Coronavirus: boom della cig, crollo salari e incertezze sul futuro

Otto milioni di lavoratori colpiti, cinque miliardi di euro in meno nelle buste paga in due mesi, quasi due miliardi di ore autorizzate di cassa integrazione e la forte insicurezza dei prossimi mesi: questi sono i dati allarmanti illustrati e descritti dallo studio del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil, che ha elaborato i dati Inps delle ore autorizzate di integrazione salariale a causa del Covid-19.

DATI PREOCCUPANTI
In Italia la pandemia sta causando gravi danni all’economia nazionale e a interi settori industriali, con il forte rischio occupazionale nei prossimi mesi, ora limitato dal divieto dei licenziamenti fino al 17 agosto previsto dai provvedimenti governativi.
Dai dati pubblicati nelle scorse settimane dall’Istat, Bankitalia, Commissione europea e altre istituzioni nazionali e internazionali, viene fuori una situazione economica, occupazionale e industriale molto preoccupante. Dal calo dell’11,2% del Pil nazionale per il 2020, alla perdita di 200 miliardi di produzione industriale nei mesi di marzo e aprile, arrivando agli oltre 400mila posti di lavoro già persi, soprattutto contratti a termine e precari.
I numeri per il 2020 sono altamente negativi ma nel mese di maggio, stando ai dati pubblicati dall’Istat il 10 luglio scorso, ci sarebbe stato un balzo della produzione, con un aumento del 42% rispetto al mese precedente. Bisogna sottolineare come il livello produttivo presenta una flessione del 20% rispetto al mese di gennaio, ultimo periodo precedente all’emergenza sanitaria. In particolare, la produzione industriale del periodo marzo-maggio è minore del 29,9% rispetto al trimestre precedente. Rimane, quindi, una condizione di forte difficoltà anche se si intravede una leggera ripresa dopo il lockdown.

PERDITA SALARIALE
Secondo lo studio della Uil, gli 8,4 lavoratori in cassa integrazione hanno perso mediamente 569 euro pro-capite nel bimestre aprile-maggio.
Se andiamo più in profondità, si scopre come per i 5 milioni di lavoratori posti in cig a “zero ore” la mancata retribuzione sale a 966 euro netti medi pro-capite nel bimestre.
L’analisi del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio del sindacato di via Lucullo considera anche i casi di un dipendente a tempo pieno e un part-time posti in cig a “zero ore”. Nel primo caso, con una retribuzione mensile netta di 1.440 euro, la perdita, tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di 13° e 14°, ammonterebbero a 889 euro netti nei due mesi. Nell’altro caso, con una retribuzione mensile netta di 834 euro, si perderebbe 290 euro netti nel bimestre. Un salasso per i lavoratori, già “discriminati” dal punto di vista reddituale, con la differenziazione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione, che più volte, fin dall’inizio della pandemia, il Segretario generale della Uilm Rocco Palombella ne ha chiesto il superamento e la previsione di un unico massimale per tutti i lavoratori, ovvero quello di 1.200 euro mensili.

INVESTIMENTI PER RILANCIO
“Le quasi due miliardi di ore di cassa integrazione utilizzate sono la dimostrazione di una crisi senza precedenti” ha dichiarato Palombella. “Rispetto alle precedenti crisi di natura economica del 2008 e 2011, oggi ci troviamo in una situazione dove a una situazione di grave difficoltà epidemica e sanitaria si aggiunge quella sociale ed economica” aggiunge il leader Uilm.

Palombella sottolinea come “le ingenti risorse utilizzate per la cassa integrazione sono state appena sufficienti per poter garantire un assegno di sopravvivenza a milioni di lavoratori”.
“Per i prossimi mesi si stima un costo per circa cinque miliardi, una somma rilevante che purtroppo serve solo a mantenere, e in qualche modo peggiorare, la situazione economica dei lavoratori” continua il Segretario generale delle tute blu della Uil. “Per il rilancio e la ripresa del nostro Paese – conclude Palombella – occorrono importanti investimenti pubblici e privati a sostegno dello sviluppo al fine di innescare un processo di fiducia nel breve e medio periodo”.

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