Ex Ilva: i lavoratori devono tornare protagonisti. Due ore di sciopero e conferenza stampa il 25 novembre

Si è svolto mercoledì 18 novembre il coordinamento unitario ex Ilva di Fim Fiom Uilm in videoconferenza per condividere con tutti i delegati dei diversi stabilimenti qual è il quadro generale dell’acciaieria più grande d’Europa e cosa si può fare per cambiare lo stato di cose.
A introdurre il dibattito è stato il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, che ha ribadito: “Noi siamo stati protagonisti e abbiamo determinato delle scelte che hanno fatto la differenza quando siamo stati coinvolti nella trattativa”. Il riferimento non è puramente casuale: il leader dei metalmeccanici della Uil ha citato, infatti, l’unico accordo che il sindacato ha sottoscritto, quello del 6 settembre 2018. “Nessuno può dirci che quell’accordo non vale più – ha sottolineato Palombella – perché è il solo che al suo interno garantisce gli adeguamenti ambientali, la tutela della salute e la salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori”.

SCONGIURARE LA CHIUSURA
Il percorso è stato accidentato a causa della somma di più elementi: in primis la scelta del Governo rispetto all’immunità che ha portato subito dopo ArcelorMittal a rimettere tutto in discussione, a fare un abuso della cassa integrazione e, addirittura, a dichiarare la volontà di un progressivo spegnimento degli impianti.
“Lo abbiamo scongiurato, ma il pericolo non è scampato”. Del resto le affermazioni che arrivano dal mondo politico non sono un segreto, proprio mentre si svolgeva il coordinamento è arrivata la dichiarazione del  segretario regionale Pd Puglia, Marco Lacarra, secondo cui l’unico futuro per l’ex Ilva sarebbe “lo spegnimento dell’area a caldo”. Ma Palombella non ha dubbi: “Spegnere l’area a caldo vorrebbe dire chiudere tutto, decretare la fine della siderurgia in Italia e la perdita di 20mila posti di lavoro tra diretti e indiretti”.

VERITÀ E BUGIE
La situazione appare già da tempo drammatica, la produzione del 2020 farà registrare un record negativo attestandosi su circa 3,2 milioni di tonnellate. Al netto di tutto questo si aggiungono relazioni industriali inesistenti e un’azienda che va avanti in modo unilaterale con azioni repressive e licenziamenti.
I tentativi di dialogo con il Governo, avvenuti tra settembre e ottobre in diversi incontri al ministero dello Sviluppo economico e in videoconferenza, non hanno mai chiarito quello che era stato deciso sottobanco nell’accordo del 4 marzo. “Accordo che noi contestiamo – aggiunge il Segretario generale della Uilm – e che la stessa azienda aveva disconosciuto dopo una settimana, con l’arrivo della pandemia. Ne siamo venuti a conoscenza solo a pezzi e in diversi momenti, ma non ne conosciamo gli assetti industriali e le ricadute occupazionali”.
Da verità mescolate con bugie, alternate con il silenzio, siamo arrivati quindi a pochi giorni dalla data del 30 novembre e ancora nulla è stato chiarito.

NON È PIÙ IL TEMPO DEGLI SCENARI
L’ultimo incontro sull’ex Ilva è stato realizzato il 13 novembre in videoconferenza con Patuanelli, Gualtieri, Catalfo e Arcuri, ma si è concluso male. Il ministro Patuanelli si è irritato per la fuoriuscita di audio integrali degli interventi e ha ritenuto impossibile continuare la discussione. Un’affermazione che è suonata più come una scusa, anche perché la promessa di una successiva convocazione a stretto giro, al momento in cui scriviamo, non è ancora arrivata.
In quell’incontro l’ad di Invitalia ha parlato di “scenari” e ha ribadito che la parte pubblica entrerà nella nuova ipotetica società con una quota che “non sarà di minoranza”. Evidentemente la chiarezza non è il suo forte.
“Dopo otto mesi di trattativa segreta tra ArcelorMittal e Invitalia siamo ancora di fronte a scenari futuri sulla più grande acciaieria europea”, aveva tuonato a margine Palombella. “Vogliamo conoscere effettivamente quali sono le condizioni e i tempi, previsti dall’ipotetico accordo, perché non sono ininfluenti. Non possiamo prendere atto di accordi finanziari e commerciali a cose fatte, perché si rischierebbe di rendere un eventuale confronto sindacale inutile”, continuava il Leader dei metalmeccanici della Uil.
Ventimila lavoratori stanno vivendo una situazione estremamente complicata a causa delle migliaia di ore di cig, con conseguenti riduzioni salariali, dell’insicurezza degli impianti, dell’incertezza sul futuro dei lavoratori di Ilva As e dell’indotto, della sospensione delle manutenzioni e delle relazioni industriali inesistenti.
Per i sindacati si deve arrivare prima della scadenza del 30 novembre con un quadro chiaro e certo.
Anche dal coordinamento unitario, così come da quell’ultimo incontro, è emersa quindi la necessità di un confronto continuo, a partire da quello fissato nella prossima settimana e per il quale i Segretari generali di Fim Fom e Uilm sono tornati a scrivere a Patuanelli.
Nel frattempo sono state stabilite due ore di sciopero generale in tutti i siti del Gruppo per il 25 novembre, data in cui i Segretari generali terranno una conferenza stampa, l’ennesimo tentativo del sindacato per cambiare il corso delle cose e aprire gli occhi a chi in questo Paese sembra essere così miope da mettere a repentaglio un pezzo di industria che è anche un pezzo di storia italiana. 

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