Settecentocinquanta miliardi per la ripresa economica, industriale e sociale dell’Europa: è questo lo scopo dell’accordo del 21 luglio scorso tra i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea che ha dato vita al Recovery Fund.
Un’intesa che dovrà essere ratificata dai Parlamenti di tutti i Paesi membri e dal Parliamento europeo entro la fine del 2020. Ogni Governo dovrà inoltre presentare programmi che saranno valutati dalla Commissione europea e Consiglio dell’Ue. I fondi sono suddivisi in sussidi diretti, pari a 390 miliardi, e prestiti garantiti per 360 miliardi, e saranno disponibili dalla seconda metà del 2021.
FONDI ITALIANI
Dopo giorni di intense trattative, il Governo italiano ha ottenuto 82 miliardi di sussidi diretti e 127 miliardi di prestiti il cui rimborso avverrà a partire dal 2027.
Il ministero dello Sviluppo economico guidato da Patuanelli ha già pronta una serie di progetti per tre macro aree di riferimento: trasformazione digitale e innovazione, transizione verde, attrattività e rafforzamento del sistema produttivo.
TRASFORMAZIONE DIGITALE E INNOVAZIONE
Rientrano in questa macro area diversi progetti:
Trasformazione 4.0 (27 miliardi) – Dal 2021/2022 sostegno investimenti per transizione, trasformazione tecnologica, green, digitale, misure fiscali (credito di imposta per beni strumentali e spese in ricerca, sviluppo, innovazione e design, agevolazioni per investimenti in tecnologie digitali e green), contributi a fondo perduto per innovazione nel settore delle TIC (tecnologie dell’informazione e comunicazioni);
Investimenti ricerca e sviluppo (4,5 miliardi) – Dalla fine del 2020 istituzione Fondo IPCEI per promuovere e rafforzare catene strategiche del valore in Italia (Batterie, Microelettronica, Idrogeno), Partenariati in ricerca e innovazione;
Piano per Tecnologie emergenti (2,3 miliardi) – Entro il 2026 avvio piano per l’Interlligenza Artificiale (sostegno investimenti, aggiornamento competenze lavoratori e manager, partenariato pubblico-privato, Istituto italiano per l’IA, Blockchain;
Banda Ultra Larga (6 miliardi) – Entro il 2026 estensione banda larga, fino a 1 Gbits, alle aree bianche (poca o nessuna connessione), completamento in quelle grigie (unico operatore di rete) e raggiungimento delle sedi pubbliche e siti produttivi;
Servizi e connessioni digitali (6,735 miliardi) – Transizione digitale e superamento del digital divide, in particolare nella scuola, turismo, cultura, scuola attraverso la posa della fibra ottica e banda ultra larga.
TRANSIZIONE VERDE
Gli interventi principali in questo caso riguardano misure come:
Super ecobonus e sismabonus (30 miliardi) – Fino al 2024 fondi per riqualificazione enrgetica e messa in sicurezza di edificili pubblici e privati, estensione ecobonus e sismabonus;
PNIEC (Piano nazionale integrato clima ed energia) – Investimento di 9 miliardi entro il 2026 – Reddito energetico e promozione dell’autoproduzione di energia elettrica rinnovabile, adeguamento rete elettrica alle esigenze del futuro (smart grids) entro il 2025, poli integrati di ricarica in sostituzione di una parte dell’attuale rete distributiva di carburanti (mille impianti su 20mila totali) entro il 2023, installazione di ricariche elettriche, promozione del biometano;
Decarbonizzazione e Transizione giusta (3,5 miliardi) – Entro il 2026 decarbonizzazione di poli industriali per la riduzione delle emissioni CO2 (in particolare comparto raffinazione e produzione di ceramiche) e riqualificazione lavoratori interessati dalle operazioni di riconversione dei siti, chiusura entro il 2025 di centrali elettriche a carbone come Brindisi, Civitavecchia, Monfalcone con sostituzione con centrali a gas;
Strategia per l’idrogeno (1 miliardo) – Sperimentazione, sviluppo e realizzazione entro sei anni di idrolizzatori su scala industriale attraverso una collaborazione tra ENEA, Università, Enti di Ricerca ed Imprese, creaione di un’area industriale con realtivo indotto dedicata alla produzione di elettrolizzatori e creazione parco tecnologico specializzato nelle tecnologie dell’idrogeno, utilizzo sperimentale dell’idrogeno nel settore industriale (in particolare siderurgia) e nei trasporti pesanti e ferroviari;
Piano Siderurgia sostenibile (5 miliardi) – Graduale decarbonizzazione degli impianti produttivi, azioni di ricerca e sviluppo verso l’utilizzo dell’idrogeno, riconversione siti ambientali, efficientamento energetico, riconoscimento del rottame ferroso come materia prima seconda, riequilibrio dei costi ambientali – Entro il 2026;
Riqualificazione energetica e messa in sicurezza edifici PA locale (3,3 miliardi) – A partire dal 2022 intervento di circa il 3% l’anno della superficie complessivamente occupata da questa tipologia di edifici;
Economia circolare (5,2 miliardi) – Entro il 2026 coordinamento, promozione, controllo e monitoraggio dell’economia circolare in Italia, rafforzamento competenze professionali, trasferimento tecnologico e supporto alle PMI, azioni per la transizione circolare nelle aree urbane e rurali;
Smart e green mobility (5 miliardi) – Ecobonus fino al 2024 per autoveicoli, motoveicoli e micromobilità a bassa emissione di CO2, transizione verde dell’industria automotive e nautica, innovazione parco autobus del trasporto pubblico locale entro il 2026, promozione car sharing, mobility cooperativa, piste ciclabili, rendere smart e digitali servizi come ticketing, minimizzare le attese, wi-fi services.
ATTRATTIVITA’ E RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA PRODUTTIVO
In questa macro area troviamo:
– Attrazione investimenti esteri e Reshoring (2,5 miliardi) – Agevolazioni a programmi di investimenti, sostegno allo sviluppo in aree di crisi industriale, programmi di ristrutturazione di aziende in crisi (Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e prosecuzione attività d’impresa);
Accesso al credito e liquidità per le imprese (6,5 miliardi) – Sostegno delle imprese per facilitare accesso al credito, agevolazioni su finanziamenti bancari per acquisto macchinari, creazione banca pubblica degli investimenti in tre anni;
Rafforzamento patrimoniale e facilitazione dell’accesso al credito da parte delle imprese in difficoltà (6,5 miliardi) – Rafforzamento fondo per la salvaguardia livelli occupazionali e prosecuzione attività d’impresa, sostegno a società e imprese in Amministrazione straordinaria;
Piano per il potenziamento filiera aerospazio, difesa e sicurezza (12,5 miliardi) – Entro 6 anni transizione digitale e green e della resilienza, investimenti in ricerca e innovazione con ridotto impatto ambientale, totale sicurezza cyber e digitale.
Piano Economia spaziale (1 miliardo) – Programma di 6 anni per sviluppare e rafforzare il settore aerospaziale traguardando la transizione freen, realizzazione di infrastrutture spaziali e sviluppo di servizi e applicazioni innovative.
ULTIMO CONFRONTO AL MISE
Il 7 agosto scorso la Uilm Nazionale ha avuto l’ultimo confronto al ministero dello Sviluppo economico. E’ stata l’occasione anche per illustrare nel dettaglio la situazione industriale italiana con riferimento alle vertenze irrisolte e alle realtà strategiche da tutelare.
“Abbiamo avanzato al Ministro alcune proposte proprio nell’ottica di rilanciare la siderurgia” spiega il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Tra queste quella di cofinanziare e favorire, anche attraverso una partnership tra pubblico e privato, gli investimenti in ricerca e sviluppo al fine di definire le migliori tecnologie produttive che garantiscano l’ecosostenibilità delle aziende. E’ indispensabile – continua – governare la transazione energetica salvaguardando i livelli occupazionali e produttivi mantenendo l’Italia come uno dei maggiori produttori di acciaio. Occorre creare una strategia statale di indirizzo siderurgico – aggiunge – anche attraverso un intervento diretto in assetti societari. La filiera dell’acciaio deve rappresentare il volano per il rilancio della manifattura italiana. Occorre poi definire a livello europeo – conclude – politiche discali e industriali che penalizzino l’importazione di prodotti siderurgici da Paesi metto in atto una concorrenza sleale e intensificare controlli sulla sicurezza degli impianti e dei luoghi di lavoro”.