Tavolo Automotive: transizione graduale evitando scelte ideologiche

Auto, tecnologia, transizione, ecosostenibilità, inquinamento: sono solo alcuni temi discussi dal gruppo di lavoro sul sostegno alla domanda di mezzi di trasporto lo scorso 4 febbraio durante la riunione del Tavolo Automotive presso il Mise. Un incontro presieduto dal Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, e al quale hanno partecipato rappresentanti di associazioni, aziende, sindacati, della Conferenza delle Regioni, delle Università e della Ricerca.

Nell’introdurre i lavori Patuanelli ha definito l’automotive come “uno dei settori strategici per il Paese in cui la transizione può costituire una grande opportunità di sviluppo se accompagnata da misure incentivanti, in grado di supportare i cambiamenti in atto”. Il Ministro ha spiegato come il governo intenda “accompagnare la transizione energetica e produttiva del settore, partendo dall’analisi degli incentivi alla domanda, per proseguire con quella relativa sia alla produzione sia alla rete infrastrutturale a servizio del mercato”.

INCENTIVI E TRANSIZIONE EQUILIBRATA
“Un passaggio graduale ed equilibrato a un parco auto sempre meno inquinante, sulla base dei dati oggettivi sulle emissioni complessivamente prodotte nell’intero ciclo di vita di una vettura e non sulla base di pregiudizi ideologici esclusivamente legati al tipo di propulsione utilizzata” chiede Gianluca Ficco, Segretario nazionale Uilm e responsabile settore auto. Secondo Ficco “se si incentivasse ad esempio la sostituzione delle vecchie vetture fortemente inquinanti con nuove vetture anche benzina e diesel di ultima generazione, il beneficio ambientale sarebbe evidente”.

Un’analisi approfondita andrebbe fatta, secondo il Segretario nazionale Uilm, sull’elettrico, in quanto “rappresenta difatti solo una piccola frazione delle attuali immatricolazioni e avrà bisogno di molti anni e grandi investimenti in infrastrutture, secondo le stesse previsioni esposte dal Ministero, per diventare davvero rilevante: si è parlato in particolare di una quota del 17% di elettrico nel 2030”. Quindi un accompagnamento e un rafforzamento dell’elettrico, secondo Ficco, “senza scartare aprioristicamente altre soluzioni che possono contestualmente arrecare ottimi risultati, da quelle che rendono assai meno inquinanti le motorizzazioni tradizionali a nuove opportunità come il gas naturale compresso o l’idrogeno, che poi è una forma per certi versi più avanzata di elettrico già allo studio sui veicoli pesanti”.

NO PROVVEDIMENTI SPOT
“Occorre evitare provvedimenti ideologici o spot perché – aggiunge Ficco – sono del tutto incapaci di produrre effetti ambientali positivi, come ad esempio è stato il divieto di circolazione delle vetture diesel a Roma, che non è riuscito a migliorare la qualità dell’aria e ha colpito auto con motorizzazione euro 6, lasciando circolare auto ben più inquinanti”.
Ogni scelta sul futuro dell’auto in Italia e sulla modulazione degli incentivi, secondo Ficco, sarebbe meglio se “tenesse conto anche dei processi in atto nell’industria italiana, come noto oggi concentrata sulla produzione di vetture a propulsione tradizionale ma in procinto di ampliare fortemente l’offerta di auto elettriche e ibride”.
Infine, conclude, “l’obiettivo dichiarato di ridurre il parco circolante complessivo di veicoli privati dovrebbe essere bilanciato da un grande potenziamento della rete di trasporti pubblici, altrimenti si tradurrà in un’operazione per così dire classista e a pagarne le spese saranno i comuni cittadini, i pendolari e i lavoratori che saranno costretti o a sostenere costi maggiori o a subire disagi e aggravi dei tempi di viaggio”.

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