Coronavirus: a rischio la tenuta sociale del Paese

Sono ben oltre cinque milioni i lavoratori che ancora non hanno ricevuto la cassa integrazione. L’emergenza Coronavirus sta quindi mettendo in serio rischio migliaia di famiglie e lavoratori. Un mix che preoccupa molto Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, perché “ci sono aziende che non sanno se saranno in grado di riaprire e, in caso di riavvio della produzione, ci sono numerose incognite sul numero di lavoratori occupabili”.

FASE DUE
Quella iniziata il 4 maggio è considerata la fase di ripartenza e che prevede il ritorno a lavoro di oltre quattro milioni di persone in Italia. Dopo quasi due mesi di lockdown, con chiusure o forte rallentamento produttivo, nelle prossime settimane si tornerà a un graduale riavvio delle attività.
Una situazione che rischia di essere allarmante e Rocco Palombella chiede al Governo “un rapido e ingente intervento per evitare dramma occupazionale, sociale ed economico”.
Nei primi giorni di riavvio produttivo “abbiamo potuto constatare la piena applicazione dei Protocolli sicurezza, soprattutto nelle grandi aziende come Fca” dichiara il leader Uilm, che aggiunge che “bisogna mantenere alta l’attenzione e vigilare in ogni luogo di lavoro per salvaguardare la salute e sicurezza di ogni lavoratore”.

RISCHIO VERTENZE APERTE
Secondo Palombella “c’è il forte rischio che vertenze già aperte che coinvolgono migliaia di lavoratori, come Whirlpool, Ilva e tante altre, possano vedere peggiorare la loro situazione con conseguenze occupazionali e sociali senza precedenti”. Il Segretario dei metalmeccanici della Uil fa l’esempio della più grande acciaieria europea, l’ex Ilva, in particolare lo stabilimento di Taranto, dove “nel silenzio delle istituzioni e dei media nazionali ArcelorMittal ha spento l’altoforno 2”. “Dove non era riuscita la politica, la Magistratura e l’azienda stessa, ci ha pensato il Coronavirus” commenta Palombella e ora “su 8.200 dipendenti diretti ci sono cinquemila lavoratori in Cig con poco più di 900 euro al mese”.
Il leader delle tute blu della Uilm sottolinea come “dopo la fase 1 e la 2 si rischia una fase irreversibile dell’industria manifatturiera, con la chiusura di centinaia di realtà produttive già in difficoltà e che non sono in grado di far fronte alle conseguenze di questa drammatica situazione”. Quindi, conclude, “servono ingenti investimenti pubblici e privati per evitare il collasso definitivo della manifattura e del cuore produttivo ed economico dell’Italia”.

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