di Andrea Farinazzo
Art. 32 della Costituzione Italiana
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Che cosa significa? L’articolo 32 della Costituzione definisce espressamente la salute come un diritto fondamentale dell’individuo, che deve essere garantito a tutti (cittadini italiani e stranieri). Ciascun cittadino ha il diritto a essere curato e ogni malato deve essere considerato un “legittimo utente di un pubblico servizio, cui ha pieno e incondizionato diritto”. In Italia, tuttavia, il Servizio sanitario nazionale – cioè il complesso delle attività sanitarie la cui fruibilità è garantita a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro il pagamento di una compartecipazione alla spesa (il cosiddetto “ticket”) – è stato realizzato solamente nel 1978.
La Corte costituzionale ha riconosciuto la salute come diritto soggettivo direttamente azionabile erga omnes, tanto nei confronti dei privati quanto nei confronti dei pubblici poteri (Corte cost., sentenze nn. 88/1979, 184/1986; 557/1987; 202/1991).
La nuova definizione della salute, intesa non più come “semplice assenza di malattia, ma come stato di completo benessere fisico e psichico”, contenuta all’interno del Preambolo della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è stata accolta nel nostro ordinamento in via pretoria, anche dal Consiglio di Stato (Adunanza della Commissione speciale del Consiglio di Stato del 18 luglio 2018, Numero Affare 01298/2018).
A partire dagli anni Settanta del Novecento, inoltre, la giurisprudenza ha iniziato a considerare il diritto a un ambiente salubre come premessa necessaria per rendere effettivo il diritto alla salute.
Non solo. Il Giudice delle Leggi, nel bilanciamento fra il diritto alla salute (art. 32 Cost. it.) e il diritto alla iniziativa economica privata (art. 41 Cost. it.) ha affermato che il primo “limita espressamente la tutela dell’iniziativa economica privata quando questa ponga in pericolo la ‘sicurezza’ del lavoratore” (sentenza n. 405 del 1999).
Viene altresì ribadito che le norme costituzionali di cui agli artt. 32 e 41 Cost. “impongono ai datori di lavoro la massima attenzione per la protezione della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori” (sentenza n. 399 del 1996).
Da qui la necessità di affrontare gli aspetti della salute sul lavoro in maniera dinamica e complessa, per non dire olistica, attraverso un pluralismo di visioni e con l’apporto di competenze specialistiche diverse che vanno dalla medicina, chimica, biologia e ingegneria senza trascurare la psicologia, la sociologia, la statistica e il diritto.
Senza un approccio integrato si rischia di approfondire le tematiche connesse alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro in maniera ridotta e parziale: del resto questo è quello che è avvenuto per molto tempo, condizionando negativamente le conoscenze e riducendo il campo d’indagine.
L’uomo e la donna che lavorano e l’ambiente nel quale essi operano vanno studiati con riferimento a molteplici aspetti e i diversi fenomeni devono essere approfonditi integrando le conoscenze: dall’indagine statistica alla verifica applicata, dall’esame dei processi produttivi alla ricerca degli indicatori di rischio.
DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO
La valutazione della diversità di genere, apre la strada a un concetto di valutazione delle diversità molto più ampio, recepito nel D.Lgs. 81/08 laddove, tra le novità più rilevanti, si prevede espressamente l’obbligo di considerare tutti i rischi “compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro correlato (…) e quelli riguardanti le lavoratrici in gravidanza (…), nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la pre-stazione di lavoro ”.
In effetti, si tratta di fattori di rischio che sono strettamente connessi a caratteristiche dei lavoratori e che normalmente sono protette attraverso i divieti di discriminazione nell’ambito del rapporto di lavoro. E’ sempre più difficile parlare di valutazione del rischio in una ottica di genere, senza tenere in considerazione anche i rischi legati all’età di lavoratori e lavoratrici, oppure all’essere o meno nel Paese di origine e dunque con riferimento allo status di lavoratore migrante; così come è evidente che anche lavorare con una specifica tipologia contrattuale impone particolari livelli di attenzione.
Tra la vita lavorativa delle donne e quella degli uomini vi sono differenze fondamentali che influiscono sulla loro sicurezza e salute sul luogo di lavoro (SSL).
“La strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro” ha come obiettivo il “mainstreaming”, ovverosia l’integrazione della dimensione di genere nelle attività di sicurezza e salute sul lavoro.
PRINCIPALI OBIETTIVI
Le differenze di genere nelle condizioni di lavoro si ripercuotono notevolmente sulle conseguenze per la salute legate al lavoro. La ricerca e gli interventi devono tenere conto del tipo effettivo di lavoro che svolgono gli uomini e le donne e delle differenze nelle condizioni di esposizione e di lavoro.
I rischi legati al lavoro per la sicurezza e la salute delle donne sono stati sottovalutati e trascurati rispetto a quelli considerati per gli uomini, sia nella ricerca che nella prevenzione. Questo problema deve essere affrontato nelle attività di ricerca, di sensibilizzazione e di prevenzione. Adottando una strategia indipendente dal genere, il legislatore ha dedicato meno attenzione alla richiamata problematica, stanziando meno risorse per i rischi legati al lavoro per le donne e alla loro prevenzione. Le direttive europee sulla sicurezza e la salute non riguardano i lavoratori domestici (prevalentemente donne). Le donne che lavorano non ufficialmente, ad esempio mogli o compagne di uomini in aziende agricole a conduzione familiare, spesso non sono tutelate dalla legislazione. È necessario svolgere, tenendo conto dell’impatto del genere, un esame delle direttive SSL attuali e in corso di emanazione, anche pro futuro, e anche con riferimento alla definizione di norme e di accordi di compensazione. Benché sia necessario valutare l’impatto di genere e sia opportuno colmare le lacune nella conoscenza, sarebbe auspicabile, grazie alle attuali conoscenze in materia di prevenzione e integrazione del genere nella SSL, applicare le direttive esistenti in modo più sensibile al genere. Il successo di questi interventi, che tengono conto del genere, richiede la partecipazione di tutti i lavoratori interessati e l’esame delle situazioni di lavoro effettive.
Non è possibile migliorare la sicurezza e la salute sul lavoro delle donne senza tenere conto dei problemi di discriminazione sul lavoro e nella società. Le azioni di uguaglianza nell’occupazione devono comprendere la SSL. Le attività d’integrazione della sicurezza e salute sul lavoro in altri settori politici, quali le iniziative di salute pubblica o di responsabilità sociale delle imprese, devono comprendere una dimensione di genere. Le donne non sono sufficientemente rappresentate nei processi decisionali riguardanti la salute e la sicurezza sul lavoro a tutti i livelli. Le donne dovrebbero partecipare in modo più diretto e i loro pareri, le loro esperienze, le loro conoscenze e le loro competenze dovrebbero essere presi in considerazione nella formulazione e nell’attuazione delle strategie di SSL. Si sono già riportati alcuni successi nell’introduzione o nell’integrazione del genere in strategie di ricerca, interventi, consultazioni e decisioni, strumenti e azioni. Le esperienze e le risorse attuali devono essere condivise.
Benché le tendenze generali nelle condizioni e nelle situazioni di lavoro delle donne siano simili in tutti gli Stati membri e nei Paesi candidati, si riscontrano non poche differenze all’interno di queste tendenze generali. Ciascun Paese dovrebbe esaminare le proprie circostanze particolari per quanto riguarda il genere e la SSL, al fine di programmare interventi adeguati. Un approccio olistico nello studio e nella implementazione della SSL, compresa l’interfaccia lavoro-vita privata ed i problemi più vasti dell’organizzazione del lavoro e dell’occupazione, migliorerebbe la prevenzione dei rischi professionali per il bene tanto delle donne quanto degli uomini.
Le donne non formano un gruppo omogeneo e non tutte le donne svolgono lavori tradizionalmente “femminili”.
Lo stesso vale per gli uomini. Un approccio olistico terrebbe conto della diversità. Le azioni intese a migliorare l’equilibrio lavoro-vita privata dovrebbero prendere in considerazione gli orari di lavoro delle donne e degli uomini, potendo essere concepite in modo da essere accolti con favore da entrambi.
LAVORO E VITA PRIVATA: DIFFERENZE TRA UOMINO E DONNA
Il mercato del lavoro, anche nello spazio giuridico-economico dell’Unione europea, è caratterizzato dal fenomeno della “segregazione lavorativa”, in quanto le donne e gli uomini sono esposti ad ambienti di lavoro diversi e a tipi diversi di domande e di sollecitazioni, pur lavorando nello stesso settore e svolgendo lo stesso mestiere.
La segregazione si manifesta tra settori e tra lavori nello stesso settore e, anche se assunti per fare svolgere lo stesso compito, uomini e donne spesso eseguono lavori diversi. Vi è anche una forte “segregazione verticale” sul luogo di lavoro e gli uomini, in genere, occupano posti più importanti.
Le donne che scelgono di lavorare dovrebbero avere la facoltà di accedere a qualunque professione, almeno in linea teorica, ma nella pratica non è così: le loro scelte risultano confinate in un ambito molto più limitato.
Le donne sono più numerose nei lavori ad orario ridotto, in cui la segregazione è ancora più pronunciata. Vi sono altre differenze dovute al genere nelle condizioni di lavoro che si ripercuotono anche sulla sicurezza e salute sul lavoro. Per esempio, molte più donne sono impiegate in attività precarie e mal retribuite, il che si ripercuote sulle loro condizioni di lavoro e sui rischi cui sono esposte. Le donne, inoltre, tendono a conservare più a lungo lo stesso lavoro rispetto agli uomini e, quindi, subiscono un’esposizione più prolungata ai rischi esistenti.
La consultazione e la partecipazione dei lavoratori è un fattore importante per una corretta prevenzione dei rischi, ma le donne spesso lavorano in contesti in cui la rappresentazione sindacale è più debole e sono meno presenti a tutti i livelli del processo decisionale. La disuguaglianza tra i sessi all’interno e all’esterno del luogo di lavoro può influire sulla sicurezza e salute sul lavoro delle donne e si riscontrano, per tale motivo, importanti collegamenti tra problemi di discriminazione in generale e salute.
Le donne svolgono ancora la maggior parte dei lavori domestici non retribuiti e si prendono cura dei bambini e dei parenti anche se lavorano a tempo pieno. Questo fa aumentare notevolmente il loro tempo di lavoro quotidiano ed esercita una pressione supplementare su di esse, soprattutto se vi è un’incompatibilità tra la loro organizzazione professionale e la loro vita privata.
Alcuni esempi di differenze di genere a livello di rischi e ripercussioni sulla salute
Rischio/Conseguenze per la salute | «Più esposti/ Maggiore incidenza» | Osservazioni |
Infortuni | Uomini | La frequenza è maggiore per gli uomini, anche dopo che si sono apportate modifiche con la riduzione dell’orario di lavoro per le donne. |
Disturbi degli arti superiori | Donne | Si riscontra un’elevata incidenza in alcune attività altamente ripetitive svolte da donne, quali i lavori alla catena di montaggio «leggera» e l’attività di introduzione dati, in cui non si può controllare molto il modo di lavorare. |
Sollevamento di carichi pesanti | Uomini | Però, per esempio le donne che lavorano nei settori delle pulizie, del catering e dell’assistenza sono soggette a lesioni causate da sollevamento e trasporto di carichi pesanti. |
Stress | Donne | Si segnalano elevati tassi per entrambi, ma tra i fattori di stress che riguardano particolarmente le donne figurano le molestie sessuali, la discriminazione, i lavori poco qualificati con scarso controllo, lavori con elevato peso emotivo e il doppio peso del lavoro domestico non retribuito che si aggiunge al lavoro retribuito. |
Violenza da parte del pubblico | Donne | Le donne che lavorano sono più in contatto con il pubblico. |
Rumore/Perdita dell’udito | Uomini | Le donne a volte sono molto esposte, ad esempio nell’industria tessile e in quella alimentare |
Cancro professionale | Uomini | In alcune industrie manifatturiere le donne hanno tassi più elevati |
Asma e allergie | Donne | Ad esempio, a causa di prodotti detergenti, prodotti sterilizzanti e polvere nei guanti protettivi di latex usati in assistenza medica e polveri nell’industria della manifattura tessile e dell’abbigliamento. |
Malattie della pelle | Donne | Per esempio, a causa del lavoro con mani bagnate in settori quali il catering o a causa del contatto con la pelle di sostanze detergenti o prodotti chimici per parrucchieri. |
Malattie infettive | Donne | Per esempio, nell’assistenza sanitaria o nelle attività a contatto con bambini |
Attrezzature di lavoro e di protezione inadeguate | Donne | Gran parte degli indumenti e delle attrezzature da lavoro sono stati concepiti per l’«uomo medio», il che crea problemi per molte donne e anche per molti uomini che escono dalla media. |
Salute riproduttiva | Entrambi | Tra i temi trascurati figurano fertilità, disturbi mestruali, menopausa e salute riproduttiva maschile. |
Orario di lavoro inadeguato | Entrambi | In genere gli uomini hanno orari molto lunghi di lavoro retribuito, mentre le donne svolgono più lavoro domestico non retribuito. Entrambi desiderano un migliore equilibrio tra lavoro e vita. |
Esempio di casi in cui le differenze di genere possono influenzare la sicurezza e la salute sul lavoro
Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. UE-OHsa