Ex Ilva: dopo otto anni dal sequestro impianti la situazione è peggiorata

Il 26 luglio 2012 gli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto vennero posti sotto sequestro, senza facoltà d’uso, dalla Magistratura per un’inchiesta per disastro ambientale. Inoltre vennero posti sotto custodia cautelare i vertici dell’Ilva. Migliaia di operai uscirono dalla fabbrica, bloccarono la via Appia e il ponte girevole e manifestarono lungo le strade di Taranto, fino alla Prefettura della città ionica. Dopo otto anni, sei governi, commissari, promesse e impegni non rispettati, la situazione è peggiorata.

SILENZIO DAL GOVERNO
L’ultimo incontro in videoconferenza si è tenuto il 9 giugno, alla presenza dei ministri Patuanelli, Gualtieri e Catalfo, che promisero di riconvocare una riunione al più presto. Dopo oltre cinquanta giorni dal Governo “c’è un silenzio inconcepibile” dichiara Rocco Palombella, Segretario generale della Uilm.
Il leader dei metalmeccanici della Uil si aspetta un “chiaro segnale” dall’Esecutivo perché “ci deve far capire cosa intende fare di questo stabilimento”. La situazione ambientale, sociale e occupazione è al limite con “migliaia di lavoratori col fiato sospeso e con 900 euro lorde al mese” e con la mancata risoluzione della “questione ambientale e di una città che non vuole più barattare salute e lavoro” sottolinea Palombella.
Il Governo è “immobile” denuncia il Segretario delle tute blu della Uil, e “ci deve spiegare come si vorrebbe governare la transizione, dal punto di vista occupazionale, produttivo e degli investimenti ambientali”.

NO AL MODELLO GENOVA
Nel 2005 ci fu la chiusura dell’area a caldo dello stabilimento ex Ilva di Genova. Questo modello vorrebbe essere replicato anche a Taranto ma Palombella si dice da subito contrario al cosiddetto Modello Genova perché, anche essendo “forse la soluzione possibile in quel momento, significherebbe dare una prospettiva di cassa integrazione e assistenzialismo ai lavoratori”.
“Dopo quindici anni abbiamo ancora lavoratori in cassa integrazione, inizialmente erano migliaia e oggi circa 400” prosegue il leader Uilm, secondo cui è necessario dare una “prospettiva occupazionale e non assistenziale che prevede un assegno che non dà la possibilità ai lavoratori di poter vivere dignitosamente”. Inoltre, continua il Segretario Generale della Uilm, “ad oggi nessuna istituzione, né nazionale né locale, si è impegnata a trovare un posto di lavoro a chi è in cig”.
“Noi siamo il sindacato del lavoro e non della cassa integrazione” chiosa Palombella.

SINDACATO ESCLUSO DA CONFRONTO
Dall’inizio del contenzioso legale tra ArcelorMittal e lo Stato italiano, passando per l’accordo del 4 marzo scorso, fino ad oggi, il sindacato è stato tenuto all’oscuro. Tutto questo mentre “il Presidente Conte ha dichiarato che la questione Ilva sta per essere affrontata e il Ministro Patuanelli un giorno dice una cosa e un giorno ne dice un’altra” aggiunge il Segretario generale della Uilm.
Questa esclusione delle organizzazioni sindacali in un confronto con la multinazionale e il Governo è “intollerabile” secondo Palombella, che si domanda: “di cosa stanno trattando?”.
Il leader Uilm chiede un incontro urgente perché “arrivare a settembre in queste condizioni è rischioso, ci potrebbero essere problemi di ordine pubblico e non sarà facile mantenere la calma di lavoratori e cittadini”.

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