Cari lavoratori,
il maledetto virus ha continuato a correre incessantemente espandendosi in gran parte del Pianeta.
Proprio in queste settimane, mentre in Italia si cominciava a registrare qualche incoraggiante arretramento, gli Stati Uniti venivano colpiti in modo violento. La presenza del virus si registra anche nei Paesi africani. La fotografia italiana vede coinvolta in particolare la parte settentrionale, con la Lombardia capofila, mentre nel Centro-Sud e sulle Isole l’epidemia non è riuscita a espandersi.
A parte gli effetti negativi e drammatici, aver avuto una parte dell’Italia meno infettata ha però permesso alle organizzazioni ospedaliere, scientifiche, all’Oms, di concentrarsi in massa per aggredire il virus.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare, in soccorso dell’Italia sono arrivate anche nazioni di Oltreoceano sia con dispositivi di protezione che con personale medico e infermieristico.
Eravamo e siamo convinti che la permanenza dei lavoratori e dei cittadini nel proprio domicilio sarebbe stato in grado di frenare il processo espansivo dell’infezione virale. Con altrettanta consapevolezza sapevamo che non potevamo rischiare di avere per tanto tempo le persone all’interno delle proprie abitazioni.
Infatti ci siamo posti, fin dal primo momento, il problema di come sarebbe stata la fase dell’uscita dei lavoratori. Ovviamente l’obiettivo della nostra Organizzazione è sempre stato quello di realizzare decine di Protocolli per garantire la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. E così è stato, anche con la condivisione di importanti virologi e scienziati.
Con estrema consapevolezza eravamo convinti che il problema si sarebbe spostato su tutto il sistema organizzativo fuori dalla fabbrica, sul territorio. Abbiamo detto subiuto, al governo e alle regioni, che fosse necessario aprire una discussione e impegnarsi per individuare sistemi organizzativi fuori dalle fabbriche.
Proprio in queste ore, a fronte delle nostre denunce e visto che si parla di un’imminente fase 2, si è innescato il dibattito su come organizzare il sistema dei trasporti appena il governo avrà stilato il nuovo Dpcm.
Come facilmente prevedibile, inizia ora la fase più delicata per evitare che tutti gli sforzi realizzati finora rischino di essere vanificati. Per quanto ci riguarda, dal primo di aprile abbiamo predisposto e messo a punto un lavoro capillare e importante coinvolgendo l’organizzazione a tutti i livelli.
Abbiamo realizzato le riunioni di tutti i comparti più importanti, dall’automotive alla cantieristica navale, da Leonardo alla siderurgia, fino agli elettrodomestici e Avio, e continueremo nei prossimi giorni a incontrare realtà più piccole.
Abbiamo organizzato quattro riunioni territoriali, accorpando e riunendo tutti i rappresentanti delle regioni, coinvolgendo circa trecento dirigenti sindacali. Abbiamo appena concluso queste riunioni e siamo in grado di effettuare un bilancio.
Nonostante le difficoltà rivenienti dalla comunicazione digitale e non fisica, tutti hanno apprezzato questo strumento innovativo che ci ha permesso di raggiungere in modo unanime i territori.
La parola d’ordine è stata quella di continuare a impegnarci, come fatto finora, ad assistere i lavoratori per qualsiasi evenienza. Le nostre sedi sindacali sono rimaste sempre aperte, a maggior ragione lo continueranno a essere nei prossimi giorni.
L’impegno maggiore sarà quello di assicurare ai lavoratori che cominceranno a rientrare gradualmente, a partire dal 27 aprile, una presenza fisica e fattiva. Dobbiamo verificare se i Protocolli sottoscritti verranno rispettati e adeguati o se dovessero avere bisogno di un aggiornamento.
Bisogna iniziare a verificare se sono stati predisposti i piani formativi, se sono state modificate le organizzazioni riguardanti gli ingressi, l’organizzazione del lavoro, adeguate le turnistiche, se le mense rispondono alle caratteristiche previste dai Protocolli, se i lavoratori hanno a disposizione tutti i dispositivi di protezione individuale e ci sono scorte per tutti.
Vogliamo essere presenti per poter assistere e dare suggerimenti alle aziende sempre in modo costruttivo. Siamo convinti che l’elemento principale sarà vincere la paura. Per questo ci vorrà tempo, sicurezza e impegno di tutti.
Leggendo i dati economici, la nostra preoccupazione diventa molto alta. I numeri denunciati da Federmeccanica, di una grande perdita delle aziende metalmeccaniche a causa dell’emergenza Coronavirus, non ci fanno stare tranquilli. Si parla di circa 1,7 miliardi di euro di perdite al giorno. Non sappiamo quanto e quale sarà il prezzo da pagare, la perdita di posti di lavoro, e quando le aziende saranno in grado di riprendere la loro attività.
Siamo convinti che il Paese potrà ripartire quando i lavoratori e i cittadini riusciranno ad avere la possibilità di poter spendere le proprie risorse. In questi mesi i salari si sono dimezzati.
Abbiamo più volte denunciato che bisognava aumentare il tetto miserevole di 939 euro della cig, e di portarlo a un unico scaglione di 1.130 euro. Purtroppo non siamo stati ascoltati, ma continueremo a sollecitare il governo ad andare in questa direzione.
Dobbiamo denunciare anche le inadempienze del governo nel non aver fatto rispettare alle banche l’anticipo della cig ai lavoratori che si trovano in aziende che non hanno anticipato la cig. Se i lavoratori non avranno la sicurezza economica, l’economia italiana rimarrà ferma.
Gli altri due settori indispensabili per ripartire sono, a parte la manifattura, il commercio e il turismo: questi, non potendo contare sulla presenza per quest’anno di turisti esteri, per poter ripartire avranno bisogno del riavvio dell’economia del Paese, con l’adozione di misure necessarie e il mantenimento dei livelli occupazionali. Guai a perdere posti di lavoro.
Oltre agli annunci vogliamo vedere fatti concreti. Non c’è più tempo da perdere. Chiediamo al governo e alla politica di evitare slogan che tendono ad assicurare tutto e tutti se poi non si ha intenzione di rispettare le promesse.
Continueremo, mai come ora, a essere in primissima linea per richiedere al governo tutte le misure a sostegno dei lavoratori. Continueremo soprattutto a restare al fianco dei lavoratori con l’obiettivo di preservare il nostro settore industriale.