CNHI: positiva conferma piano industriale, ora Governo garantisca ammortizzatori

Una notizia positiva per i lavoratori di CnhI degli stabilimenti di Brescia e Lecce: l’azienda, nell’incontro del 29 luglio, ha confermato in sostanza gli impegni presi nel piano industriale ratificato al Mise il 10 marzo 2020 e ha ritirato le riserve sul futuro dei due siti, anche se i tempi di realizzazione a Brescia saranno rallentati di un anno a causa della pandemia.

FUTURO STABILIMENTI
CnhI ha valutato che nel sito Iveco di Brescia deve far ricorso al contratto di solidarietà, prevedendo un utilizzo per 30 mesi. Per questo, secondo Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM  e AqcfR “è necessario un intervento normativo che renda questo strumento aderente alla situazione di mercato mutata con emergenza Covid”.
Le organizzazioni sindacali esprimono “preoccupazione per la dilatazione dei tempi poiché è fondamentale, per gestire l’impatto sull’occupazione, il rispetto dei tempi dell’accordo del 10 marzo scorso e su questo occorre un maggiore impegno da parte aziendale”.
I sindacati sottolineano come “gli strumenti di investimento messi in campo nel decreto rilancio possono essere utilizzati in questo senso”.A Brescia, “il processo di elettrificazione richiederà l’inserimento di nuove professionalità, oltre che rilevanti azioni di formazione per il personale in forza utilizzando gli incentivi previsti dalla normativa regionale e nazionale” aggiungono.
Per quanto invece riguarda Lecce, continuano, “i cali di volume, determinati dalla contrazione di mercato, potrebbero richiedere in futuro l’apertura di un contratto di solidarietà”.
Nel corso dell’incontro l’azienda ha presentato un aggiornamento sulla situazione di Pregnana, dove “prosegue l’attuazione degli strumenti pattuiti col sindacato a partire dalla individuazione di un nuovo investitore, ed è necessario che le istituzioni nazionali e regionali con il sindacato e l’impresa individuino gli strumenti necessari agli investimenti per tutelare tutta l’occupazione insieme al piano di trasferimenti volontari e incentivati in altri siti del gruppo, nonché di San Mauro e di Foggia in cui le azioni proseguono come programmato”. Le organizzazioni sindacali ritengono “un passo importante il fatto che CNH Industrial abbia sciolto le riserve e confermato gli impegni assunti che dovranno trovare compimento nei singoli stabilimenti”.

INTERVENTO GOVERNO
Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM  e AqcfR chiedono al Governo di “intervenire sul contratto di solidarietà, così da consentire in questo caso come in numerosi altri di scongiurare gli esuberi e di preservare l’occupazione” ma “occorre, a partire dal prossimo incontro, che tutti facciano la propria parte e che si entri nel merito delle tempistiche dell’accordo”.
Per quanto riguarda il Ministero del Lavoro, i sindacati indicano come “ha dato una mera disponibilità a valutare una modifica del contratto di solidarietà nell’ambito della più complessiva attesa riforma degli ammortizzatori sociali, ma senza fornire nessuna risposta impegnativa”. Mentre il Mise si è “dimostrato più attento assumendosi l’impegno a seguire la vertenza e a coinvolgere, al prossimo incontro di settembre, tutti i soggetti che dovranno pronunciarsi sulla normativa del contratto di solidarietà”.

SCIOPERI E MANIFESTAZIONI
Centinaia di lavoratori in tutti gli stabilimenti italiani del Gruppo avevano scioperato il 21 luglio scorso per “rivendicare il rispetto del piano industriale definito nell’accordo di marzo 2020 e per chiedere al Governo di interessarsi alle sorti di quello che, con oltre 17.000 dipendenti, rappresenta una delle più grandi imprese presenti nel nostro Paese”.
Ora, secondo Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM  e AqcfR “l’accordo di marzo, gli scioperi e le manifestazioni indette in tutti gli stabilimenti dei giorni scorsi e il confronto continuo con l’Azienda hanno permesso la ripresa proficua del tavolo al Mise” perchè “siamo consapevoli che restano da affrontare problematiche rese particolarmente difficili dal periodo di emergenza che stiamo attraversando, ma siamo anche fiduciosi che la conferma degli investimenti possa costituire la premessa per la tutela dell’occupazione”.

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