Una polemica ha occupato le prime pagine dei quotidiani e i telegiornali per giorni. Il prestito per Fca da 6,3 miliardi di euro con garanzia all’80% di Sace, società controllata di Cassa Depositi e Prestiti, ha fatto riemergere vecchie discussioni, come la sede fiscale olandese e l’opportunità di garantire liquidità a un’azienda che non ha sede in Italia. Una questione che il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, ha definito come “sterile polemica politica”, fermo restando la “scelta grave e non condivisibile del 2014” ma ha chiesto di “avviare una seria discussione industriale ed economica che chiarisca questa situazione”.
FCA IN ITALIA
La multinazionale italo-americana ha sedici stabilimenti in Italia, circa 55mila dipendenti e oltre 400mila lavoratori indiretti della filiera produttiva, circa il 40% delle imprese italiane della componentistica. Numeri che, al di là della locazione della sede fiscale, rappresentano una parte importante del comparto dell’auto e della manifattura italiana.
In una call conference nella serata di sabato 16 maggio, Fca ha confermato alle organizzazioni sindacali di aver chiesto al Governo italiano un finanziamento da restituire in tre anni. Un aiuto economico che dipende, secondo Palombella e Gianluca Ficco, dalla “sostanziale paralisi del mercato dell’auto che sta difatti ponendo evidenti problemi, che rischiano di ripercuotersi sull’intera filiera produttiva”.
“La richiesta di Fca”, spiegano Palombella e Ficco “consiste in un prestito rivolto esclusivamente alla parte italiana del gruppo e sarebbe finalizzata ad alimentare i numerosi fornitori, nonché a facilitare la realizzazione dei cinque miliardi di investimenti previsti per il nostro Paese, in una situazione di sostanziale assenza di vendite e quindi di fatturato”.
SETTORE AUTO
Un milione e duecentomila lavoratori sono occupati nel settore automotive, che rappresenta il 10% del Pil italiano e uno dei comparti industriali trainanti per il nostro Paese.
“Il Governo – commentano Palombella e Ficco – deve capire che l’industria è il perno dell’economia italiana, che l’automotive in particolare è il primo settore italiano e sta attraversando una fase di delicata trasformazione, con l’entrata in vigore proprio quest’anno di normative europee molto restrittive sulle emissioni e con il processo di fusione fra Fca e Psa tuttora in corso”.
L’11 maggio Anfia, Aci, Fim, Fiom e Uilm hanno inviato una lettera al Governo per chiedere il supporto e il rilancio dell’automotive che si trova in una situazione di grave crisi, con una diminuzione prevista per il 2020 pari a 500mila immatricolazioni di veicoli rispetto all’anno precedente. Nel comunicato si chiede alle istituzioni di “cogliere l’occasione di questa drammatica situazione socioeconomica per adottare misure in grado di coniugare esigenze ambientali e commerciali con quelle industriali e di tutela dei lavoratori della filiera, prevedendo, fra gli altri interventi, anche il sostegno al mercato attraverso incentivi per la rottamazione e l’acquisto di auto e veicoli commerciali ecocompatibili e per lo sviluppo infrastrutturale”.
Per Rocco Palombella “il sistema industriale è stato criminalizzato in questi anni ma resta imprescindibile per la ripresa del nostro Paese” ed esorta il Governo ad adottare “ogni strumento e investimento a sua disposizione per far ripartire l’Italia, altrimenti nei prossimi mesi e anni raccoglieremo solo macerie e la tenuta sociale sarà a forte rischio”.