di Guglielmo Gambardella
Il perdurare della crisi del settore e i tempi della ripresa del mercato metterà a dura prova la tenuta della filiera aeronautica italiana. E’ necessario che il Governo intervenga con un piano di sostegno e rilancio per tutte le aziende italiane fornitrici di componenti aeronautici e i grandi player italiani sono chiamati ad assumersi la responsabilità di preservare la loro catena di fornitura.
IMPORTANZA SETTORE
Nelle scorse settimane i rappresentanti dei due più grandi player nazionali del settore, Alessandro Profumo per Leonardo e Riccardo Procacci per Avio Aero, hanno rappresentato, nel corso delle audizioni informali alla Commissione Difesa del Senato, il valore industriale e occupazionale delle aziende dell’Aerospazio e Difesa.
Anche se l’oggetto delle audizioni era circoscritto ai progetti della Difesa Europea, l’occasione è stata utile per chiedere la continuità nel supporto istituzionale a queste realtà industriali che rappresentano le eccellenze del nostro sistema manifatturiero in termini di capacità tecnologiche e di innovazione e con una occupazione altamente qualificata: basti pensare che nella sola Leonardo, sull’organico complessivo italiano di 30mila addetti, lavorano circa 10mila ingegneri e 12mila tecnici specializzati, mentre in Avio Aero sono circa la metà degli oltre 4.600 addetti impiegati nei quattro siti produttivi italiani.
I NUMERI DELLA CRISI
Purtroppo, con il persistere della crisi del trasporto aereo commerciale e civile, le cui previsioni di piena ripresa sono attese solo nel 2023, i due grandi produttori mondiali Boeing e Airbus di cui Leonardo e Avio Aero sono fornitori, hanno già annunciato importanti tagli produttivi e occupazionali che potranno variare dal 30 al 50 % in meno rispetto volumi previsti ad inizio anno, prima del manifestarsi della crisi Coronavirus.
In Italia, la riduzione dei rate produttivi e delle consegne si è già riflessa e si ripercuoterà ulteriormente sui fornitori italiani di aerostrutture, come Leonardo, o di motori come Avio Aero o di altri componenti aeronautici prodotti delle aziende aeronautiche: ci chiediamo, dunque, come riorganizzeranno il sistema di sub fornitura e dell’intera filiera a esse collegate? Si invertirà il trend dell’outsourcing, praticato negli ultimi anni, a favore dell’insourcing per riportare all’interno delle grandi aziende pacchi di lavoro per attenuare l’urto della crisi dei loro clienti?
RISCHI SULLA FILIERA
Solo per citare qualche dato e per dare una dimensione al fenomeno riportiamo alcuni elementi utili: sono oltre 4mila i fornitori italiani, prevalentemente rappresentati da piccole e medie imprese, che supportano i 52 siti italiani di Leonardo e che caratterizzano, in alcuni casi, il tessuto produttivo di interi territori; sono oltre mille i fornitori che costituiscono la supply chain di Avio Aero per un volume complessivo di acquisti di circa 400 milioni di euro.
Se consideriamo che il moltiplicatore occupazionale dichiarato per questo settore è pari a 3 (per ogni occupato nell’azienda primaria ci sono 3 posti di lavoro ad esso collegato) è chiaro che la questione potrebbe assumere una dimensione significativa con migliaia di posti di lavoro a rischio.
Quella della filiera dell’aerospazio rappresenta una occupazione altrettanto qualificata impegnata in attività di progettazione e produzione di componenti, sistemi, apparati ed equipaggiamenti aeronautici, lavorazioni in additive manufcuring, realizzazioni di materiali compositi, sistemi di controllo e comunicazione ma anche sistemi di spedizione e logistica specializzata. Una fra tutte è rappresentata dal gruppo Dema che con oltre 700 tecnici è impegnata nelle forniture di componenti per Leonardo, Bombardier e Strata.
TUTELA E RILANCIO
Un patrimonio di conoscenze, competenze e professionalità da tutelare e preservare. Non possiamo permetterci il rischio di perdere queste capacità specifiche: oggi, la filiera aerospaziale italiana è capace di fare tutto ciò che occorre per poter realizzare un velivolo o un aeromobile completo. Deve continuare a poterlo fare. Se i grandi player italiani non continueranno ad ordinare parti di lavorazioni alla filiera aeronautica, queste conoscenze andranno perse e l’Italia non sarà più capace di fare aerei.
Prima o poi le persone riprenderanno a viaggiare come prima del Covid: dobbiamo essere pronti con il nostro sistema industriale “integro” per poter continuare ad essere protagonisti in un mercato che riconfermerà alti tassi di crescita, sviluppo e occupazione.