Giovedì 22 ottobre siamo stati al Cnel. L’occasione che ci ha condotti presso il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è stato un workshop sull’ex Ilva, organizzato da Federmanager, per discutere proprio di una “Proposta di soluzione tecnica per il rilancio dello stabilimento di Taranto”.
Il dibattito, iniziato alle 16, è stato moderato dal giornalista di Panorama, Guido Fontanelli. Lo stesso che nel numero 36 del 2 settembre aveva in effetti illustrato nel dettaglio il progetto del sindacato dei manager di Liguria e Taranto.
IL DOSSIER DI FEDERMANAGER
Il dossier, scritto prima dell’estate, è stato consegnato al Cnel e al ministero dello Sviluppo economico.
Premesso che occorre ripristinare e rendere non modificabile retroattivamente lo scudo penale a protezione di chi si accingerà all’immane compito del risanamento ambientale del centro siderurgico di Taranto, il piano targato Federmanager immagina lo stabilimento diviso in due parti: nella prima si continuerebbe a realizzare acciaio in modo tradizionale, usando gli altoforni 4 e 5 (quest’ultimo andrà riattivato), con una produzione annua di 6 milioni di tonnellate. Nella seconda parte si utilizzerebbe la riduzione diretta e forno elettrico per sostanziali contributi pubblici europei e italiani sia a copertura dell’investimento iniziale sia della parte di costi di esercizio inizialmente non in equilibrio.
L’ipotesi dunque è di arrivare a 8 milioni di tonnellate di produzione (il doppio di quanto realizzato dall’ex-Ilva nel 2019), una quantità ritenuta sufficiente per assicurare la necessaria redditività dell’esercizio. Per quanto riguarda i tempi, l’insieme degli interventi previsti e dettagliati nello studio richiederà approssimativamente 36 mesi per essere completato.
L’INTERVENTO DI ROCCO PALOMBELLA
Nel suo intervento, il Segretario generale della Uilm Rocco Palombella, è partito ricordando l’accordo del 6 settembre 2018 sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali e che aveva previsto un addendum sul piano ambientale per sancire il giusto connubio tra salute e lavoro. L’accordo prevedeva, infatti, anche la piena occupazione a fine piano.
“Ma noi dobbiamo fare i conti con il governo – ha detto Palombella – nelle ultime settimane il ministro Patuanelli ha spesso parlato di chiusura dell’aerea a caldo e questo significa chiudere l’ex Ilva di Taranto, ma anche di Genova. Dovrebbe avere il coraggio di ammetterlo”.
Il leader dei metalmeccanici, pur apprezzando il tentativo di Fermanager nel cercare di “buttare il cuore oltre l’ostacolo”, ha espresso qualche perplessità sulla questione degli organici. “Il progetto ha una sua validità sul piano dell’equilibrio tra area a caldo e pezzo green, ma abbiamo già esuberi provenienti dal vecchio piano, che dovevano essere reintegrati e ricollocati. Col piano di Federmanager si generano altri 1.300 esuberi, per cui diventano 3mila. Come si gestiscono questi lavoratori?”. Una questione non da poco, che sta molto a cuore al sindacato.
“E poi – ha continuato – quando si inizia a mettere mano al rifacimento dell’altoforno 5? Lo stabilimento non si può fermare, perché si deteriora. Quindi bene la discussione, noi vi seguiremo ma a una condizione: 3mila lavoratori in esubero per noi sono insopportabili, come del resto è insopportabile anche una sola persona in più che perde il lavoro”.
Ho ascoltato l’intervento appassionato ma lucidissimo del Segretario Palombella e quello altrettanto bello di Valerio D’Alò della FIM. Da loro concittadino e da conoscitore delle vicende del Siderurgico di Taranto sono stato orgoglioso della prestazione di questi due grandi, appassionati e competenti sindacalisti tarantini. Aggiungo che sono stati gli unici ad aver dimostrato reale competenza e conoscenza della drammatica situazione in cui vive quell’enorme stabilimento.
Grazie Biagio (anche per leggerci!)