Coronavirus: cosa succede nel settore metalmeccanico in Italia

Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, la struttura nazionale della Uilm si è subito resa disponibile e messa al servizio dei lavoratori e dei territori per lavorare insieme al fine di combattere uniti contro un nemico invisibile. Per avere contezza delle specificità territoriali e riuscire quindi a programmare tutte le azioni necessarie, si è deciso di richiedere un resoconto settimanale ai coordinatori regionali.

LAZIO
Nell’ultima settimana nel territorio laziale sono emerse istanze di cigo oltremisura. Purtroppo non si riesce a far fronte a tutte le richieste di incontro che riguardano soprattutto le piccole e medie imprese.
Per quanto riguarda le grandi realtà industriali come Leonardo, ABB, Lottomatica, Technip, Topnetwork si continuano le attività in particolare attraverso l’utilizzo dello strumento dello smartworking in prevalenza, ma anche con ferie e diversi istituti contrattuali.
In controtendenza Fiat e il suo indotto dove è stata richiesta la Cigo con la causale “Covid-19”.
Nel complesso tutte le aziende stanno applicando quanto previsto dal Protocollo di sicurezza firmato da Governo, parti sindacali e datoriali, tranne nel caso della Technip dove non è stato costituito ufficialmente il comitato di crisi. Si riscontra una grande difficoltà nell’approvvigionamento di mascherine.

LOMBARDIA
Il centro dell’emergenza Coronavirus, cuore industriale italiano e una delle Regioni che trainano maggiormente l’economia del nostro Paese, è in grave crisi. La Lombardia sta vivendo una situazione drammatica, paragonabile a uno stato di guerra.
Nelle province di Brescia, Bergamo e Milano le strutture ospedaliere sono al collasso come quelle cimiteriali. A oggi, nonostante il Protocollo sulla sicurezza firmato da Governo, sindacati e parti datoriali e il Decreto “Cura Italia”, moltissime aziende continuano a non garantire le condizioni minime di salute e non intendono fermare le produzioni.
Si ritiene improcrastinabile la sospensione delle produzioni non indispensabili per almeno quindici giorni, oltre a tutti i divieti già in atto e alle ulteriori restrizioni, poiché le fabbriche sono ormai rimaste i principali focolai di contagio.
Per quanto riguarda l’attività sindacale gli uffici delle camere sindacali sono in maggior parte chiusi per permettere la sanificazione degli ambienti, in ogni caso anche tutte le strutture Uilm hanno favorito la scelta di salvaguardare la salute di tutti i collaboratori e il rispetto per gli altri, pur mantenendo l’operatività al 100% di tutte le strutture.
Sul territorio di Milano, sono state segnalate ad Assolombarda 4/5 aziende che non rispettano il Protocollo d’intesa mentre sulla Brianza un’azienda è stata segnalata per il tramite di Cgil, Cisl, Uil, direttamente al Prefetto. In quest’ultimo caso si tratta di un’azienda (Gianetti Ruote) in cui si è riscontrato anche un caso positivo di Coronavirus. Purtroppo è deceduto per Covid-19 un lavoratore alla “Balance” di Pessano con Bornago (Mi.) A Mantova risultano due casi confermati di contagio, di cui uno in Iveco e uno alla Sole Suzzara.
C’è un costante aggiornamento di tutti i segretari, oltre a tre appuntamenti settimanali di confronto e condivisione delle varie problematiche e di approfondimento delle tematiche in corso.
Dopo l’approvazione del Decreto “Cura Italia” c’è stato un grande aumento delle procedure di richiesta della Cassa integrazione, superando la quota delle duemila nella giornata del 23 marzo. Si registra una difficoltà di relazioni con le associazioni datoriali a Milano, per via delle indicazioni che stanno fornendo alle imprese associate affinché non procedano a eventuali accordi a seguito dell’esame congiunto previsto dalla procedura di cassa integrazione, nei quali confermare l’anticipazione, da parte dell’azienda, dell’importo di cassa e dare tutele aggiuntive.

TOSCANA
Si sono avviate discussioni in ogni realtà industriale per applicare le misure del Decreto “Cura Italia” e del Protocollo firmato da Governo, sindacati e parti datoriali. Alcune aziende non stanno tenendo conto delle nuove indicazioni continuando la propria attività produttiva rivolgendosi al Prefetto per chiedere l’autorizzazione.
Nella Provincia di Livorno, alcune grandi aziende del settore della siderurgia hanno chiesto al Prefetto la continuità produttiva anche se il Codice Ateco non è inserito tra le attività essenziali previste dal Decreto del 23 marzo. Le Rsu hanno inviato una lettera alla Prefettura chiedendo il rispetto del decreto.
A livello regionale Fim, Fiom e Uilm hanno dichiarato lo sciopero per il 23 e 24 marzo, per evitare che i lavoratori andassero a lavoro anche nelle realtà produttive che non hanno messo in atto le disposizioni sulla sicurezza previste dal Protocollo.

FRIULI VENEZIA-GIULIA
Si evidenzia una mole di lavoro elevata nella gestione delle problematiche rispetto l’applicazione del Protocollo sottoscritto tra le parti sociali sabato 14 marzo.
C’è grande fermento tra i nostri livelli di rappresentanza in merito la necessità di assistenza (anche remota) nell’applicazione dei provvedimenti, compresi i precedenti Dpcm. C’è stato un costante lavoro, anche sabato e domenica, per gestire la delicata fase di emergenza, compresi gli effetti psicosi che non sono mancati da parte dei lavoratori.
Si è riscontrato un livello discretamente efficiente da parte delle aziende nell’applicazione delle direttive in modo abbastanza uniformato, ciò nonostante abbiamo aziende che hanno deciso di sospendere l’attività lavorativa in modo precauzionale al fine di stabilire modalità di sanificazione degli stabilimenti o causa revoca ordini.
Ci sono alcuni casi, attraverso procedure definite con le Prefetture, in cui si sono stabilite delle modalità di intervento per l’accertamento delle condizioni igienico Sanitarie da effettuare nell’immediatezza al fine di garantire la salute dei lavoratori.
Si sono verificati i primi casi di contagio, anche in qualche azienda, dove sono stati adottati tutti i provvedimenti presa in carico del Servizio Sanitario Regionale, con i primi casi di quarantena obbligata o fiduciaria. A tal riguardo la situazione è ancora abbastanza sotto controllo.
Ci sono stati numerosi confronti a livello regionale con Fim e Fiom non riuscendo, però, a condividere le modalità operative da adottare da lunedì 16 marzo per tutelare la salute dei lavoratori.
Si è deciso di non condividere le decisioni di Fim e Fiom, considerato che in regione ci sono state tante aziende che già da due  settimane hanno recepito integralmente quanto disposto dai DPCM, compresa la pianificazione della sanificazione dei locali.
Abbiamo infine sostenuto, laddove non siano presenti le condizioni di operare in continuità produttiva per la violazione dei dispositivi, la sospensione dell’attività lavorativa e, dove si fosse realizzata, si sarebbe fatto ricorso solo agli ammortizzatori sociali evitando di far perdere retribuzione ai lavoratori.
Allo stato attuale non si è dovuto ricorrere allo sciopero, bensì a far intervenire le autorità competenti ove le aziende non hanno applicato misure adeguate di tutela.

Per quanto ritiene i macro settori, Electrolux ha disposto la sospensione dell’attività produttiva preventiva al fine di eseguire la sanificazione.
C’è una richiesta generalizzata della CIGO, sia ordinaria che emergenziale, che investe tutti i settori: componentistica settore automotive, meccanotessile, elettronico, escavazione, carpenterie, applicazioni prodotti per settore costruzioni civili ed industriali, motociclistico, navalmeccanico, nucleare, idroelettrico, siderurgico e di meccanica generale. Infine si conferma l’uso diffuso dello smart working in tutte le aziende.

SICILIA
A livello regionale è stato proclamato lo stato di agitazione e lo sciopero qualora non venissero rispettate le norme sulla sicurezza nei confronti dei lavoratori in quelle aziende che continueranno a operare.
A Messina l’indotto della Raffineria di Milazzo è in Cig per Covid-19. Alla Duferdofin gli operai chiedono la Cig per un caso di contatto con lavoratore di Trio risultato positivo. La Intermarine (ex Rodriquez) chiude per ferie una settimana.
A Siracusa alla Sonotrack di Augusta (Ex Esso) c’è stato un caso positivo nella società Demont con conseguente quarantena di tutti i dipendenti.
Ad Agrigento è stato firmato accordo regionale per tutelare la salute sicurezza e prevenzione.
A Ragusa alla Metta dopo una settimana di ferie forzate si attingerà alla CIG e anche altre aziende hanno chiesto ricorso a cig.
A Gela e Caltanissetta la Raffineria ha ridotto al minimo l’attività, facendo ricorso prima alle ferie e poi alla cigo.
A Palermo Fincantieri ha chiuso per ferie per 15 giorni fino al 29 marzo e molte aziende stanno richiedendo CIGO con motivazione covid 19, tra queste Sirti, Siat, Seli-Kab, tutto l’indotto Fincantieri, Telespazio sta operando in modalità “lavoro agile” riducendo la presenza nel sito a soli tre addetti per turno.                              In attesa dei necessari chiarimenti e di capire cosa dovrà essere fermato e cosa eventualmente dovrà proseguire nell’attività, si è ritenuto che non ci siano le condizioni minime tra le lavoratrici e lavoratori di serenità e tranquillità tali per tornare al lavoro.
Per queste ragioni Fim, Fiom, Uilm, della Sicilia hanno sollecitato tutte le imprese e le loro associazioni di rappresentanza a optare per una fermata generale nelle giornate di lunedì 23 e martedì 24 marzo utilizzando la cigo Covid-19.
Sono fatte salve le attività necessarie permettere in sicurezza gli impianti e altre, eventuali inderogabili e documentabili attività.

EMILIA-ROMAGNA
A Bologna e Ferrara si conferma il trend di richieste di sospensioni e Cigo. In particolare a Bologna ci sono le prime richieste di cassa in deroga. Nei due territori ci sono state circa 250 sospensioni al giorno e circa 400 richieste di Cigo al giorno. Le richieste di Cassa in deroga riguardano le aziende che sono nell’impossibilità di utilizzare la Cigo. Esistono situazioni in cui ancora le aziende oppongono resistenza alle richieste di adeguare il livello di sicurezza biologica, tuttavia le sospensioni, le Cigo, e la gestione delle aziende maggiori assorbono talmente tanto tempo che non si riesce a dare risposte a tutti.
A Parma la situazione vede un incremento degli ammortizzatori dell’artigianato. Per quanto riguarda le aziende del settore industriale hanno utilizzato ferie e riduzione dell’orario di lavoro. La maggioranza delle imprese ha risposto in modo responsabile nell’applicazione delle procedure previste dal decreto. Purtroppo le aziende sono metalmeccaniche “pure”, perciò non tutte riescono ad applicare il telelavoro.
Per quanto riguarda Cigo industria, sono circa 70 le procedure attivate per 9 settimane di media. Le sei aziende più importanti della provincia sicuramente attiveranno la Cigo dalla prossima settimana. A oggi in nessuna azienda si sono fatte ore di sciopero, solo in una è stato proclamato lo sciopero in via preventiva. A Piacenza c’è un importante flusso di richieste Fsba del settore artigianale. C’è stato un incontro in videoconferenza con Confindustria per fare il punto sulla corretta applicazione del misure per la sicurezza nei luoghi di lavoro nelle aziende. Da diversi delegati si riscontrano difficoltà a reperire i dpi e gel igienizzanti e si è proceduto celermente a costituire la commissione del controllo sicurezza Covid-19: sono pervenute diverse richieste di apertura CIGO Covid-19 come nei casi di Jobs Spa, Mandelli Spa e Tectubi Spa.
A Reggio Emilia la situazione è sempre più complessa. Sono coinvolte oltre venti aziende medio-grandi che, su richiesta del sindacato o su scelta unilaterale, hanno deciso di chiudere e a oggi quasi seimila metalmeccanici non stanno andando al lavoro. Tra queste ci sono aziende come Argo Tractors, Kohler, Lombardini, Walvoil, Rcf, Immergas, Foster, Profiltubi, Ognibene Power, Nexion, Omso Rcf, Fives Oto.
La maggioranza quindi delle più importanti imprese metalmeccaniche reggiane.
A questi numeri si aggiungono oltre seicento artigiani che dalla settimana scorsa sono sospesi a casa con accordi sindacali di FSBA in oltre 70-80 aziende della provincia reggiana. Molte aziende non vogliono chiudere e hanno provveduto a mettere in regola i propri locali, altre ancora hanno deciso di sospendere temporaneamente le attività per svolgere sanificazioni straordinarie, ripensare l’organizzazione delle attività e avere una scorta sufficiente di dispositivi di protezione individuali per tutti i lavoratori. Si registra uno scarso ricorso allo smart working.
A Modena è stato richiesta applicazione del Protocollo del 14 marzo e c’è stato un ampio ricorso alla cassa integrazione covid 19 nelle principali aziende modenesi ad eccezione della Bosch che continua le attività e di Ferrari che ha chiuso per 15 giorni mettendo a disposizione 10 giorni di permessi retribuiti in più.
A Rimini dopo approvazione Protocollo sulla sicurezza del 14 marzo e dei provvedimenti governativi, sono arrivate centinaia di richieste da aziende dell’artigianato per l’attivazione di Fsba e una crescita esponenziale di richieste di cigo nel settore metalmeccanico dopo il varo del Decreto “Cura Italia”.
C’è stato un lavoro condiviso con Fim e Fiom per la sottoscrizione di accordi in via telematica per cigo o cig in deroga. C’è stata una richiesta alle aziende industriali l’anticipazione degli importi di cigo e al momento tutte quelle coinvolte hanno risposto positivamente.
A Ravenna le aziende artigiane che hanno richiesto il trattamento FSBA-Covid 19 sono 94 per un totale di 576 addetti. Mentre quelle industriali che hanno richiesto cigo per Covid-19 sono state 41 per 1.675 addetti in totale. Nella provincia sono presenti le aziende più significative del territorio che hanno fatto ricorso alla Cigo-Covid 19: Marcegaglia, Iemca Gruppo Bucci, Gruppo Interpump solo per fare alcuni nomi.
A Forlì Electrolux ha richiesto 9 settimane di cigo con causale Covid 19 per 915 lavoratori che si concretizza in una riduzione di orario per tutti di 6 ore di lavoro e 2 di cigo per l’intera settimana.
Alla Bonfiglioli SPA ci sarà cigo dal 18 marzo al 4 aprile per 592 lavoratori, con una riduzione di un’ora per turno del mattino e quello pomeridiano.
Alla Marcegaglia Specialties nove settimane di cigo con causale Covid 19 per 439 lavoratori e la settimana lavorativa va da lunedì a giovedì e venerdì tutti a casa in cigo.
All’Aurel Spa nove settimane di cigo per 84 lavoratori a rotazione. Anche alla Mareco Plastic nove settimane di cigo per 48 lavoratori a rotazione, alla Mareco Luce nove settimane di cigo per 43 lavoratori a rotazione. Mentre alla Fidia SPA c’è stato ricorso al contratto di solidarietà al 60% dal 1 gennaio 2020 per 54 lavoratori. Fidia non è per “coronavirus”, ma una crisi preesistente che l’emergenza sanitaria ha solo aggravato.

Queste sono solo le prime indicazioni e rapporti che provengono da vari territori del nostro Paese.
Nelle prossime settimane vi aggiorneremo costantemente per conoscere nel dettaglio la situazione regionale.

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