Nelle ultime settimane abbiamo assistito tutti a un riavvio graduale della produzione in sicurezza in tante realtà industriali del settore manifatturiero, ma con un numero basso di lavoratori. Una situazione di progressivo ritorno alla normalità che deve tuttavia fare i conti con gli effetti della pandemia sul mercato, sul fortissimo calo della domanda e dei consumi.
RIPRESA LENTA CON POCHI LAVORATORI
La ripartenza in sicurezza nelle regioni italiane è avvenuta dal 27 aprile, ma con un livello più sostenuto dal 4 maggio. Si sono riavviate le produzione nelle realtà manifatturiere del nostro Paese, seppur rimanendo su livelli molto bassi rispetto al periodo pre Covid-19.
Per esempio in Toscana le aziende hanno ripreso gradualmente la produzione, con l’impegno quotidiano e di presenza fisica degli Rls e Rsu per verificare il rispetto delle Linee guida condivise e per valutare le varie criticità che si possono verificare.
In Lombardia, epicentro dell’epidemia, si sta progressivamente riattivando il tessuto industriale rimasto fermo, rispettando le norme a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Discorso differente nelle piccole e piccolissime realtà dove, in assenza di organizzazioni sindacali, non c’è la verifica del pieno rispetto delle misure previste dai Protocolli e leggi nazionali.
Nel caso dell’Emilia-Romagna si registra una ripresa produttiva graduale in sicurezza ma con un numero basso di lavoratori occupati, tranne nel caso del comparto dell’artigianato dove si registrano ancora tante realtà ferme. Anche in questa realtà territoriale, come nel resto del Paese, quotidianamente c’è un controllo puntuale degli Rsl e Rsu in ogni sito produttivo per verificare l’applicazione e rispetto delle norme che tutelano la salute e sicurezza dei lavoratori.
NIENTE CIG E FUTURO INCERTO
“Dopo l’accordo tra sindacati, Governo e Abi, tantissime aziende si sono sentite deresponsabilizzate e, seppure nelle condizioni di farlo, non hanno anticipato l’assegno di cassa integrazione ai lavoratori” ha dichiarato Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.
A causa di “questo atteggiamento e dei ritardi delle procedure burocratiche” ha aggiunto il leader Uilm “abbiamo centinaia di migliaia di lavoratori che dopo non hanno ancora ricevuto nulla”.
Il settore metalmeccanico, sottolinea Palombella “è passato da una situazione di fermata produttiva totale a una ripresa delle attività” ma “immaginavamo che il riavvio produttivo, seppur parziale, occupasse un numero maggiore di lavoratori, invece a oggi abbiamo un dato molto basso su quanti sono tornati a lavoro”.
I primi effetti del Coronavirus sul settore manifatturiero, prosegue il Segretario generale dei metalmeccanici Uil, “ci consegnano un comparto industriale con dati da guerra” e “una situazione di grande preoccupazione, con settori importanti come quello della siderurgia, dell’auto, delle aerostrutture dove ci sono dei forti rischi occupazionali”.
Secondo Palombella “il tema che come sindacato dobbiamo porci è come affrontare questa situazione drammatica, che sta comportato contemporaneamente un’emergenza sanitaria e occupazionale nel nostro Paese. Dobbiamo iniziare a discutere sul futuro industriale e di come vogliamo impostare lo sviluppo dell’Italia” conclude il leader delle tute blu della Uilm.