chiuso un periodo di estrema incertezza per il futuro della più grande acciaieria europea e del settore siderurgico italiano”. Se lo augura il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella che sottolinea come con questa intesa debba iniziare la vera transizione energetica dell’ex Ilva, grazie alla produzione di 2,6 milioni di tonnellate di acciaio, un terzo del totale, attraverso forni elettrici e impianti ecosostenibili.
“Allo stesso tempo – continua – questo nuovo contratto è stato realizzato in segreto da manager e tecnici delle due parti, senza nessun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Ora è il momento di aprire un confronto aperto, costruttivo e libero, per ottenere la clausola di salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori di ArcelorMittal, dell’Ilva As e dell’indotto”.
NO AGLI ESUBERI
Da quello che si conosce, infatti, l’accordo tra AMI e Invitalia prevede il riassorbimento di 10.700 lavoratori e la messa in cassa integrazione di migliaia di persone fino al 2025. Ipotesi che il sindacalista boccia apertamente: “Chiederemo la clausola di salvaguardia per tutti, come nell’accordo del 2018, e vogliamo discutere delle tempistiche del piano industriale, del risanamento ambientale, della transizione energetica e degli investimenti che verranno messi in campo. Questo accordo deve rappresentare il punto di partenza della discussione e non il punto di arrivo”. Secondo il Leader dei metalmeccanici i cinque anni previsti per il completamente dell’ipotetico nuovo piano industriale sono troppi, alla luce degli interventi impiantistici previsti.
L’INGRESSO DELLO STATO
L’accordo tra ArcelorMittal e Invitalia prevede un aumento di capitale di AmInvest Co. Italy Spa per 400 milioni di Euro, che darà a Invitalia il 50% dei diritti di voto della società. A maggio del 2022 è programmato, poi, un secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680 milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni di parte di ArcelorMittal. Al termine dell’operazione Invitalia sarà l’azionista di maggioranza con il 60% del capitale della società, avendo ArcelorMittal il 40%.
Sulla questione Palombella non ha nascosto alcuni dubbi: “Ci aspettiamo che venga messa da parte la gestione fallimentare dei commissari realizzata dal 2012 al 2018 e che quindi l’ingresso dello Stato rappresenti la garanzia per i 2,1 miliardi di investimenti fondamentali per un futuro solido, ecosostenibile e occupazionale per l’ex Ilva”.
Il sindacalista tarantino si augura che tutto questo possa consentire al rilancio dell’intero settore siderurgico e, per l’ex Ilva, arrivare finalmente a una riconciliazione essenziale e definitiva tra la fabbrica e la città. Palombella ha sottolineato la necessità di un incontro urgente con il Ministro Patuanelli per conoscere i dettagli del contratto e capire se c’è la reale volontà di aprire una seria trattativa sindacale. Incontro che si terrà il prossimo 22 dicembre alle 9:30 in videoconferenza.