Cari lavoratori,
la notizia più importante di questo numero di Fabbrica società è quella legata alla decisione assunta da Fim Fiom Uilm di dichiarare uno sciopero di tutta la categoria, a partire dai prossimi giorni per poi concludersi il 5 novembre.
La decisione si è resa necessaria dopo l’incontro con Federmeccanica e Assistal del 7 ottobre presso la sede di Confindustria per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Abbiamo considerato la data del 7 ottobre importante e non potevamo immaginare che si sarebbe potuta verificare la rottura della trattativa.
Prima di entrare nel merito della questione, vorrei parlare però degli altri importanti appuntamenti delle ultime settimane.
Il 29 settembre si è svolto un incontro presso la sede di Roma del Cna con i rappresentanti dei vari settori dell’Artigianato. Il tutto si è svolto in un clima positivo nonostante le difficoltà dell’attuale situazione. Durante la riunione è stata ribadita la disponibilità di continuare la discussione, pur nella consapevolezza che l’andamento della trattativa con Federmeccanica condizionerà questa vicenda.
Il 1° ottobre abbiamo realizzato l’Esecutivo nazionale della Uilm, approfittando della sospensione già programmata della trattativa con Federmeccanica. È stata la prima occasione importante per “riabbracciare” i nostri componenti dell’Esecutivo, dopo tantissimi mesi di blocco che non ci hanno consentito di realizzare assemblee in presenza.
L’incontro si è svolto presso la sede nazionale della Uil, rispettando un protocollo di sicurezza molto ferreo per evitare qualsiasi possibilità di contagio. È stato uno degli Esecutivi più importanti, non solo per quanto riguarda la qualità del dibattito che si è sviluppato, ma perché ricco di sorprese grazie agli interventi del Segretario confederale Ivana Veronese e del Segretario generale Pierpaolo Bombardieri.
Pierpaolo non si è limitato a portare i saluti della Uil, ma ha avuto l’occasione di entrare nel merito del dibattito che stavamo sviluppando. L’intervento di Pierpaolo Bombardieri è stato molto apprezzato da tutti i componenti del nostro Esecutivo. Il dibattito è andato avanti e le conclusioni sono estremamente positive, vista anche la quantità e qualità degli interventi e degli spunti che sono stati dati dai nostri Segretari territoriali.
Nel corso dell’Esecutivo abbiamo valutato le insidie di un’eventuale rottura nell’incontro del 7 ottobre e delle conseguenze che potevano determinarsi. Quindi una presa di coscienza e consapevolezza da parte di tutti.
La svolta negativa, purtroppo, si è avuta nell’incontro del 7 ottobre quando Federmeccanica ha dichiarato che l’unica possibilità di incrementi salariali nel prossimo triennio sarebbe stata quella legata all’inflazione, prendendo a riferimento l’indice IPCA.
Abbiamo considerato questa posizione irricevibile poiché si sarebbe tradotta in aumenti salariali inferiori a 40 euro, ma, nonostante questo, abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a proseguire il confronto a partire dal giorno successivo e gli incontri già programmati.
A conclusione della giornata, abbiamo dichiarato la nostra insoddisfazione per la proposta di Federmaccanica, ovvero la riproposizione di uno schema che aveva fatto notare nell’ultimo anno di incontri.
Abbiamo proposto una fase informativa tra i lavoratori e lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari e delle flessibilità, elementi di rigidità necessari di fronte alla posizione che aveva assunto Federmeccanica.
Le parti datoriali hanno ritenuto la nostra presa di posizione troppo forte e, dopo una breve pausa, ci hanno comunicato la loro indisponibilità a proseguire con gli incontri già programmati, se non si fosse ritirato lo stato di agitazione. Da quel momento si è aperta una fase nuova. Federmeccanica si è assunta la responsabilità di rompere il tavolo e a quel punto abbiamo deciso di programmare una segreteria unitaria per l’8 ottobre.
Per la prima volta, dopo tanti anni, si sono riunite unitariamente le segreterie nazionali di Fim Fiom e Uilm e questo è accaduto su un tema di estrema rilevanza. Si è sviluppato un serio dibattito e alla fine si è deciso di anticipare le valutazioni che sarebbero arrivate dopo gli incontri con Federmeccanica del 14 e 15 ottobre.
Si è deciso di programmare sei ore di sciopero: due da subito per organizzare le assemblee, sensibilizzare i lavoratori e realizzare gli attivi territoriali e quattro di sciopero generale di tutta la categoria il 5 novembre, a un anno esatto dall’inizio della trattativa che si è purtroppo dimostrata inconcludente.
Nell’ultimo anno abbiamo tenuto tredici incontri, ma non c’è mai stata la volontà delle parti datoriali di entrare nel merito, nemmeno di presentare dei documenti per rappresentare le varie fasi di discussione.
Successivamente abbiamo organizzato una conferenza stampa per informare il Paese di questa nuova fase. È stato deciso di mettere in piedi un programma di consultazione e coinvolgimento del Governo, di vari Ministri e forze politiche sui seri rischi che si verificheranno in caso di una rottura definitiva del tavolo.
Siamo convinti che Federmeccanica abbia assunto una posizione sbagliata che rischia di mettere in discussione l’importante rinnovo contrattuale del 2016 e di tornare indietro nel tempo nelle relazioni industriali e nella partecipazione.
Solleciteremo Federmeccanica a recedere da questa linea che rischia di far male alle imprese e ai lavoratori. Il clima di incertezza dovuta alla pandemia, che registra un importante aumento della diffusione in questi giorni, rischia di aprire altri scenari più drammatici.
Sarebbe necessario avviare una trattativa che parta dai punti della nostra piattaforma che, mai come in questo momento, sono attuali e necessari.
Continueremo a fare appello ai lavoratori, seppur nelle difficoltà che stanno vivendo, di ritenere il contratto uno strumento da difendere perché rappresenta un collante di democrazia e non può essere sostituito da altri strumenti.
Il nostro sistema prevede due livelli di contrattazione, ma il secondo viene rinnovato solo in poche aziende. Basti pensare che il contratto integrativo dell’ex Ilva è fermo da oltre 22 anni e la situazione di crisi non ha fatto che peggiorare le condizioni.
Pur rivendicando la contrattazione di secondo livello, ribadiamo che l’unico vero strumento di difesa minima dei diritti dei lavoratori è quello di primo livello. Continueremo a combattere per non far mettere in discussione a nessuno l’intera contrattazione.